Storia dell’intolleranza in Europa

Italo Mereu
Bompiani
2000
ISBN: 
9788845246968

L’intolleranza si accompagna fatalmente alla certezza di possedere una verità assoluta, con l’obbligo di farla trionfare secondo uno schema elementare: o consenso o repressione. La ricostruzione storica del sospetto e del metodo inquisitorio, il sacrificio di Giordano Bruno e la persecuzione di molti altri intellettuali, il riesame del processo a Galileo documentano la violenza legale usata dalle ideologie religiose e politiche. In Appendice si leggono le agghiaccianti Sentenze pronunciate dal Tribunale ecclesiastico, tratte da Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVIII secolo di D. Orano.

  • Ecco perché mi pare opportuno riproporre oggi questo saggio sulla legislazione contro gli eretici e gli altri «diversi», messa in piedi col metodo inquisitorio. Di questo metodo […] qui si traccia la storia giuridica, con speciale riferimento alla Santa e Universale Inquisizione Romana, istituita da Paolo III nello stesso anno (1542) in cui indiceva il Concilio di Trento (Prefazione alla II edizione VIII).
  • Modello cattolico. Col Concilio di Trento la Chiesa si darà un’organizzazione «interna» diversa da quella medioevale […] Il sentimento religioso sarà «incasellato» in «uffici» gerarchicamente ordinati, burocratizzzato e reso conforme alle norme tridentine. L’importante non sarà essere cristiani, ma sembrare cattolici (19).
  • Inquisitori. Quando si traccerà la storia della nostra unità con occhi meno obnubilati dal nazionalismo, si capirà come la prima unione dell’Italia si realizza proprio nel ’500 per merito della Chiesa. Non è opera di «garibaldini», ma di «inquisitori» (49).
  • La Sacra Congregazione della romana ed universale Inquisizione ossia Santo Uffizio sarà il prototipo di questa nuova struttura. È il baluardo della fede (59).
  • Violenza legale. Ma l’impianto ideologico è identico. […] Si ripetono le stesse idee, le stesse analogie e motivazioni che avevano usato i Padri già dal IV e V secolo, cioè da quando ha inizio la politica costantiniana della Chiesa cattolica, attuata mediante l’uso della violenza legale (65).
  • La cosiddetta «mitezza» dei pontefici. Nel Cinquecento il vecchio sistema medioevale è ormai stato imposto di nuovo, e a tutti non resta che dichiararsi pronti e disposti ad eseguire quanto Santa Madre Chiesa ordina, prescrive e comanda. È quanto capiranno subito gli intellettuali, che sono quelli che più hanno pagato per questa «riforma» (91).
  • La Chiesa ha l’obbligo di eliminare i devianti dalla comunità dei fedeli, affinché il loglio non rovini il grano, e le pecore rognose (per usare un’immagine pecorile consueta nella retorica ecclesiale) non contaminino tutto il gregge (116).
  • Nasce da qui il paradossale apostolato giuridico-religioso fondato sul sospetto. […] È una posizione utile per il potere. Individualmente è alienante ma conveniente: abitua a sottomettersi e a non pensare (117).
  • Sospetto come instrumentum regni. Ogni provvedimento repressivo, ogni arresto ingiustificato, avrà sempre il suo movente arcano: la lotta contro il Maligno! (136)
  • Inversione dell’onere della prova. Tra Cinquecento e Seicento la Chiesa ha riorganizzato, sul modello spagnolo, tutto il proprio apparato poliziesco, centralizzandolo. Tutto dipende dalla Congregazione romana […] ed esige l’arbitrio assoluto da parte del potere (169).
  • Il sospetto nel metodo inquisitorio. …perché di successo bisogna parlare a proposito d’una invenzione giuridica, l’«inquisizione» appunto, che dal Medioevo, in Europa (Inghilterra esclusa) ha superato indenne il Rinascimento, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese e l’epoca liberale, per arrivare, sempre viva, all’epoca contemporanea (180).
  • Giudice «carismatico». Confessore e pastore d’anime al tempo stesso, la figura del giudice e del sacerdote, del torturatore e del confessore, del prete e del poliziotto, vengono fuse e mescolate insieme, il tutto per «zelo» della Santa Fede e de «l’honor di Dio» (193).
  • Delazione come dovere. Il padre è tenuto a «revelare, denuntiare, accusare» il figlio eretico, come la moglie è obbligata a denunciare il marito e viceversa; come tutti sono obbligati a denunziare gli eretici «occulti» […] Nasce da qui l’invenzione del segreto istruttorio e del testimone segreto, cioè dell’accusatore che dice ma si nasconde (204).
  • «Rigoroso esame». Il presupposto (taciuto) è che qualunque persona sia sottoposta a tortura, per l’inquisitore è già un reo che bisogna solo far confessare. […] Qui la tortura è trasformata in un solvente miracoloso e salvifico che ci libera dal peccato. In questo senso l’opera della Chiesa diventa «benigna»; la sua crudeltà si trasforma in «mansuetudine», e l’opera dell’inquisitore è meritoria e benevola. Tramutata così in uno strumento pio, la tortura, da mezzo primitivo ed infantile d’indagine diventa un tabù miracoloso che basta provare per essere salvi. Il tutto «ad maiorem Dei gloriam» (213).
  • Avvocato «collaborazionista». Ecco perché la Chiesa teneva a che il Santo Officio apparisse (e fosse) un’organizzazione temuta. La politica del terrore rientrava (e rientra) nell’ottica di un’organizzazione sociale che si fonda sul concetto intangibile di autorità. Di qui la funzione «politica» del delatore (233).
  • Lievitazione del sospetto. Si consegna al «braccio secolare» il fantoccio raffigurante il condannato in contumacia… (In tutte le sentenze che si concludono con la condanna al rogo c’è sempre l’accenno alla benignità e alla misericordia infinita della Chiesa. È una specie di formula magica che si pronuncia nel compiere le azioni più squalificanti per i cristiani) (269).
  • Giustificazioni ideologiche. Ora, l’eretico non delinque solo contro i giudici e i prelati che scandalizza coi suoi errori, ma dicendo che la Chiesa sbaglia e può sbagliare offende, oltre che lei, la maestà divina del suo sposo (289).
  • Abiura inquisitoriale. La spiegazione è sempre e solo il sospetto, che è il folletto nascosto di questo tipo di processo. I giudici lo dicono con chiarezza: «Ti sei reso a questo Santo Officio leggermente sospetto d’heresia, cioè d’aver tenuto, e creduto, che non vi sia inferno, né Demonio» (306).
  • Non ci stancheremo mai di ripetere che gli inquisitori non agiscono mai ad libitum. Sono di un legalismo assoluto. Che diventa tanto più «legalitario», quanto maggiore è la violazione sostanziale del diritto (314).
  • Archivi segreti e scheletri negli armadi. […] Un processo ricostruito a posteriori, che rispondeva in pieno alle esigenze della Chiesa di ieri, ma che non risponde alle esigenze della Chiesa di oggi, che ha abolito, almeno formalmente il Santo Uffizio, e che, almeno ideologicamente, si dichiara sempre contro ogni tipo di violenza. […] per dimostrare che, quando oggi predica contro la violenza, essa ha superato davvero quell’abisso fra ideologia ed effettività: fra le belle parole che sempre si sono dette e le azioni violente che si sono fatte.
    Sarebbe la prova provata che la Chiesa costantiniana è veramente finita. (p.322)

L’Autore

Italo Mereu, già docente di Storia del Diritto italiano, collabora al Sole-24 Ore sotto lo pseudonimo di Merit. Tra le opere dell’insigne giurista ricordiamo Storia del diritto penale del ’500, La morte come pena, La giusta ingiustizia - Saggio sulla violenza legale. La prima edizione di questa Storia dell’intolleranza in Europa uscì da Mondadori nel 1979.

Luciano Franceschetti
Giugno 2000