Il mio infinito

Dio, la vita e l'universo nelle riflessioni di una scienziata atea
Margherita Hack
Dalai Editore
2011
ISBN: 
9788860736789

Homo sapiens ha sempre rivolto i suoi occhi al cielo. Non saprei dire per altre specie, ma la storia della società umana è anche la storia di questa osservazione. Il libro di Margherita Hack che arriva ora nelle librerie la ripercorre: il suo intento è di «raccontare brevemente come si è evoluta la nostra capacità di leggere il cielo, scoprendo, all’aumentare e raffinarsi delle conoscenze, quali nuove domande sono emerse e quali vecchie risposte sono entrate in crisi».

Non sono stati soltanto scienziati, o uomini comuni, a indirizzare il proprio sguardo al cielo, cercando di capirne i meccanismi. L’hanno fatto pure i sacerdoti, e Il mio infinito è anche, in parte, la storia di questo doppio sguardo. Il cielo è stato ed è visto anche come la sede di Dio e del paradiso, e le spiegazioni scientifiche si sono sempre alternate a quelle teologiche. Benché «il mistero dell’universo sia più intricato di quello di Dio», ricorda la nota astrofisica, «la differenza la fanno gli strumenti di indagine»: ed è grazie a questi che, rigurgiti creazionisti permettendo, la partita sembra ormai conclusa con la sconfitta delle interpretazioni dettate dalla fede. Non che tutto sia stato spiegato, anzi, tant’è che restano tuttora insolute «alcune domande quasi metafisiche». L’esistenza di diverse ipotesi sulla nascita dell’universo rivela infatti «l’impossibilità di rispondere in maniera esauriente e condivisa al perché c’è la vita, l’universo e non il nulla». Anche perché la scienza «sviscera le cause piccole e grandi di quello che c’è, non il perché c’è».

I religiosi si attribuiscono però la pretesa di dare risposte che nemmeno la scienza è in grado di dare, e che si rivelano alla prova dei fatti null’altro che strumenti di potere nelle mani di chi si autodefinisce rappresentante divino: «ogni religione detta una serie di norme che riflettono le idee e le ossessioni della classe che si è autonominata intermediaria fra la divinità e gli uomini, la casta dei sacerdoti». Le rappresentazioni dell’universo elaborate dagli scienziati possono anche essere «arbitrarie», ma sono comunque «meno infantili che immaginare un ‘babbo’, il Padre eterno, che ha creato tutto ciò», scrive Margherita Hack.

Benché ritenga, sulla scia di Gould, che «scienza e fede possano benissimo convivere», l’autrice, pur molto affascinata dal messaggio evangelico, nota che le invasioni di campo della Chiesa, che «hanno avuto esiti storicamente nefasti», si concentrano oggi sulla biologia: «la Chiesa è impegnata in uno scontro sulle forme e natura della vita, baluardo che non vuol cedere», ma la presidente onoraria UAAR è convinta che, «come nel caso del’astronomia, sarà superato dalla Storia». Nel frattempo, però, gli attacchi alla scienza da parte dell’attuale pontefici non sono né blandi né sporadici. Secondo Benedetto XVI, «la scienza non è in grado di elaborare principi etici», ed occorre pertanto ricordargli non solo che «gli scienziati sono esseri umani come tutti gli altri, di certo non inferiori moralmente agli uomini di fede», ma anche che «molti credenti obbediscono ai principi etici delle loro religioni per assicurarsi un posto in Paradiso», laddove «la ‘responsabilità’ per le proprie azioni e scelte di un ateo si gioca tutta qui e adesso». È dunque falso, conclude l’autrice, «che solo la filosofia e la teologia possano guidare una scienza eticamente immatura».

Il papa ha del resto accusato gli scienziati (e non solo loro, ma in generale tutti i non credenti) «di essere avidi e arroganti e di volersi sostituire a Dio». Un’accusa che, tuttavia, «tradisce l’ingenua convinzione che si possano mettere degli argini alla corrente del pensiero indagatore, un mare di tante menti - di diversi Paesi, culture e religioni - che dilaga in ogni ansa dove c’è qualcosa da scoprire». La Chiesa non ha purtroppo ancora fatto i conti con la modernità e la secolarizzazione, e questo papa non sembra volervi porre rimedio. Eppure, nota provocatoriamente Margherita Hack, «Dio dovrebbe essere contento che i suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza, si avvicinano sempre più ai segreti della sua Creazione». Ma, come si sa, il Dio cristiano è anche un Dio molto geloso.

 

Raffaele Carcano

Maggio 2011