Giudizio universale

Paolo Villaggio
Feltrinelli Editore
2011
ISBN: 
9788807491115

Un autentico spasso. Come altro definire “Giudizio Universale”? Un esilarante e dissacrante bailamme del genere apocalittico in salsa comica. Mancherà lo stile aulico delle quartine nostradamusiane o linguaggio criptico delle profezie Maya ma, detto francamente, non se ne sente affatto la nostalgia. Mai un “finimondo”, in senso formale e sostanziale, fu meglio rappresentato.

Provate ad immaginare. Un rombo potentissimo – d’altronde…è la fine del mondo! - apre il Giorno del Giudizio e il Padre Eterno, un vecchietto dai folti capelli bianchi un tantino rimbambito, se ne dimentica e chiede al suo Segretario cosa stia succedendo. E qui siamo già fuori protocollo. Per inciso, il Segretario è una colomba, ovvero lo Spirito Santo, onnipresente, frenetico, il più alacre della Trinità che risolve un bel po’ di casini, una sorta, per dirla con Villaggio, di Gianni Letta del “governo apocalittico”. Il tempo stringe, bisogna insediare il Supremo Tribunale; Gesù è in ritardo, si comporta un po’ stranamente da qualche tempo, ma bisogna capirlo, chiosa la Colomba rivolgendosi al Padre, perché forse “è rimasto scioccato da quella missione che gli hai assegnato in Galilea”. E il Padre Eterno si schermisce: “Lo so, lo so che ho fatto una cazzata”. Si sceglie il deserto del Sahara per radunare la folla immensa. Ma i guai sono appena cominciati. Maometto e i suoi vogliono farsi giudicare da Allah, che è pure in ritardo. I protestanti guidati da Martin Lutero “protestano”. “E’ una loro fissa” dirà Lucifero, forse uno dei personaggi più dimessi di tutta la carrellata. Una calca incredibile, ci si lamenta della mancanza dei servizi igienici, gli angeli del servizio d’ordine fanno cadere sulla folla bottigliette d’acqua. A proposito, la sterminata folla, dove accanto agli africani e agli indiani con barba e turbante, troviamo anche improbabili giocatori di football americani, gruppi di alpini friuliani “dall’alito micidiale” e finanche braccianti calabresi dalla “ascelle violacee”. Alcuni gruppi di ebrei  nelle more della lunga coda del Giudizio si industriano nel commercio di oro e argento mentre altri vendono orologi d’epoca. Perfino un abbacchio kosher. Poi c’è la Sacra Trimurti che pretende ed ottiene un posto nella Commissione Giudicante dove già c’è Buddha, Maometto – visto che Allah non si è fatto più vivo – Giove e il gruppetto delle divinità greche. Non manca pure una rappresentanza degli Atei che però stanno dietro “con i comunisti”. In un crescendo di equivoci ed insanabili contrasti parte il Giudizio Universale in…ordine alfabetico. I personaggi, famosi e non, si sprecano: Adamo, Maria Antonietta, Leonardo da Vinci, Cristoforo Colombo, papa Wojtyla, Kant, Marx, Beethoven, Mozart, Giordano Bruno, Hitler, Einstein, Zidane…Sullo sfondo, tra i Grandi, un omino piccoletto si fa largo, un certo ragionier Ugo le cui traversie stavolta sembrano davvero finite: il Paradiso si apre per lui e la sua famiglia. E lui esclama: “Pina, qui tutti si vogliono bene. Tu…mi vuoi bene?”. L’immancabile risposta: “Ugo, io ti stimo moltissimo”. Tra le boutade involontarie del Padre Eterno, irresistibile mattatore di tutta la vicenda con qualche problema quanto ad autorevolezza – la sua Unicità è continuamente messa in discussione e Lui ad un certo punto si fa venire i dubbi – quella più portentosa, accanto all’altra sul Limbo che il Segretario dovrà ricordargli che “è stato abolito”, ma qui mi fermo per non togliervi il piacere della lettura, è quella relativa all’incestuosa e voluttuosa famiglia Borgia, papa Alessandro VI, Lucrezia e Cesare, ai quali viene assicurato il Paradiso perché “nonostante qualche errore” in fondo Rodrigo “ha saputo tenere unita la famiglia”.

Il genio comico di Villaggio, innocentemente cinico e politicamente scorretto fino al parossismo forse tocca una nota di vera irriverenza quando chiama Maria Maddalena la “escort”. Il De André di Marinella e Bocca di Rosa forse dissentirebbe. E un po’ anche noi. La statura di Maria di Magdala, personaggio storico o chissà forse solo narrativo, è di ben altra pregnanza rispetto alle moderne “signorine” alla corte di vecchi bavosi ricchi sfondati. Nei vangeli gnostici appare la più fedele delle discepole e la sua autorevolezza fa perfino invidia a qualche apostolo. Almeno fino al 1969 la Chiesa Cattolica la considerò sempre una peccatrice, sia pur redenta, e l’epiteto prostituta non venne rimosso fino ad allora. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a “Giudizio Universale”. Resta poco da dire che non sia già stato detto. Una prova superba quella di Paolo Villaggio, che al suo attivo ha una ventina di libri, e che su certi personaggi della storia, con qualche licenza ermeneutica, si era già cimentato con il precedente “Storia della libertà di pensiero”. Imperdibili le “didascalie” con la rilettura di eventi relative all’Arca di Noé, l’Incarnazione, la nascita dell’Islam, la Sacra Trimurti,  san Francesco, la corte di Versailles di Luigi XV… Stavolta la satira ha colto nel segno. Laddove la satira è sfida al Potere e le religioni del Potere sono la quintessenza. A dispetto della cornice fantastica – l’Apocalisse – il racconto  è terribilmente realistico quanto alla feroce critica che il “laico” Villaggio rivolge alle religioni. Nel libro i suoi rappresentanti, finanche i suoi Dominus  celesti, non fanno altro che litigare per accaparrarsi un pezzetto di umanità su cui dispiegare il loro pervasivo potere.

Ha detto di recente Lucio Caracciolo, direttore di Limes in un’intervista a Repubblica Tv: “La questione di Gerusalemme non si risolverà. Se fosse un affare tra Nazioni, esse si metterebbero d’accordo. Ma è un problema di religioni e le religioni sono destinate a litigare tra loro”.

Sbaglio o è proprio su una spianata nei pressi di Gerusalemme che è previsto l’Armageddon?

“Apriti cielo”, è il caso di dire. Ma niente paura, ci sarà sicuramente da scompisciarsi dalle risate.

Con un finale niente affatto scontato. Come nel nostro libro.

 

Stefano Marullo

Luglio 2011