La guerra di Dio

Religione e nazionalismo nella Grande Guerra
Nicolao Merker
Carocci
2015
ISBN: 
9788843075126

Il testo evidenzia con un’ampia bibliografia di livello europeo la sacralizzazione dell’alleanza fra religione e potere politico militarista nella I guerra mondiale. Approfittando della presenza di numerosi passi biblici che si potevano intendere sia in senso pacifista sia bellicista, le chiese cristiane, in tempo di pace ne valorizzavano quelli ecumenici, mentre in guerra citavano quelli atti a suscitare il militarismo guerrafondaio. La sacralità della guerra era gabellata anche sulla base di una presunta sacralità dei governanti che fu specialmente sostenuta in Germania, Russia, Austria e Inghilterra a favore dei rispettivi imperatori.

La retorica bellicistico-religiosa pervase per intero sia il periodo anteguerra sia quello della carneficina vera e propria. L’accordo tra il patriottismo guerrafondaio e il cristianesimo era giustificato per esempio con la famosa frase di Gesù: «Non sono venuto a portare pace, ma la spada» (Matteo 10,14). Per i cristiani tedeschi Parigi era soprattutto vista come la capitale di una “nazione dal dichiarato ateismo ufficiale di Stato” per cui la guerra contro la Francia “diventava una crociata religiosa a difesa della nostra cultura cristiana”. Il clero reazionario francese vide la I guerra mondiale come un’espiazione per i peccati di ateismo e anticlericalismo mentre la chiesa cattolica ufficiale fu sempre ligia ad ogni bellicismo di Stato. Comunque a livello di truppa risultano varie segnalazioni di cappellani militari a proposito di un “crescente allontanamento dalla religiosità” vista come complice del macello militarista.

In un paragrafo del libro dedicato all’Italia del primo dopoguerra si sottolineano il confluire di cattolicesimo reazionario e ideologia nazionale guerrafondaia. Al Vaticano «la Marcia su Roma non dispiacque. Esautorava governi liberali eredi di quelli che nel 1870 avevano abolito lo Stato Pontificio e in seguito introdotto libertà di parola e di religione, secolarizzato con successo il sistema scolastico ed educativo».

Anche in Germania la stampa cattolica esaltava il fascismo: il Concordato clerico-fascista del 1929 era «il più grande e felice evento che la storia mondiale registra da un secolo», Mussolini era «il grande statista che il clero italiano ammira». Hitler firma il Concordato col Vaticano nel 1933 sulla scia di quello fascista per cui i gesuiti lo segnalano «quale simbolo di fede della nazione tedesca».

In conclusione, un ottimo testo che svela la politica opportunista delle religioni tradizionali in materia di militarismo. Si evidenzia inoltre un doppio-gioco dall’esame delle istruzioni diplomatiche vaticane ai nunzi papali sparsi in Europa. Il papa predicava una cosa ma ai nunzi si davano direttive spesso opposte.

Pierino Giovanni Marazzani
L’Ateo n. 112