La questione dell’embrione

Le discussioni, le polemiche, i litigi sull'inizio della vita personale
Carlo Flamigni
Dalai editore
2010
ISBN: 
9788860732712

Hanno più valore i dati, la logica ed il buonsenso, oppure i criteri astratti ed il principio d’autorità? La questione si pone ogni qual volta religione e scienza si confrontano su un tema rispetto al quale le relative posizioni appaiono inconciliabili. Il conflitto tra fede e ragione si è ultimamente radicato su questioni, quale quella dello statuto (ontologico) dell’embrione, sulle quali la religione (cattolica in particolare) pretende di esprimere una verità universalmente valida e moralmente condizionante, mentre la scienza ha meno certezze e concede una certa libertà all’etica personale. Carlo Flamigni, ha più di altri (se non altro per la sua professionalità) le carte in regola per andare a fondo nella questione, che analizza con linguaggio scientificamente inappuntabile, ma assolutamente comprensibile al lettore medio, partendo dalle conoscenze biologiche ed esponendo poi le diverse posizioni etiche, giuridiche, filosofiche e confessionali; senza mai dimenticare che al centro di tutto si trova la conoscenza dei meccanismi del concepimento e della formazione di un nuovo individuo. Solo una puntuale comprensione di questi ultimi rende possibile un dibattito costruttivo sullo statuto dell’embrione e un confronto sull’origine della vita, libero da qualsiasi dogmatismo.

Punto fermo della questione è il fatto che nessuno è in grado di dare una risposta definitiva a ciò che probabilmente resterà sempre un tema aperto: quando comincia l’individuo biologico, quando la persona umana e se le due cose coincidono. Da ogni singola risposta derivano i risvolti normativi di ciò che resta comunque una nostra convinzione. Le evidenze scientifiche sono tutt’altro che univoche. Solo per fare un esempio, non si può parlare d’individuo nei primissimi momenti o addirittura nei primi giorni dopo la fecondazione, se è vero che a questo punto è ancora possibile che si generino dei gemelli, con buona pace della individualizzazione operata, secondo i teologi, dall’anima. Né si può parlare di persona (se non secondo una presunzione di potenzialità) fintanto che non esiste una qualche forma di elementare psichismo.

Occorre convenire, che la definizione di embrione quale individuo è quanto mai relativa, variabile quanto i criteri secondo i quali si sceglie di elaborarla. E se la scienza non può fornirne una certa, né può proporla come vincolante, allora deve concedersi quanto meno che la scelta sulla sorte dell’embrione possa essere demandata, almeno nelle prime fasi, ai singoli, senza che per questo li si possa accusare di inaccettabile arbitrio. Similarmente, problemi più generali come la contraccezione, la cura della sterilità, la ricerca scientifica non possono essere demandati ad agenzie etiche per nulla imparziali, quali la chiesa cattolica

L’arbitrio su tali questioni, infatti, sta tutto dalla parte della religione, che non a caso non si è fatta scrupolo di proporre (più volte nel corso della sua storia, ed ancora tutt’oggi) definizioni di embrione e persona (e conseguenti direttive teologico-morali e pastorali) abbastanza varie e perfino contrastanti. Uno dei punti di merito di Flamigni è proprio quello di avere messo particolarmente a fuoco quest’ultima questione, il che fa sì che il suo non sia semplicemente un testo tecnico, ma anche una preziosa guida sul metodo più corretto per affrontare temi etici a partire dalle più solide conoscenze scientifiche sulla reale natura umana. Un metodo ben diverso da quello della religione cattolica che invece, una volta scelta una propria definizione di cosa sia la persona umana (anche nella prospettiva sovrannaturale) accetta e privilegia della scienza solo quelle nozioni e quelle argomentazioni che supportano le sue affermazioni di principio, pronta a cambiare i suoi riferimenti qualora lo ritenesse dottrinalmente conveniente: un continuo prendere e lasciare, dunque, dal paniere delle scienze, possibilmente senza darlo troppo a vedere.

Se è vero, com’è vero, che i testi sacri del cattolicesimo non si occupano di scienze, è tempo che lo Stato la smetta di decretare nel rispetto dei valori di una particolare (e per molti versi abbastanza superata) ideologia.

Francesco D’Alpa
da L’Ateo n. 5/2010