Camera dei Deputati Proposta di legge n. 311 del 29/4/2006

PROPOSTA DI LEGGE

d’iniziativa dei deputati

GRILLINI, DE SIMONE, BIMBI, BUGLIO, CAPPATO, CENTO, CIALENTE, DAMIANO, DATO, FILIPPESCHI, FRANCESCATO, MADERLONI, MARAN, MARTELLA, MONGUZZI, NICCHI, PETTINARI, REALACCI, RUGGHIA, TREPICCIONE, VISCO, ZUMINO

 

Istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia

 

Presentata il 29 aprile 2006

Onorevoli Colleghi!

Omosessuali, lesbiche e transessuali sono fortemente discriminati in tutto il mondo. In almeno ottanta Stati gli atti omosessuali sono condannati dalla legge come atti criminali oppure sono oggetto di persecuzione amministrativa o sociale.
Ciononostante, secondo un’opinione diffusa, oggi l’omosessualità sarebbe più libera che mai: onnipresente per strada, sui giornali, in televisione e al cinema.
Alcuni la considerano del tutto accettata. Lo testimonierebbero le recenti conquiste legislative, in più Paesi, culminate nel riconoscimento di unioni civili o PACS, fino alla garanzia, nei Paesi sotto questo profilo più avanzati, del diritto per le coppie gay di contrarre matrimonio, in piena parità di diritti con le coppie eterosessuali.
La realtà - specie nel nostro Paese - è molto differente.
Nonostante le indubbie conquiste degli ultimissimi decenni, il secolo «breve» ha registrato, nel periodo nazista, la sanguinosa deportazione nei campi di concentramento dei «triangoli rosa» e nei Paesi del comunismo reale il dramma della deportazione dei gay nei gulag; ma anche negli Stati Uniti e in molti Paesi della stessa Europa occidentale, la persecuzione legale degli omosessuali non è cessata che negli anni sessanta e, negli USA, pur dopo gli eccessi del periodo maccartista, non ha avuto formalmente termine che dopo una recente sentenza della Corte Suprema, che ha posto fine alla persecuzione penale, ancora prevista dalle leggi vigenti in alcuni Stati.

Questi casi rappresentano solo testimonianze macroscopiche di omofobia.
Anche l’Italia, lungo il novecento, ha fortemente discriminato omosessuali, lesbiche e transessuali.
Lo ha fatto il fascismo, che ha relegato gli omosessuali al confino o almeno al silenzio e alla clandestinità. Ha proseguito l’opera la Democrazia Cristiana, che aveva però preferito delegare il controllo di amori che la cultura dominante definiva «abbietti», «pericolosi» e «vergognosi» alla Chiesa cattolica. Fino agli inizi degli anni settanta il silenzio era la condizione di bieca sofferenza a cui erano relegati gli omosessuali italiani. Solo qualche raro caso, come lo scandalo dei «balletti verdi», del 1960, che vide 187 omosessuali innocenti inquisiti e gettati in pasto all’opinione pubblica dai media, ci dà lontanamente l’idea della tremenda discriminazione che ha pesato sulle spalle e sulla coscienza di centinaia di migliaia di cittadini italiani e sulle loro famiglie.
Se guardiamo a tempi più recenti il bilancio di sofferenza e discriminazione si fa appena meno pesante. Il nostro Paese non si è ancora dotato di una efficace legge antidiscriminatoria: anzi, la direttiva europea antidiscriminatoria è stata di recente (asseritamente) «recepita» in modo da rendere la discriminazione paradossalmente più agevole di quel che non fosse in precedenza, sulla base di norme più generali; e siamo uno degli ultimi Paesi europei che non ha regolarizzato la condizione di migliaia di coppie gay che vedono quotidianamente negati i propri diritti, soprattutto nei momenti più tragici dell’esistenza.
In Italia l’omofobia è palese. Sono, ormai, tristemente celebri le espressioni volgari e insultanti con cui alcuni Ministri della Repubblica si sono riferiti, nel corso della passata legislatura, agli omosessuali. Tali espressioni sono solo la «cartina al tornasole» di un Paese che vive ancora con difficoltà la piena accettazione dell’omosessualità.
Da una parte, soprattutto nelle grandi città, dopo anni di lotte, si respira un’atmosfera più tollerante, ma anche nei luoghi in cui l’atmosfera è più serena, purtroppo, l’omofobia rimane in agguato. Lo dimostra, ad esempio, il numero allarmante di omicidi ai danni di omosessuali che, ogni anno, insanguinano il nostro Paese.
I numerosi suicidi «inspiegabili» di molti adolescenti italiani, inoltre, nascondono molto spesso la non accettazione del proprio orientamento sessuale e l’interiorizzazione dell’omofobia sociale e culturale.
Nel mondo, poi, le condizioni di vita di lesbiche e di gay sono sovente tragiche.
In diversi Paesi gli atti omosessuali sono condannati dalla legge (Algeria, Senegal, Camerun, Etiopia, Libano, Kuwait, Nicaragua, e inoltre Siria, Angola, Liberia, Oman, Marocco, Libia, ed altri). La condanna, in molti casi, supera i dieci anni di reclusione (Nigeria, India, Malesia, Giamaica, Kenya, Sri Lanka, ed altri). A volte la legge prevede l’ergastolo (Guyana, Uganda) e in una decina di nazioni la pena di morte può essere ancora applicata agli omosessuali, e non di rado viene effettivamente applicata (Iran, Arabia Saudita, Sudan, Yemen, Mauritania, Cecenia, ed altri).
Recentemente, diversi Presidenti africani hanno brutalmente riaffermato la volontà di lottare contro l’omosessualità che considerano una piaga sociale.
In alcuni Paesi, che pure non perseguono penalmente l’omosessualità, le persecuzioni assumono forme differenti. A titolo esemplificativo, l’Egitto, pur non avendo una legge espressamente anti-gay, incarcera gli omosessuali, come nel caso dei cinquantadue arrestati nella discoteca Queen Boat nel 2001, ventitré dei quali poi condannati per «depravazione».
A seconda delle aree geografiche o delle condizioni sociali, l’omofobia può assumere diverse forme:

1) in numerosi Paesi del sud del mondo gli omosessuali accedono forzatamente al matrimonio tradizionale;

2) in alcuni Paesi occidentali, come l’Italia, le unioni omosessuali non sono ancora riconosciute dalla legge;

3) in molti Paesi, Italia inclusa, non esiste un’efficace legislazione antidiscriminatoria;

4) in alcuni contesti gli omosessuali sono esclusi o linciati mentre le lesbiche sono rinchiuse e punite nel silenzio di mura domestiche che si trasformano in carcere;

5) la discriminazione di transessuali e transgender è pressoché universale.

Per questo, se è importante pensare alla discriminazione come un fenomeno generale, è anche necessario combatterla nelle sue manifestazioni specifiche. E l’omofobia è una di queste manifestazioni.
L’istituzione di una Giornata nazionale contro l’omofobia è un piccolo, ma necessario passo nella battaglia contro ogni discriminazione.
Così come, per esempio, la Giornata della donna è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ineguaglianza di trattamento tra donne e uomini, allo stesso modo la Giornata nazionale contro l’omofobia permetterà di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza e della discriminazione subite dai cittadini a causa del loro orientamento sessuale.
La lotta contro l’omofobia mira all’affermazione dei diritti e delle libertà di tutti e della «pari dignità sociale dei cittadini», come richiesto dall’articolo 3 della Costituzione: che si tratti di sesso, di genere, di identità di genere o dell’orientamento sessuale.
Ecco perché questa Giornata si inserisce a pieno titolo nella lotta contro il sessismo tipico anche della società italiana, storicamente ancora segnata dai disvalori del machismo, del sessismo e dell’omofobia.
Il 17 maggio 1990 l’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha eliminato l’omosessualità della lista delle malattie mentali. L’OMS ha così lanciato un segnale inequivocabile teso al superamento del pregiudizio scientifico e della conseguente discriminazione sociale ai danni di gay, di lesbiche e di transessuali che ne derivava.
Inoltre, recentemente, il 18 gennaio 2006, il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza (468 voti a favore e 149 contrari) una risoluzione sull’omofobia in Europa, rilevando come l’omofobia si manifesti «nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazione alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti», e «sollecita vivamente gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all’omofobia mediante un’azione pedagogica, ad esempio attraverso campagne contro l’omofobia condotte nelle scuole, le università e i mezzi d’informazione, e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa».
Questa Giornata nazionale è più di un atto simbolico. Ha lo scopo di articolare l’azione e la riflessione pubbliche per lottare contro tutte le violenze fisiche, morali o simboliche legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere.
La Giornata nazionale contro l’omofobia intende suscitare, sostenere e coordinare tutte le iniziative che contribuiscono all’uguaglianza tra i cittadini in materia di diritti civili su tutto il territorio italiano.
La sua introduzione ufficiale faciliterà la diffusione di un clima di solidarietà e di rispetto e si inserirà in una più generale azione di difesa dei diritti civili e umani.
L’istituzione di questa Giornata potrà costituire un impegno chiaro di fronte alla comunità internazionale, che si è già mobilitata contro numerose forme di discriminazione e di violenza sociale.
Come preludio all’introduzione di una Giornata mondiale contro l’omofobia, la presente proposta di legge, sull’esempio di quanto già previsto in Canada e della proposta di legge presentata al Parlamento belga, invita il Governo italiano a introdurre una Giornata nazionale contro l’omofobia il 17 maggio di ogni anno.
Si auspica che tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali iscrivano, nel futuro, questa Giornata nell’agenda ufficiale delle Nazioni Unite.

PROPOSTA DI LEGGE

Articolo 1

1. La Repubblica riconosce il 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, al fine di promuovere una cultura del rispetto e della tolleranza e di contrastare i pregiudizi e le discriminazioni motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.

Articolo 2

1. In occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia sono organizzati incontri e iniziative, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare i cittadini alla lotta contro l’intolleranza, il dileggio, la discriminazione motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e affinché si affermino anche in tale campo l’uguaglianza di diritti e la pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.

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