Illuminismo adesso

In difesa della ragione, della scienza, dell'umanesimo e del progresso
Steven Pinker
Mondadori
2018
ISBN: 
9788804705260

Si scrive col contagocce, dell’illuminismo. Anche su internet. Forse è inevitabile: citare Condorcet non fa molto clickbait. Il problema è che ne parliamo raramente persino noi — e invece dovremmo farlo molto, molto più spesso. Il perché ce lo spiega Steven Pinker in un libro monumentale. Per dimensioni e per meriti.

L’illuminismo, ci ricorda Pinker, è “un corpo di credenze e valori che oggi sono più attuali che mai”. E le conoscenze sprigionate dall’attivismo dei suoi esponenti (Kant, Hume e Smith sono qui più citati dei francesi) hanno fortemente accresciuto la nostra prosperità: “L’Illuminismo ha funzionato, e questa è forse la cosa più importante che di rado viene detta”. Non solo: è ancora all’opera, e nel preciso istante in cui leggete, perché “è un processo continuo di scoperta e miglioramento”, il cui scopo è la realizzazione di un futuro ancora più promettente. Se siamo onesti, se non lo giudichiamo immaginandoci distopie che non è detto che diventeranno mai realtà, non abbiamo così tante ragioni per lamentarci del presente.

Tanto più dopo aver letto un libro dedicato all’illuminismo, al progresso, alla ragione, alla scienza e all’umanesimo (da intendersi, quest’ultimo, quale traduzione di humanism, non come celebrazione degli eruditi italiani del rinascimento). È un libro che, nella seconda parte (il fulcro del testo), propone decine e decine di figure che corroborano la tesi dell’autore: “il mondo ha compiuto progressi spettacolari in ciascuna delle misure del benessere umano”.

Ma come si permette, Pinker, di stabilire in cosa consiste il benessere umano? Semplicissimo: parte dalla banale constatazione che la maggior parte delle persone pensa che la vita sia meglio della morte, che la salute sia meglio della malattia, che la pace sia meglio della guerra. Poi verifica cosa ci dicono i dati a nostra disposizione sull’aspettativa di vita, sulla salute degli esseri umani, sui conflitti armati, e su tantissimi altri aspetti della nostra esistenza. Al punto che restiamo letteralmente sommersi dai suoi diagrammi — che ci mostrano come stiamo migliorando su tantissimi aspetti positivi della vita, e che stiamo costantemente riducendo anche l’impatto di ciò che consideriamo negativamente. Si deve quindi riconoscere che, nella maggior parte degli ambiti, “il mondo non è diventato meno razionale”, anzi: “in un campo dopo l’altro stiamo assistendo alla sconfitta del dogma e dell’istinto da parte delle armate della ragione”. L’analisi è minuziosa: Pinker smonta persino la fake news che la Svezia (il paese che reputa “il modello dell’umanesimo illuminista”) sarebbe piena di gente che si toglie la vita per disperazione. Non è vero: a livello globale la Svezia si colloca abbastanza indietro nella classifica dei suicidi, con buona pace del leghista integralista Pillon.

Restano purtroppo ancora diversi problemi sul tappeto, e pure grossi. Il mondo sarà anche diventato più razionale quasi in ogni settore, ma “c’è, ovviamente, un’eccezione clamorosa: la politica elettorale e le questioni che a essa si sono strettamente collegate”. I rischi per il clima e per una guerra nucleare, soprattutto, ma anche l’ascesa del populismo autoritario, le incognite legate all’ineguaglianza (in crescita negli anni più recenti), la diffusa avversione per la scienza e la “progressofobia,” che malauguratamente colpiscono anche tanti intellettuali. Da una parte, “religione e nazionalismo sono cause distintive del conservatorismo politico, e continuano a condizionare il destino di miliardi di persone nei paesi che sono sotto la loro influenza”, ma, a sinistra, “molti incoraggiano politici dell’identità e guerrieri della giustizia sociale che misconoscono i diritti individuali”. Forse perché, da entrambe le parti, è facile sbagliarsi, quando si è troppo legati ai pregiudizi veicolati dalla rispettiva collocazione. La proposta di Pinker è che, “per rendere il discorso pubblico più razionale, le questioni dovrebbero essere il più possibile depoliticizzate”. Facile che non piaccia.

E non solo a chi non ama i numeri o disdegna i fatti. Suscitano per esempio qualche perplessità sia il plauso di Bill Gates pubblicato in copertina, sia l’auspicio che Cina, Russia, India e Indonesia si mettano alla testa della ricerca scientifica sui reattori nucleari di quarta generazione. È del resto inevitabile che non tutto sia condivisibile, in elenchi così vasti: ognuno troverà qualche trattazione che gli farà storcere il naso, soprattutto se possiede convinzioni politiche ben inquadrate.

Resta il fatto che questo libro è una vera e propria boccata d’ossigeno per chiunque tenga in gran conto la ragione, la scienza, l’umanismo. Un’ottimista inguaribile, Pinker? Forse. Ma ci ha donato un indispensabile antidoto alla negatività in cui troppo spesso precipitiamo. Alla faccia di Cacciari, dovremmo rivendicare più spesso di essere i nipotini dell’illuminismo. Pur tra mille difficoltà e mille arretramenti, coloro che ci hanno preceduto hanno lavorato in maniera splendida. Onoriamoli, e continuiamo la loro opera con sempre maggior convinzione.

Raffaele Carcano
febbraio 2019