Il più grande spettacolo della terra. Perché Darwin aveva ragione

Richard Dawkins
Edizioni Mondadori
2010
ISBN: 
9788804595526

Allarmato dall’alta percentuale di popolazione americana convinta nella veridicità della Genesi e dall’altrettanto alta percentuale di creazionisti in tutta Europa (come chiarito dai sondaggi riportati in appendice), con questo libro Dawkins si propone di portare a completamento la sua opera di divulgazione analizzando le prove dell’evoluzione per selezione naturale, argomento che nei suoi saggi precedenti, dedicati più al suo funzionamento, aveva in parte tralasciato. Nella struttura, il libro ricorda molto l’opera che ha segnato l’inizio stesso della teoria, ovvero L’origine delle specie di Charles Darwin. L’obiettivo è quello di dimostrare che la «teoria» dell’evoluzione è una teoria alla pari di quella eliocentrica e non un’ipotesi non dimostrata come il termine, secondo alcuni, lascerebbe supporre, ed è indirizzato non tanto agli scettici del darvinismo, che difficilmente lo leggerebbero, ma piuttosto a coloro che si trovano spesso ad affrontare questa gente e che vengono accusati di non poter presentare delle prove a loro favore. Ad accompagnare il lettore lungo tutta la trattazione, la brillante metafora di un detective che, giunto sulla scena del delitto una volta che è stato compiuto, ricostruisce la dinamica dell’omicidio e scopre il colpevole.

Proprio come ne L’origine, il 2° cap. è dedicato alla selezione artificiale e ai risultati straordinari che essa consente di ottenere modellando specie selvatiche. Il 3° cap. s’incentra sulle analogie dei meccanismi della selezione artificiale con fenomeni simili riscontrabili in natura. Il lettore è così guidato, gradualmente, ad accettare l’idea di selezione naturale. Il 4° cap. è dedicato ai metodi di misurazione del tempo geologico: gli anelli di accrescimento degli alberi, il radiocarbonio, ma soprattutto la datazione delle rocce ignee tramite analisi spettrofotometrica degli isotopi radioattivi a lungo periodo di dimezzamento, i quali tra l’altro indicano tutti per la Terra un’età di circa 4,6 miliardi di anni. Il 5° cap. presenta alcune prove dirette dell’evoluzione: ovvero i casi in cui è possibile osservarla all’opera «proprio davanti ai nostri occhi», in un arco di tempo relativamente rapido, grazie al frequente ricambio generazionale di alcuni esseri viventi, come le lucertole, i batteri e i pecilidi. Lungi dall’essere solo un’ipotesi, la teoria si presta a veri e propri esperimenti, che vanno immancabilmente a confermare le previsioni. I cap. 6° e 7° riguardano i fossili: sebbene molti li ritengano la prova più rilevante, l’autore chiarisce che in realtà, ai fini della dimostrazione della validità della teoria, sono quasi superflui: un caso fortuito che fornisce solo ulteriori conferme. La documentazione fossile, ciò nonostante, non ha mai smentito le attese degli evoluzionisti, e le sue lacune, i famosi «anelli mancanti», vengono sempre più riempite dalle nuove scoperte. L’8° cap. tratta brevemente di embriologia, una disciplina fondamentale per la comprensione del fenomeno evolutivo. Da essa derivano i principali limiti a quello che l’evoluzione può costruire. Il 9° cap. si incentra sull’isolamento a cui sono sottoposte popolazioni di una stessa specie, che è precursore della «speciazione», ovvero la differenziazione di due specie a partire da un’unica progenitrice. Ampio spazio è dedicato alla teoria della tettonica a placche e alla sua integrazione con quella dell’evoluzione. Il 10° cap. è dedicato al confronto tra specie animali diverse, le cui omologie tradiscono la discendenza da un unico progenitore. Nell’11° cap. è invece spiegato come ogni individuo porti su di sé le tracce che raccontano la sua storia evolutiva, residui che, a causa dei processi embiologici già esposti, non possono essere eliminati o corretti. Oltre agli organi rudimentali, anche i geni non espressi registrano fedelmente la passata storia evolutiva dei viventi. Il 12° cap. verte sull’evoluzione parallela, una corsa agli armamenti evolutiva nella quale non ci si possono permettere comportamenti altruistici. Quale proggettista permetterebbe una simile, cruenta lotta? Ampio spazio è dedicato anche ai fondamenti dell’economia energetica dei viventi, e al secondo principio della termodiamica, che molti critici dell’evoluzione dimostrano di non aver capito per nulla.

Nella conclusione, l’autore, riprendendo i temi dell’ultimo capitolo de L’origine, illustra l’eleganza della spiegazione darwiniana, la quale, proprio come la gravitazione universale, ci ha permesso di comprendere come, tramite poche, semplici leggi siano stati costruiti oggetti maestosi come i viventi.

Erik Gobbo (da L’Ateo n. 6/2010)