Cossiga e la laicità dell’Unione Europea

Comunicato dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

La posizione assunta da Francesco Cossiga, che auspica di leggere nella futura Costituzione europea un riferimento al nostro passato giudeo-cristiano «fondamento della civiltà religiosa ed etica europea», si inserisce nella strategia della Chiesa cattolica, la quale aspira ad avere uno statuto specifico nella sfera pubblica europea, nel momento stesso in cui è allo studio un quadro istituzionale per un’UE allargata all’intera Europa. I nuovi concordati che la Chiesa cattolica ha da poco firmato, e che sta negoziando con i paesi candidati dell’Europa dell’Est, fanno parte della medesima strategia.

A Francesco Cossiga la Francia ha risposto che un riferimento alla religione nella Costituzione europea le comporterebbe problemi costituzionali non indifferenti, essendo la laicità un valore stabilito della Repubblica. Tale risposta - pur respingendo l’indebito richiamo alla religione - lascia perplessi molti laicisti italiani, che si sono chiesti come mai, su un punto così importante, la Francia abbia assunto una posizione difensiva, limitata ad evitare il peggio, invece di ricordare, a testa alta, che la supremazia della ragione nel processo politico è parte integrante del patrimonio culturale europeo, il quale affonda le proprie radici nel Secolo dei Lumi. Il principio della laicità delle istituzioni europee - pilastro indispensabile per la Casa comune di popoli con identità diverse, i cui cittadini in maggioranza sono non credenti - dovrebbe essere difeso con assoluta determinazione.

Una Costituzione europea che non stabilisse la natura laica delle istituzioni configurate, aprirebbe la porta al tipo di privilegi goduti attualmente, per esempio, dalla Chiesa cattolica in Italia dove il Concordato è stato inserito nella Costituzione e ne fa parte integrante. Ed è questo che ci preoccupa, poiché l’eventuale riferimento ad un patrimonio religioso - reso più facile dall’assenza di norme intransigenti in proposito - consentirebbe:

  • di continuare a rivendicare vantaggi per gli aventi diritto, i rappresentanti delle chiese;
  • di continuare a opporsi, nel campo dell’etica, ad ogni provvedimento - riguardante i diritti delle donne, i diritti dei gay, la sessualità e la riproduzione, la ricerca scientifica, giudicato - contrario alla dottrina della chiesa cattolica o di altre confessioni;
  • di continuare a esigere condanne per ogni espressione ritenuta blasfema.

Tutto ciò senza tenere minimamente conto delle cittadine e dei cittadini che non condividono tali posizioni.

Non dimentichiamo che il privilegio dell’uno è la discriminazione dell’altro, e che le religioni sono state e sono ancora un fattore di divisione delle popolazioni, portatrici di intolleranza, in nome di una verità di cui ciascuna di esse si considera l’unica depositaria. Per convincersene, è sufficiente leggere la Dichiarazione Dominus Jesu della Congregazione per la dottrina della fede del 6 agosto 2000.

Solamente un Europa laica è in grado di favorire la coesione sociale e di preservarci da conflitti futuri.

28 dicembre 2001