Europa: la Costituzione europea

UN PODI STORIA
IL VATICANO ALLATTACCO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE
COSHA FATTO L’UAAR
LA RELIGIONE NELLA COSTITUZIONE EUROPEA
PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

UN PODI STORIA

L’Unione Europea è un progetto che nacque per fini di integrazione economica nel 1951, quando il Trattato di Parigi, sottoscritto da Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, istituì la CECA, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Nel 1957 gli stessi sei Stati, con il Trattato di Roma, istituirono la CEE, Comunità Economica Europea.

Col tempo l’integrazione si fece sempre più stretta, allargandosi alla sfera politica. Fu così che il 7 febbraio 1992 gli Stati facenti parte della CEE (nel frattempo erano entrati Danimarca, Grecia, Irlanda, Portogallo, Regno Unito e Spagna) firmarono il Trattato di Maastricht che, a decorrere dal 1993, istituiva l’Unione Europea. Il primo gennaio 1999 entrò in vigore l’Euro.

L’11 dicembre 2000 il Consiglio europeo approvò il Trattato di Nizza e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Al vertice di Laeken del 14 e 15 dicembre 2001 nacque la Convenzione europea, un organismo incaricato di redigere una bozza di costituzione. La Convenzione terminò i suoi lavori nel luglio 2003.

La Costituzione europea fu firmata dagli Stati membri dell’Unione il 29 ottobre 2004, con la sottoscrizione del Trattato di Roma. La sua entrata in vigore era subordinata alla ratifica parlamentare o elettorale da parte di tutti gli Stati membri, ma la bocciatura subìta nei referendum svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi l’anno successivo bloccarono il processo di approvazione. Il Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007, ha semplificato il testo della Costituzione che, dopo alterne fortune nell’iter di approvazione da parte dei diversi paesi europei, è definitivamente entrato in vigore l’1 dicembre 2009.

Oggi gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea sono 27: nel corso degli anni si sono ulteriormente aggiunti Austria, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Ungheria.

IL VATICANO ALLATTACCO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE

Fin dall’approvazione della Carta di Nizza, nel 2000, il mancato riconoscimento delle presunte «radici cristiane» dell’Europa portò i vescovi cattolici a criticare il provvedimento e a iniziare una fragorosa azione di “persuasione” nei confronti dei politici europei. Il loro obbiettivo era che la Convenzione, chiamata a redigere la carta costituzionale europea, elaborasse un testo finale in linea con le proprie aspettative. Di qui un diluvio di prese di posizione, di cui pubblichiamo alcuni esempi temporalmente circoscritti:

  • «La Chiesa in Europa si sente a casa propria» e pertanto «attende che le venga riconosciuta la cittadinanza europea… Le Chiese si aspettano di vedere riconosciuto giuridicamente il loro ordinamento proprio, in modo da sottrarsi all’arbitrio delle opzioni politiche del momento… La Chiesa dovrà sempre poter parlare di Dio a tutti gli uomini. Nessuno dovrà meravigliarsi di questa pretesa! Non può esistere una “Chiesa del silenzio”: sarebbe un controsenso», tanto più oggi «che il Papa chiede che nell’Europa di domani vi sia ancora posto per Dio» (mons. Jean-Louis Tauran, 14 maggio 2002).
  • «Riconosco all’Italia, in virtù della sua storia, della sua cultura, della sua attuale vitalità cristiana», la possibilità di «un grande ruolo per non far perdere all’Europa le proprie radici spirituali» (Giovanni Paolo II, 21 maggio 2002).
  • «Il futuro Trattato costituzionale dell’Unione Europea deve contenere un richiamo a Dio e al Trascendente, il riconoscimento dei diritti fondamentali, inclusa la libertà religiosa, la ricerca del bene comune e del principio di sussidiarietà … basato sul riconoscimento della dignità umana e delle sue relazioni a partire dalla famiglia come elemento basilare della società… Le religioni hanno la capacità di ispirare rinnovamento nella società» segnando un contributo «decisivo» nella «costruzione della nostra identità». «Le Chiese e le religioni… rappresentano, salvaguardano e alimentano gli aspetti fondamentali, spirituali e religiosi, che sono alla base della costruzione dell’Europa». Per questo «specifico contributo» le Chiese e le comunità religiose «dovrebbero essere riconosciute in un futuro Trattato costituzionale dell’UE», il quale «dovrebbe fornire la possibilità di un dialogo istituzionalizzato tra le istituzioni europee e le Chiese e le comunità religiose… La Chiesa cattolica ha accompagnato e sostenuto il processo di integrazione europea dal suo inizio e i valori e i principi che hanno guidato questo processo sono quelli riconosciuti dall’insegnamento sociale della Chiesa» (documento dei vescovi della Commissione delle Conferenze episcopali dei vescovi degli Stati membri dell’Unione Europea, 22 maggio 2002).
  • «Non è certo interesse delle Chiese ritrovarsi semplicemente nominate nella Convenzione europea. Quello che sta a cuore è che siano presenti in Europa i valori che si ispirano al cristianesimo» (mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, 24 maggio 2002).

COSHA FATTO L’UAAR

Già nel 2000, l’UAAR invitò diversi parlamentari italiani a modificare la Carta di Nizza in una direzione più laica.

L’UAAR partecipò poi al Civil Society Forum Futurum, attivato dalla Convenzione Europea, producendo due documenti ufficiali, uno a commento dell’articolo 51 (già 37), insieme alla National Secular Society inglese, e uno, più generale, in merito alla libertà religiosa e ai diritti dei non credenti.

L’UAAR inoltre partecipò indirettamente al dibattito sulla Costituzione europea attraverso la Federazione Umanista Europea (FHE), al cui interno rappresenta l’Italia. Insieme alla FHE, nel novembre 2003 l’UAAR organizzò a Roma il convegno europeo La laicità indispensabile.

LA RELIGIONE NELLA COSTITUZIONE EUROPEA

La stampa italiana ha dato ampio risalto alla contesa sulle presunte «radici cristiane» del continente. Radici che nessuno nega: ma è facile dimostrare che né sono le uniche, né sono necessariamente positive. In realtà, si tratta di una mera affermazione di principio, o meglio ancora di una sorta di simbolica “marcatura del territorio”.

Ciononostante, i politici italiani sono stati, anche in questo caso, particolarmente solleciti a raccogliere l’invito cattolico a costituzionalizzare le «radici cristiane». Si sono infatti espressi a loro favore, tra gli altri, Pierferdinando Casini, Carlo Azeglio Ciampi (allora presidente della Repubblica), Francesco Cossiga, Lamberto Dini, Piero Fassino, Gianfranco Fini, Romano Prodi (allora presidente della Commissione Europea), Antonio Tajani. Ondivago Giuliano Amato (anche in virtù del suo ruolo di vicepresidente della Convenzione), mentre l’allora presidente del Senato Marcello Pera, contrario alle radici cristiane nel 2002, due anni dopo griderà alla «congiura anti-cristiana».

Forte di questo consenso bipartisan, il governo Berlusconi chiese ufficialmente che la Costituzione esplicitasse «il riconoscimento delle comuni radici giudaico-cristiane». L’Italia si troverà tuttavia quasi sola nel difendere gli interessi della Chiesa cattolica. A parte Polonia, Irlanda e Spagna (e solo fino all’avvento di Zapatero), infatti, gli altri Stati europei, e in special modo la Francia, sono stati assai risoluti nel difendere la laicità dell’Unione Europea. Non stupisce, dunque, che il preambolo della Costituzione cominci con un generico e non impegnativo riferimento alle «eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa», senza alcuna esplicita citazione del cristianesimo.

Va anche detto che l’art. 17 (l’ex art. 51, poi I-52 nella prima versione della Costituzione, poi diventato per un certo periodo il 16C) riprende integralmente la formulazione già contenuta nella dichiarazione n. 11 del Trattato di Amsterdam del 1987. Pur contenendo al comma 2 un importante riconoscimento della funzione delle organizzazioni filosofiche non confessionali (come l’UAAR), ha nel comma 3 un potenziale fattore di confessionalismo, benché allargato (senza che sia stato da loro richiesto) alle organizzazioni non confessionali.

Questo il testo dell’articolo:

  1. L’Unione rispetta e non pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale.
  2. L’Unione rispetta ugualmente lo status di cui godono, in virtù del diritto nazionale, le organizzazioni filosofiche e non confessionali.
  3. Riconoscendone l’identità e il contributo specifico, l’Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni.

PERCORSI DI APPROFONDIMENTO