Sette brevi lezioni di fisica

Carlo Rovelli
Adelphi
2014
ISBN: 
9788845929250

Uno dei più bei libri di divulgazione scientifica che io abbia mai letto (e ne ho letti parecchi). Per la qualità letteraria, in primo luogo. Non a caso è rimasto in cima alle classifiche dei libri più venduti per mesi. Un best seller, insomma. Il che – vi dico la verità – me ne ha tenuta lontana abbastanza a lungo: in genere le vendite non premiano i libri migliori. Poi la curiosità ha avuto la meglio e ho potuto constatare che questo libro è un’eccezione.

Come ricorda Andrea Frova nei consigli bibliografici del suo articolo qui pubblicato, ha avuto giudizi molto controversi: «su Amazon ha ben 253 recensioni che vanno da “Affascinante” e “Magistrale leggerezza ed efficacia espositiva”, a “Chi sa di fisica non troverà nulla di interessante o di particolarmente illuminante”». Per noi che non sappiamo di fisica rappresenta comunque un aiuto: non impareremo molto, ma qualche “idea adeguata” – almeno un pochino più adeguata di quella che si può formare un non addetto ai lavori utilizzando la letteratura divulgativa corrente, che è pessima – riusciremo a farcela. Ci riusciremo guidati dalla bella prosa. Ci riusciremo perché Rovelli evita tutte quelle insulse analogie – i gemelli che invecchiano diversamente, i gatti nelle scatole – ripetute all’infinito e sempre uguali da giornalisti-divulgatori che per primi non le capiscono. Ci arriveremo perché Rovelli ricorre a volte a uno strumento che almeno per qualcuno (non per tutti) è efficace: l’immagine.

E se non impareremo molto, verremo comunque stimolati a fare un piccolo sforzo aggiuntivo e a leggere un libro dello stesso autore da cui si impara molto di più, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (Cortina 2014).

Miei cari atei, agnostici e razionalisti, questo libro dovreste proprio leggerlo, anche se non vi interessa la fisica contemporanea o se rinunciate in partenza all’obiettivo di comprenderla. Dovreste leggerlo per il piacere – vero piacere – di arrivare al capitolo conclusivo che riesce a rendere l’idea della bellezza di pensare da materialisti e razionalisti. È un capitolo che mostra come l’immagine scientifica del mondo non sia affatto «in contraddizione con il nostro pensare in termini morali, psicologici, con le nostre emozioni e il nostro sentire», perché «quanto è specificamente umano non rappresenta la nostra separazione dalla natura, è la nostra natura». La conoscenza scientifica ci rende più ricchi, ci regala occhi nuovi per guardare il mondo ad ogni nuovo avanzamento, ci colloca in una posizione emozionante: «qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato».

Maria Turchetto
da L’Ateo n. 103 (6/2015)