Fatima critica

Contesti Apologia Veggenti
Francesco D’Alpa
Laiko.it
2007
ISBN: 
9788895357010

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È fin troppo facile diffondere storie di miracoli e di altri fenomeni paranormali, puntando sul senso del meraviglioso e sulla credulità generalizzata, mentre diventa difficilissimo tentare di ricostruire criticamente certi fenomeni al di là dell’apologia. Per di più, lo scettico non può sottrarsi all’analisi di certe questioni, anche perché altrimenti verrebbe facilmente tacciato di ignoranza, di “chiusura”, se non di dogmatismo. Il problema è che la fatica da fare sembra dieci volte superiore, come minimo. D’Alpa comunque non si sottrae a tale impegno, che diventa anche un dovere culturale e scientifico e un’appassionante ricerca per fare ordine anche dentro se stessi, sanare una «ferita» com’egli stesso ammette: questo è infatti il suo secondo libro sulla questione Fatima, che approfondisce il tema ponendosi concettualmente come seguito di Fatima senza segreti. Lo stile dell’autore è quello del ricercatore paziente, preciso in maniera quasi maniacale come richiede il tema nell’approfondire i particolari e metterne in luce le contraddizioni (a volte, va detto, anche troppo), ma allo stesso tempo dal taglio sobrio che rifugge risposte facili e accusatorie, seppure si conceda qualche esclamazione ironica. L’autore infatti rigetta l’ipotesi che il fenomeno Fatima sia una premeditata impostura architettata dal clero, cui la “veggente” Lucia si sarebbe prestata: la situazione è ben più complessa e in essa si intrecciano questioni psicologiche, sociali, culturali, politiche che affondano nella storia dell’età contemporanea. Proprio per questo, il caso Fatima è ancor più difficile da sviscerare, favorendo le classiche ricostruzioni apologetiche, opportunamente ammaestrate.

Il testo è diviso in tre sezioni, come da sottotitolo: Contesti, Apologie e Veggenti. Per l’autore è infatti necessaria una digressione sul contesto storico, sociale e culturale – specie del Portogallo – con una ricostruzione del travagliato (detto con un eufemismo) rapporto tra Chiesa e modernità e sulle caratteristiche devozionali e ideologiche delle apparizioni mariane. Le apparizioni, lungi dall’essere un qualcosa di lineare e scevro da questioni politiche e sociali e dall’influenza del clero, appaiono invece strettamente legate a tali fattori: tra la prima e la seconda ricostruzione infatti esiste una «palese contraddizione», perché si ha la «trasformazione di una “tipica” apparizione consolatoria, quale era a tutti gli effetti Fatima fino al 1935 (ma in sostanza anche fino al 1941), in una apparizione “inaspettatamente” profetica». Si assiste infatti a una vera e propria «metamorfosi anticomunista» dell’apparizione, nel contesto generale di svolta autoritaria – che vede l’ascesa del comunismo, del nazifascismo e dei regimi di Salazar e Franco. Il papato si mostra inizialmente tiepido, ma progressivamente rivestirà il messaggio di Fatima di significati spiccatamente anticomunisti, interpretandolo come una profezia – una delle leggende che, grazie alla disinformazione generalizzata, diventa una dei punti principali che fanno convergere il consenso e la devozione su Fatima.

Nella divulgazione della storia di Fatima si assiste a una vera e propria «costruzione apologetica». Viene da pensare che la tendenza a operare costantemente un revisionismo di matrice propagandistica, con conseguente rielaborazione della storia e della cronaca, sia una delle caratteristiche salienti dell’apologetica cattolica, tale da rivaleggiare con quella tipica dei totalitarismi – anzi, in realtà, ne fornisce effettivamente il modello. L’autore approfondisce nella seconda sezione proprio questo fenomeno di costruzione apologetica, esaminando i testi più importanti di matrice cattolica. Emerge che esistono infatti «due storie di Fatima», quella della «cronaca semplice, che si distingue poco dalle mariofanie più vicine» cronologicamente più vicina ai fatti, e quella scritta successivamente, che è «un racconto “meraviglioso” i cui elementi sono stati aggiunti progressivamente, in base a “rivelazioni” postume e a testimonianze tardive, la cui autenticità e sincerità resistono poco a una seria analisi critica». Già analizzando gli scritti e le dichiarazioni di suor Lucia – la principale veggente – emergono stranezze e contraddizioni, acuite dalle discordanze degli altri testimoni: tutto ciò viene ulteriormente complicato dalle «numerose alterazioni e contraffazioni» – e sia intenzionali che non – dell’apologetica, che scremano progressivamente gli accadimenti accordandoli alla teologia e far nascere l’idea che siano delle vere e proprie “profezie”. Tutto questo processo di stravolgimento delle informazioni raggiunge il suo apice soprattutto su Internet, vista la difficoltà di controllo e di accuratezza e la facilitata diffusione.

L’autore indaga in maniera particolareggiata sulla psicologia dei piccoli veggenti e sul rapporto che essi hanno con la società e la religione in cui si trovano immersi, esplorando in maniera critica la questione della religiosità infantile. Lucia viene educata in maniera acritica all’insegnamento religioso, in un ambiente povero, rurale e fortemente cattolicizzato: «la sua “concezione del mondo”, quasi per nulla modificatasi nel tempo, dimostra quale sia l’importanza delle prime semplici idee nello strutturare la futura vita mentale». D’Alpa si dilunga molto sulla ricostruzione della vita di Lucia e della sua esperienza religiosa, attraverso i suoi scritti e le altre testimonianze, e sui suoi rapporti con la Chiesa – che la prese per così dire sotto la propria ala per poterla meglio gestire e per sottrarla a stimoli esterni, dato che «le sue parole suscitano consenso ma anche perplessità ed imbarazzi, non spiegabili solo con un presunto “scollamento” fra le parole della Madonna e le personali interpretazioni». Lucia vive in maniera complessa questi rapporti, in parte vittima, in parte protagonista attiva nella costruzione del mito di Fatima.

Tratteggiare un racconto realistico di Fatima significa muoversi in maniera alternativa rispetto alla stragrande maggioranza delle pubblicazioni diffuse, caratterizzate da una sostanziale omogeneità e pressoché appiattite sulla versione ufficiale, che subisce tra l’altro un processo di «riscrittura, sia del ciclo originario del 1917, sia degli apporti successivi, in ossequio alle più svariate esigenze politiche, sociali e pastorali». D’Alpa lo fa, con un approccio laico e colmando soprattutto le lacune delle altre ricostruzioni, inquadrando la questione sulla base di un’analisi socio-politica e psicologica di ampio respiro. Va detto, egli è di fatto uno dei maggiori esperti sul tema qui in Italia e il suo scritto lo dimostra: indispensabile per chi – credente o meno – voglia farsi un’idea il più possibile chiara del mistero Fatima e sulle sue dinamiche, rifuggendo dai soliti “quadretti”.

Valentino Salvatore
Agosto 2008