Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima

Armando Massarenti
Guanda
2006
ISBN: 
9788882469504

Armando Massarenti è responsabile delle pagine di scienza e filosofia del supplemento domenicale del Sole24Ore, alle quali contribuisce con interventi stringati ed efficaci. Da questa esperienza è nato un libro, composto per l’appunto da quasi un centinaio di “esercizi” che, per la loro brevità, costituiscono una piacevole lettura anche in circostanze estemporanee. Mentre Raymond Queneau, nei suoi Esercizi di stile, scomponeva e ricomponeva brillantemente il linguaggio con cui descrivere lo stesso banale episodio, Massarenti affronta temi diversissimi fra loro, ma partendo dal presupposto che «per ogni questione che può essere smontata esistono mille altre possibilità per rimontarla, per riordinare le idee e far rivivere quella domanda in forme nuove e diverse». Le associazioni mentali sono potenzialmente infinite, come pure le soluzioni al “problema” posto. Non esiste un senso della vita, eppure possiamo dargliene milioni…

I lettori (del libro e della recensione) si chiederanno qual è il significato del titolo. L’autore lo spiega nel primo “esercizio”: trattasi di una specialità sportiva (?) australiana, consistente esattamente in ciò che le parole suggeriscono. Appresane l’esistenza con una certa sorpresa (ma sono quasi sicuro di averne visti dei filmati già in Games People Play su Deejay Television, molti – troppi – anni fa), Massarenti si esercita su alcuni dei risvolti della notizia: è giusto vietare una competizione del genere? E come giustificarne il divieto, soprattutto quando gli stessi nani vi partecipano volentieri? Ed è giusto riderne, o usare il termine “nano”? Ogni lettore è sollecitato a rifletterci sopra, senza essere costretto per forza a dare una risposta. Il risultato può peraltro consistere in una moltiplicazione delle domande, banali e non: per rimanere all’esempio, chi scrive si è domandato se è previsto un controllo antidoping e, se la risposta è affermativa, se è riservato ai soli lanciatori, oppure anche ai “lanciati”. E se qualcuno, vedendo tali immagini, lo rifacesse a casa propria, magari con un bambino, non avendo nani a disposizione? Vedi tu dove ti possono portare certi “esercizi”…

Di quaestiones come questa ne troviamo, come detto, quasi un centinaio: dalla nobiltà delle lotterie di Stato alla diffusione delle spiegazioni soprannaturali per giustificare le forature. Ci si interroga sulle prove dell’esistenza di Babbo Natale e sulla responsabilità civile dei robot, ma anche sul sinistro piacere che ci può cogliere quando scampiamo a uno tsunami, o quando muore un capoufficio particolarmente detestato. Alcuni classici problemi filosofici, quali il “dilemma del prigioniero”, il “paradosso del razzista” o i risultati del moral sense test di Marc Hauser vengono calati nella quotidianità: può capitare di meditare sull’esperimento mentale di Putnam delle “terre gemelle” stando davanti a un distributore automatico che ci propone una “bevanda al gusto di latte macchiato”. E ancora, per restare a temi più familiari ai miei ventisei lettori, si parla di creazionismo, ricerca scientifica, testamento biologico, eutanasia, libertà religiosa, libertà di pensiero, fondamentalismo, onniscienza di Dio…

Presentato in questo modo, sembrerebbe quasi di essere di fronte un catalogo, o una sorta di Dizionario del diavolo come quello di Ambrose Bierce. Il lancio del nano, invece, è costituito da spunti su cui, per l’appunto, esercitarsi filosoficamente. Il piacere, in questo caso, si annida nei dettagli, nella naturalezza con cui si fa scivolare il tema “alto” in una riflessione alla portata di tutti: ginnastica per la mente, ma praticata con la semplicità con cui si aziona uno yo-yo.

È un libro che piacerà molto a chi ritiene, come D’Azeglio, che gli italiani siano ancora da fare, specialmente ora che personaggi come Luciano Moggi assurgono al ruolo di mâitre à penser. E piacerà soprattutto a coloro, come il sottoscritto, che apprezzano l’ironia controllata inglese (stile A.C. Grayling e Francis Wheen, già recensiti su questi lidi), impreziosita da citazioni di Totò, Groucho Marx, Woody Allen. Non è certo un libro antireligioso, questo: ma, più semplicemente, è un testo il cui orizzonte ideale non rimanda ad alcuna asserzione dogmatica. Dimostrando ancora una volta come la religione non sia necessaria per meditare o per maturare convinzioni morali, ed è invece ampiamente possibile sviluppare riflessioni sul senso della vita di ogni giorno senza farvi riferimento. Anzi, come ben dimostra Massarenti, è addirittura più facile.

Raffaele Carcano
febbraio 2007