Chi sono i due Gesù? Il primo è quello della devozione popolare, quello che si muove nel mondo etereo e fiabesco dei Vangeli facendo miracoli, il saggio che predica al popolo un mondo di pace e giustizia, di purezza e spiritualità, l’uomo più saggio, più umano e più buono del mondo, valido per tutte le stagioni, che va bene per i credenti e persino per i non credenti. Insomma: l’icona, il santino. L’altro è – o dovrebbe essere – quello storico, al di là dell’immagine mitizzata che tuttora fa presa.
Da qualche secolo va delineandosi un interessante filone di analisi laico che tenta di ricostruire un’immagine realistica di quel personaggio che viene chiamato Gesù, al di là dell’enfasi religiosa e della devozione, inserendolo nel proprio contesto storico e culturale, senza orpelli buonisti o mitografici. Questo recente studio di Unterbrink si inserisce in tale corrente, a fianco – per intenderci – di Donnini e Cascioli: ma mentre questi propendono nell’identificare Gesù con il ribelle antiromano Giovanni di Gamala, Unterbrink lo identifica con Giuda il Galileo, suo parente e supposto fondatore della “Quarta Filosofia”.
Tale tesi viene avanzata soprattutto sulla base di un’approfondita analisi degli scritti di Giuseppe Flavio, lo storico ebraico del I secolo schieratosi con i Romani, che ci ha lasciato ampi resoconti sulla situazione della Giudea nel turbolento periodo tra èra antica ed èra comune. Anche i Rotoli del Mar Morto, scoperti negli anni Quaranta, vengono presi in considerazione per ipotizzare che Giuda fosse il “Maestro di Giustizia”. Punti di riferimento importanti per l’autore sono inoltre testi innovatori come Revolution in Judaea di Hyam Maccoby, e James, the Brother of Jesus di Robert Eisenman.
Un confronto tra le fonti storiche disponibili e il Nuovo Testamento impone infatti una profonda revisione delle idee comunemente diffuse riguardo Gesù – in parte frutto della volontà di attualizzarne la figura a tutti i costi, o di legarla a particolari ideologie. È evidente che, se si abbandona l’approccio fideistico, il quadro che emerge è tutt’altro che semplice e roseo. Crolla così, in maniera quasi impietosa, l’idea che il Nuovo Testamento possa essere considerato una ricostruzione storica attendibile: esso diventa piuttosto una rielaborazione mitologica, viziata da una palese volontà “revisionista” degli estensori, tesi a separare il più possibile Gesù dalla realtà – proiettandolo nella divinità, scindendo i suoi legami familiari e ideologici – e dal contesto tradizionale giudaico.
L’autore ritiene quindi che Gesù sia in realtà una maschera che nasconda Giuda il Galileo, la cui storia sarebbe stata criptata e rimaneggiata usando come canovaccio i testi di Giuseppe Flavio, sulla base dell’interpretazione (anzi, falsificazione) di Paolo, volta a fornire un’immagine del messia più conciliante col potere romano e spiritualizzata. Questo personaggio ambiguo, in aperto contrasto con i seguaci ebraici di Gesù (come Giacomo e Pietro) e colluso coi poteri forti, è il vero fondatore del cristianesimo, dopo la sostanziale decadenza dell’ala tradizionale del movimento di Giuda con la distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. Tanto che Unterbrink pone l’accento sulla palese differenza d’impostazione tra le lettere paoline (i testi tradizionalmente considerati più antichi, dove sono evidenti i conflitti tra Paolo e Pietro), gli Atti degli Apostoli (che anestetizzano di fatto i contrasti secondo un’interpretazione trionfalisticamente paolina) e i Vangeli.
Il problema è che tra la narrazione evangelica riguardante Gesù e la vita di Giuda esiste uno sfasamento temporale: quest’ultimo infatti avrebbe aizzato la famosa rivolta del censimento nel 6 d.C. e sarebbe stato ucciso dai Romani nel 19 d.C., mentre la data della crocefissione di Gesù è tradizionalmente ricondotta negli anni Trenta del I secolo. La scarsezza di fonti e a tratti la loro dubbia attendibilità – basti considerare l’inserimento postumo del Testimonium Flavianum, unica tarda “testimonianza” su Gesù nelle opere di Giuseppe Flavio, senza contare le ulteriori correzioni che deve aver subìto tale autore dai pii apologeti nel corso dei secoli – rende però impossibile la conferma dell’ipotesi di Unterbrink al cento per cento. La cosa che però sembra ormai consolidata è che la storia di Gesù graviti attorno al mondo rappresentato da movimenti, profeti e fondamentalisti in lotta contro Roma tra I secolo a.C. e I secolo d.C. – proprio come Giuda. Questo scritto rappresenta un ulteriore contributo per far luce sulla questione.
Nonostante il dubbio sull’ipotesi di fondo, Gesù e Gesù rimane un libro interessante e rappresenta una buona sintesi dei traguardi raggiunti dal filone laico sulla storia di Gesù. Utilissime per una lettura più agevole anche per i “non addetti ai lavori”, risultano in particolare: la sezione introduttiva curata dall’editore, che fornisce sinteticamente il sottofondo storico e culturale del periodo; le tabelle cronologiche accluse ai vari capitoli, che presentano sia la tempistica tradizionale, sia quella “alternativa” proposta dall’autore; le appendici dell’autore, che approfondiscono aspetti interessanti e sintetizzano altri punti.
L’Autore
Daniel T. Unterbrink, laureato in economia e in educazione presso la Ohio State University di Columbus, da 25 anni studia a livello extra-accademico il cristianesimo storico, dopo un passato di fondamentalista.
Valentino Salvatore,
Circolo UAAR di Roma,
gennaio 2008