È confortante constatare come anche in Italia, da qualche anno, sia presente una letteratura di divulgazione scientifica di alta qualità. Probabilmente molti studiosi hanno avvertito il rischio di un eccessivo isolamento della ricerca specialistica rispetto alla cultura corrente – e anche rispetto alla «buona» cultura – con l’instaurarsi nel nostro paese di un clima ostile alla ricerca, vuoi per pochezza politica, vuoi per oscurantismo ideologico. Il risultato è un’abbondante messe d’ottimi libri, che offrono ai non specialisti la possibilità di rendersi conto dello «stato dell’arte» in diverse discipline, fornendo un’informazione corretta insieme a una lettura piacevole e stimolando fortemente la curiosità intellettuale. La biologia ha fatto la parte del leone nella crescita di questo genere letterario: perché ha subito gli attacchi più pesanti del fondamentalismo religioso, ma anche – e soprattutto – perché negli ultimi trent’anni ha conosciuto svolte molto importanti rispetto ai paradigmi consolidati. Il ritardo dei programmi scolastici (che qualcuno ha addirittura tentato di peggiorare) e la cattiva informazione mediatica, tipici del nostro paese, rischiano di allargare il baratro tra quel che ha in testa la gente, anche colta, e quel che davvero studiano, sanno, ricercano gli addetti ai lavori.
Sesso ed evoluzione di Andrea Pilastro presenta con completezza e rigore un capitolo poco noto della teoria dell’evoluzione: quello della selezione sessuale. Un capitolo aperto da Darwin già nell’Origine delle specie e soprattutto nell’Origine dell’uomo (il titolo originale della prima edizione del 1871 è The Descent of Man and Selection in Relation to Sex) ma subito chiuso, forse per l’importanza attribuita alla scelta femminile: «in un’epoca nella quale le donne non potevano neppure votare, non era una teoria che potesse avere vita facile». Per un secolo almeno la selezione naturale – dunque il criterio della sopravvivenza – ha svolto un ruolo pressoché esclusivo nella teoria dell’evoluzione; solo verso la fine degli anni ‘70 del Novecento riprende l’interesse per la selezione sessuale – il criterio del successo riproduttivo – e numerose ricerche confermano l’ipotesi formulata da Darwin: «i colori sgargianti degli uccelli e dei pesci, i canti di molti insetti, rane e uccelli sono spesso il risultato del processo di selezione operato dalle femmine a favore dei maschi con gli ornamenti più sviluppati».
Lo studio del comportamento riproduttivo degli animali ha posto nuovi interrogativi e ha messo in luce aspetti che a Darwin erano sfuggiti. Gli interrogativi che Pilastro propone sono, per così dire, radicali e scuotono la pigrizia delle ovvietà. La riproduzione sessuale ci sembra appunto ovvia, invece è legittimo chiedersi perché sia così diffusa, quando l’alternativa – la riproduzione asessuale – non soltanto esiste, ma sembrerebbe addirittura «più conveniente», «meno costosa» in termini di risorse vitali. E perché due sessi – maschi e femmine – e non tre o quattro? La prima parte del libro risponde a questi interrogativi, tracciando una storia evolutiva del sesso.
La seconda parte affronta invece il problema del conflitto sessuale, quale emerge da un’interpretazione della selezione sessuale assai meno rassicurante di quella originariamente proposta da Darwin. Darwin, infatti, vedeva soprattutto una cooperazione tra i due sessi, motivata da un interesse comune alla sopravvivenza della prole. In realtà gli interessi evolutivi di maschi e femmine sono spesso diversi e determinano una situazione di conflitto sulla maggior parte degli aspetti della riproduzione: frequenza degli accoppiamenti, numero di partner sessuali, cura della prole. «Le strategie riproduttive non sono il risultato della cooperazione per ottenere la perpetuazione della specie, ma sono al contrario il risultato di una guerra evolutiva in cui maschi e femmine cercano di ottenere il massimo vantaggio, a scapito degli interessi del partner». Un conflitto che ricorda da vicino, dice l’autore, l’antagonismo tra parassita e ospite. «Una guerra tra i sessi che assorbe a volte così tante risorse da sottrarle proprio alla riproduzione o alla cura della prole».
L’ultimo capitolo è dedicato all’uomo, «difficile soggetto di studio» per molte ragioni: perché per ragioni etiche e pratiche non è possibile fare esperimenti sull’uomo, perché le condizioni in cui oggi viviamo sono lontanissime da quelle in cui ci siamo formati e, infine, perché l’uomo fa parte di un gruppo zoologico assai povero di specie e ciò rende poco applicabile il metodo comparativo. Proprio per questo non tutte le ricerche sulla selezione sessuale nell’uomo sono affidabili. L’autore sceglie un atteggiamento cauto e criticamente avvertito – secondo l’insegnamento di Darwin – per presentare al lettore solo quegli aspetti della selezione sessuale nell’uomo che sembrano ragionevolmente supportati dal punto di vista sperimentale. La posta in gioco è capire quanto le scelte sessuali dell’uomo siano dettate da criteri biologici e quanto invece siano un prodotto culturale. Con un importante monito finale a non invocare, comunque, la natura per imporre modelli di comportamento – come fa ad esempio chi parla di «famiglia naturale»: «Lo studio e l’osservazione del comportamento degli animali e dell’uomo in chiave evoluzionistica può aiutarci a capire meglio il nostro modo di essere, di sentire, di percepire la realtà e le relazioni con i nostri conspecifici. Non potrà certo aiutarci a scegliere quello che è giusto o sbagliato fare».
Maria Turchetto, da L’Ateo n. 2/2008