Non sottomessa. Contro la segregazione nella società islamica

Ayaan Hirsi Ali
Einaudi
2005
ISBN: 
9788806176501

Gli “atei devoti” sono spuntati come funghi dopo l’11 settembre, convinti che il ritorno alle “radici cristiane” sia l’unico modo di opporsi alla minaccia del terrorismo islamico. Così si sono messi a tuonare contro lo stile di vita dominante nei Paesi democratici, bollato come nichilista e distruttivo, invocando il ritorno a una morale ispirata ai dettami della Santa Sede. Sembrano non accorgersi che le invettive della gerarchia vaticana contro la decadenza dei costumi sono in evidente sintonia con i giudizi apocalittici espressi sulle degenerazioni dell’ateismo occidentale dai fondamentalisti musulmani.

Eppure la somiglianza fra oscurantisti cristiani e islamici emerge con chiarezza dalla denuncia di Ayaan Hirsi Ali, l’intrepida deputata olandese di origine somala nota per aver sceneggiato il film Submission, la cui realizzazione è costata la vita al regista Theo Van Gogh, trucidato in modo orribile da un fanatico jihadista. Negli interventi raccolti in questo libro, impreziosito da una bella introduzione di Adriano Sofri, la studiosa africana, dichiaratamente atea, ricorda a tutti noi che le libertà di cui godiamo sono frutto dell’Illuminismo, della separazione tra sfera civile e sfera religiosa, del pensiero laico aborrito dai bigotti di ogni risma. E invoca un Voltaire anche per l’Islam, qualcuno che sappia fustigare l’intolleranza musulmana come il filosofo francese flagellò quella cattolica.

Assai istruttiva, a tal proposito, è l’analisi che Ayaan Hirsi Ali dedica alla morale sessuale repressiva della sua religione d’origine, da cui derivano sensi di colpa e ipocrisie a non finire, oltre che una brutale segregazione delle donne. «I valori del Corano» – scrive – «in realtà sono irraggiungibili per gli esseri umani. Se un ragazzo e una ragazza vogliono rispettare l’obbligo di arrivare al matrimonio vergine, gli ormoni comunque li spingeranno a pensieri e azioni in contrasto con tale esigenza e quindi peccaminosi».

Non succede lo stesso a chi riceve un’educazione cattolica? E il rifiuto diffuso della sessuofobia clericale non è uno dei fattori principali che i predicatori sanfedisti pongono all’origine di ogni male nel nostro Occidente secolarizzato?

Epicuro,
ottobre 2005