Contraccezione

Un po’ di storia
La legislazione italiana
Le tesi cattoliche
Le ingerenze cattoliche sulla materia
I risultati delle ingerenze: la situazione italiana
La pillola del giorno dopo
Chi si batte per una cultura della contraccezione
Percorsi di approfondimento

Un po’ di storia

Il controllo delle nascite non è un’invenzione moderna: fin dagli albori della civiltà, presso qualunque società umana, una gravidanza di troppo ha sempre rappresentato un problema.

Certo, nell’antichità le tecniche erano decisamente più rudimentali, e andavano dall’utilizzo dello sterco animale a infusi e beveroni: giocoforza, visti gli insuccessi ottenuti con queste metodologie inefficaci e rischiose (purtroppo ancora diffuse), si diffuse la pericolosa usanza di ricorrere abitudinariamente all’aborto.

In Europa, l’ascesa del cristianesimo e della sua mentalità estremamente restrittiva comportarono la “sparizione” ufficiale di ogni tipo di pratica anticoncezionale, considerata illegale. Solo da poco più di un secolo si è ricominciato a parlare pubblicamente di controllo delle nascite e di pianificazione familiare, iniziando contemporaneamente a studiare scientificamente il problema allo scopo di creare contraccettivi più sicuri.

Nacque così il moderno condom, se ne iniziò la produzione su scala industriale, e finalmente alla fine degli anni ’50 venne ideata la pillola anticoncezionale.

La legislazione italiana

L’Italia, “cortile di casa” del Vaticano, anche su questa materia è arrivata buona ultima rispetto alle nazioni più progredite. Fino al 1971, quando fu abrogato dalla Corte Costituzionale, era ancora in vigore l’articolo 553 del Codice Penale, che vietava propaganda e uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, punibile fino a un anno di reclusione.

La legge 405 del 22 luglio 1975 istituiva i consultori familiari, tra i cui scopi vi era anche quello di dare assistenza in materia di procreazione responsabile: tuttavia, anacronisticamente, solo un anno dopo il Ministero della Sanità avrebbe autorizzato la vendita degli anticoncezionali nelle farmacie.

Le tesi cattoliche

Da Agostino in poi la Chiesa ha sempre considerato peccato mortale (in quanto omicidio, per la precisione) la pratica contraccettiva. Negli anni Sessanta, sotto la spinta del Concilio, vi furono numerosi tentativi per modificare questa posizione: una Commissione Pontificia diede anche un parere favorevole a un’apertura in materia.

Paolo VI non volle seguire questi consigli e con l’enciclica Humanae Vitae mise la parola fine alle discussioni: l’astinenza era e rimaneva il metodo prediletto. Tesi ribadita e sostenuta da Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae.

Il recente Catechismo della Chiesa Cattolica definisce «l’unione carnale tra un uomo e una donna, al di fuori del matrimonio» come «gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata […] alla generazione dei figli».

È chiaro che, di conseguenza, questo testo può menzionare la contraccezione soltanto all’interno del matrimonio, e soltanto per essere anch’essa condannata: gli unici mezzi moralmente accettabili sono «la continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull’auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi».

Con una visione così estremamente limitata della sessualità, le gerarchie vaticane stentano finanche a comprendere il desiderio di gran parte dell’umanità di definire individualmente la propria vita sessuale: ed ecco il fiorire di tutta una serie di affermazioni assurde.

«Il profilattico non esclude la trasmissione dell’Aids; favorirne l’uso rischia di far abbassare la guardia contro la malattia; l’unica vera prevenzione è l’astinenza sessuale», è l’incredibile tesi sostenuta dall’Osservatore Romano il 4 aprile 2000.

«Non bisogna avere alcuna esitazione nel dire chiaramente che il cancro può essere il risultato di comportamenti umani, compresi taluni comportamenti sessuali» è l’altrettanto assurda affermazione fatta da Giovanni Paolo II il 30 settembre 1999 nel corso di un incontro con una delegazione di ginecologi.

Tuttavia, non bisogna pensare che le stesse gerarchie vaticane siano contrarie a oltranza al preservativo. Per motivi economici si possono anche fare degli strappi alla regola: fino al 1970 infatti il Vaticano possedette il pacchetto di maggioranza della società Serono, produttrice di una pillola anticoncenzionale di nome Luteolas.

Del resto, nel mondo cattolico i dissensi sulla posizione propugnata sulla contraccezione non sono né pochi, né isolati: illustri teologi, comunità di base e missionari hanno ripetutamente invitato i vertici ecclesiastici a riconsiderare il problema.

Le ingerenze cattoliche sulla materia

Il caso forse più famoso è il ritiro degli opuscoli anti-AIDS da parte del ministro Rosa Russo Jervolino. Si era nell’anno scolastico 1992/93 e i fumetti di Lupo Alberto indugiavano troppo sulla necessità della contraccezione in una consapevole pratica sessuale: l’integerrima Jervolino giudicò i testi pericolosi per le giovani menti a cui erano destinati. Nel dicembre 2002, se possibile, i ministri Brichetto Moratti e Sirchia hanno fatto anche di peggio: l’opuscolo anti AIDS distribuito nelle scuole, a parte due accenni fugaci, invitava inesorabilmente gli adolescenti alla castità.

Nel febbraio 2000 il segretario DS Veltroni, in visita a Soweto, di fronte al dramma dell’AIDS fece un appello alla Chiesa affinché cambiasse posizione sulla contraccezione: monsignor Elio Sgreccia, plenipotenziario vaticano sui temi etici e bioetici, la giudicò una «mancanza di rispetto verso il Papa». Secondo lui «i preservativi sono distribuiti in Africa dalle organizzazioni governative e internazionali, ma non è servito a niente. Per cui puntare sul preservativo resta una linea pedagogica fallace e finisce per diventare un inganno». Qualche anno fa, a Civitavecchia, il vescovo locale è intervenuto contro l’introduzione di due distributori automatici di preservativi con queste parole: «Sappiano le mamme che d’ora in poi anche i ragazzini potranno giocare con i preservativi. Vi piace. Accomodatevi; non so cosa dire ma è orribile soltanto il pensarlo. Ma, in tal caso, non potrebbe esserci anche il reato di corruzione di minorenni? Che cosa dice la Magistratura? Che poi la Madonna sia venuta a piangere lacrime di sangue proprio a Civitavecchia è quanto mai sintomatico».

Il 1° dicembre 2000 la giornata mondiale della lotta all’AIDS ha rivelato platealmente il contrasto: monsignor Barragan, “ministro della sanità” vaticano, ha mentito spudoratamente sul rapporto tra contraccezione e malattia in Africa, mentre il ministro italiano Veronesi ha chiesto addirittura che il costo dei preservativi cali, per favorirne la diffusione anche tra chi non se lo può permettere.

Ma mentre nel nostro Paese la realtà fa a pugni con le posizioni anacronistiche sostenute dalla Chiesa Cattolica, nei paesi in via di sviluppo, dove la denutrizione e l’AIDS sono piaghe infinite, posizioni di questo tipo sono assolutamente incoscienti. In questi Paesi, bisognosi di aiuti internazionali, la Chiesa fa una pesante opera di lobbying influenzando le politiche governative di controllo delle nascite. Ancora nel dicembre ’99 l’arcivescovo kenyota Ndingi Mwana Nzeki così tuonava contro un disegno di legge sulla materia: «L’unica soluzione per le coppie sposate è la fedeltà reciproca e per coloro che non sono sposati l’astinenza».

L’ingerenza vaticana non si esprime solo nei confronti dei singoli Stati, ma anche presso le Nazioni Unite dove ripetuti sono i tentativi cattolici di coalizzare una “internazionale integralista” contro le politiche avviate dall’ONU per fermare il  boom demografico. Proprio uno studio dell’ONU mostra tra l’altro come sarebbe opportuno che nelle scuole secondarie vi sia distribuzione di profilattici.

L’interventismo internazionale della Santa Sede trova comunque un limite nella scarsa popolarità delle sue tesi. Quando, nel marzo 2009, Benedetto XVI alluse a un maggior »rischio» connesso all’uso del preservativo, i governi del mondo democratico e le istituzioni internazionali presero immediatamente le distanze da lui, in diversi casi invitandolo esplicitamente a fare marcia indietro. Solita, scontata eccezione quella del governo e dell’opposizione italiani.

I risultati delle ingerenze: la situazione italiana

All’approvazione di leggi liberalizzanti la pratica contraccettiva non è seguita alcuna seria politica di educazione e informazione sessuale.

Il fallimento è evidente: solo una risicata maggioranza degli adulti (il 57%, secondo i dati della Federazione italiana di sessuologia scientifica) e solo una minoranza dei giovani e delle donne utilizza costantemente metodi contraccettivi, una percentuale addirittura inferiore a quella di diversi stati africani. Negli ultimi vent’anni l’uso della pillola è del preservativo sono aumentati di poco, nonostante la maggioranza della popolazione e degli stessi fedeli cattolici siano favorevoli alla contraccezione. Le conseguenze peggiori ricadono sulle giovanissime: il numero di aborti tra le ragazze minorenni è in aumento. Un fenomeno analogo si riscontra tra le donne immigrate.

A tutto ciò si aggiunge il ripetuto invito rivolto ai farmacisti affinché non si rendano ‘complici’ di questo ‘peccato’. Perfino la parola ‘sterilizzazione’ è di fatto tabù, in Italia.

La pillola del giorno dopo

Così è comunemente chiamato un farmaco d’intercettazione della fertilità. Va assunta entro massimo 72 ore dal rapporto a rischio, e deve essere considerata una soluzione di emergenza piuttosto che un comune anticoncezionale. Se la donna non è stata fertilizzata non ha effetti collaterali. Non è un farmaco abortivo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la gravidanza inizia al momento dell’impianto dell’embrione e l’intercettazione precede l’impianto. Uno studio del 2005 della stessa OMS ha confermato che il farmaco non ha effetti sull’ovocita fecondato, ma si limita a bloccare l’ovulazione e a rallentare gli spermatozoi. Pertanto, non è considerabile come abortiva in nessun caso, e con qualunque definizione di gravidanza si utilizzi.

Purtroppo, anche in questo caso i cattolici la pensano diversamente: per loro l’inizio della vita personale inizia quando lo spermatozoo entra nell’ovocita. Risultato?

Mentre altrove è usata da anni, mentre in Francia dal novembre 1999 è distribuita gratuitamente anche nelle scuole (ottenendo la riduzione del 30 per cento degli aborti tra le adolescenti), in Italia è arrivata solo agli albori del terzo millennio, interamente a carico di chi l’acquista e solo con una specifica prescrizione del medico, nonostante i sondaggi mostrino come gli italiani si dicano favorevoli alla sua vendita.

La polemica inscenata dalla Chiesa Cattolica è quindi assolutamente strumentale, e volta come al solito a sfruttare la piaggeria di tanti politici per i propri fini.

A riprova, una sentenza del TAR del Lazio del novembre 2001 ha respinto un ricorso del Movimento per la vita e del Forum delle associazioni familiari contro il decreto del Ministro della Sanità Veronesi che ne autorizzava la vendita. Secondo la sentenza il farmaco non è abortivo, in quanto «agisce con effetti contraccettivi in un momento anteriore all’innesto dell’ovulo fecondato nell’utero materno». Dello stesso parere è l’Aifa.

Nel novembre 2005, in seguito ai ripetuti casi di mancata somministrazione della pillola da parte del personale cattolico di alcuni nosocomi, i radicali presentarono un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. Con una circolare del 24 agosto 2006 la Regione Umbria diede ordine a tutti i farmacisti l’obbligo di somministrare il farmaco.

Nel 2015 la diatriba si è ripresentata per la pillola «dei cinque giorni dopo». Anche in questo caso, nonostante il parere diverso dell’Agenzia europea del farmaco, il Consiglio Superiore di Sanità ha continuato a ritenere necessaria la prescrizione medica: è stata l’authority del farmaco che ha sancito che l’obbligo debba sussistere soltanto per le minorenni, estendendo poi nel 2016 tale normativa anche alle altre «pillole del giorno dopo», che hanno così cominciato a essere vendute diffusamente.

Nel dicembre 2016, una sentenza del tribunale di Gorizia ha infine assolto, per la prima volta, una farmacista che si era appellata all’obiezione di coscienza. Purtroppo, nel 2018 anche la Corte di Appello di Trieste si è mossa sulla stessa linea.

Chi si batte per una cultura della contraccezione in Italia

  • L’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) è una meritoria associazione nata nel 1953 allo scopo di favorire una crescita culturale sui temi della contraccezione, della pianificazione delle nascite e della sessualità. Alla sua azione si devono le principali conquiste ottenute in Italia sulla materia. È molto attiva ancora oggi, attraverso campagne di sensibilizzazione e azioni “di disturbo”, quali la distribuzione gratuita di preservativi. Sul loro sito è disponibile anche una breve guida ai diversi metodi contraccettivi.
  • A livello mondiale importante è l’attività sul tema della pianificazione familiare svolta dalla IPPF (International Planned Parenthood Federation), che raggruppa associazioni di più di 180 nazioni.
  • L’UAAR ha sempre denunciato l’irresponsabile opposizione religiosa al controllo demografico: in Paesi come l’Italia l’opposizione alla contraccezione finisce contraddittoriamente per essere causa di maternità non desiderate e quindi incentivo all’aborto.

Percorsi di approfondimento

  • Amore e libertà. Storia dell’AIED, di Gianfranco Porta (Laterza 2013);
  • Comodo.it. Il portale dei preservativi. Divulgativo e commerciale;
  • The Condom Project. Sito informativo molto ben fatto, in inglese;
  • Contraccezione, di Carlo Flamigni e Anna Pompili (L’Asino d’Oro 2011);
  • Il controllo della fertilità. Storia, problemi e metodi dall’Antico Egitto a oggi, di Carlo Flamigni (Utet 2006);
  • La dottrina diabolica. Il controllo delle nascite secondo Wojtyla, di Brenda Maddox (Eleuthera 1992);
  • Immaculate Contraceptions. The Extraordinary Story of Birth Control - from the First Fumblings to the Present Day, di Emma Dickens (Robson Books 2000);
  • I profilattici a scuola, di Riccardo Baschetti (L’Ateo 1/1997);
  • La pillola del giorno dopo. Dal silfio al levonorgestrel, di Carlo Flamigni e Corrado Melega (L’Asino d’Oro 2010);
  • Procreazione responsabile. L’esigenza di moderne politiche sociali, di Enzo Spinelli (in Le Voci della Laicità, a cura di Raffaele Carcano, EDUP 2006);
  • Storia della contraccezione in Italia tra falsi moralisti, scienziati e sessisti, di Matteo Loconsole (Pendragon 2017).
  • United Nations Population Information Network. Tutto quello che è possibile sapere delle statistiche sulla popolazione e sulle politiche delle Nazioni Unite per preverirne la crescita esponenziale.

Ultimo aggiornamento: 17 febbraio 2019