Ho venduto l’anima su eBay. La religione agli occhi di un ateo

Hemant Metha
Dalai editore
2008
ISBN: 
9788860733764

Pur abituato a leggere libri di ogni tipo, devo ammettere che questo è veramente singolare. Ne è autore un giovane insegnante di matematica, con un passato di dirigente della Secular Student Alliance e un presente di blogger di successo con il suo Friendly Atheist (“Ateo amichevole”). Hemant Mehta è diventato “famoso” per aver avviato un’asta su E-Bay, un’asta molto particolare: si offrì di frequentare luoghi di culto individuati da chi avesse fatto l’offerta migliore, che avrebbe poi devoluto al suo gruppo laico di studenti. I resoconti di quelle visite sono prima stati pubblicati su un sito Internet cristiano, e poi in questo libro, che in patria è uscito per un editore cristiano.

Un ateo, dunque, che spiega ai cristiani gli errori del loro approccio evangelizzatore: al pari di unChristian di David Kinnaman e Gabe Lyons, rappresenta una conferma che, lungi dall’immagine convenzionale che si vuole loro accreditare, i leader cristiani sono molto attenti a cercare di capire le ragioni dell’attuale profondo discredito di cui, soprattutto tra i più giovani, “gode” la loro religione negli States, nonostante (o forse proprio per) la presenza di un born again alla Casa Bianca.

Il testo è tutt’altro che un banale resoconto di funzioni religiose. Orgogliosamente, Mehta comincia il suo libro rivendicando il valore della propria incredulità, che è anche il valore dell’incredulità stessa: «sono ateo, ma non incarno lo stereotipo condiviso da molti credenti». Ateo dall’età di 14 anni, precisa, ma ateo (ancora!) sicuramente originale: la religione dei suoi genitori non è infatti il cristianesimo, in una delle duemila varianti che pullulano negli USA, ma il ben più misconosciuto ma quasi trimillenario giainismo. Di qui il suo interesse per la conoscenza del cristianesimo, interesse che però è anche sfida, è anche capacità di confrontarsi con chi la pensa diversamente, perché solo il confronto con opinioni diverse, come sosteneva John Stuart Mill, può rafforzare la fiducia che si prova per le proprie. E proprio nella capacità di chi non crede di mettersi in discussione (ma vale veramente per tutti?) risiede forse l’argomento più valido a sostegno dell’ateismo: «Come fanno così tante persone dalle origini più disparate a giungere alle medesime conclusioni, senza essere esposte a un indottrinamento organizzato contro la religione?».

La parte del libro dedicata alle visite alle chiese (piccole, grandi e immense) suscita un inevitabile confronto con i templi cattolici: se la presenza delle videocamere in ognuna di esse è per ora un’esclusiva americana, la ripetitività delle formule dei rituali suonerà sicuramente familiare anche a molti lettori della penisola. Il libro di Mehta non è tuttavia destinato a un pubblico esclusivamente credente: al contrario, si rivela una lettura consigliabile a tutti gli atei che non rifuggono dal confronto con le “ragioni” religiose (o che magari sono interessati a sapere come si costruisce un gruppo studentesco di non credenti). Scevro com’è da ogni aprioristico anticlericalismo, e anzi molto scientifico nell’esigere prove prima di prendere in considerazione una conversione, manifesta in tal modo un atteggiamento esattamente antitetico al credo quia absurdum attribuito a Tertulliano. La conclusione è tuttavia inevitabile: per aderire al cristianesimo occorrerebbe un miracolo.

Ho venduto l’anima su E-Bay potrebbe non piacere a tutti. Anzi, a qualcuno non piacerà proprio: talvolta Mehta è veramente troppo friendly, come quando giustifica il battesimo in quanto «solo acqua», riscrive il curriculum depurandolo delle informazioni sulla sua militanza, esprime ammirazione per il volontariato cristiano. Ma quel qualcuno a cui non piacerà dovrebbe comunque dargli un’occhiata.

Raffaele Carcano,
Circolo UAAR di Roma,
luglio 2008