Il diavolo, l’altro Dio

Prefazione di Raffaele Carcano
Roberto Renzetti
Tempesta Editore
2014
ISBN: 
9788897309505

Questo libro, uscito nel 2014, impreziosito dalla prefazione di Raffaele Carcano, è un vero trattato di demonologia. Una dotta disamina comparata sul Diavolo attraverso culture, credenze e religioni. Con qualche immancabile “colpo basso” per non rimanere troppo imbrigliati nello zolfo.

I testi sacri, a cominciare da quello biblico e dai molti apocrifi sull’argomento, sono passati al setaccio, cogliendo suggestioni ma anche numerose incongruenze. In particolare in diversi apocrifi, si racconta di alcuni Angeli chiamati Vigilanti che furono scacciati da Dio dopo che non resistettero alle lusinghe delle donne con le quali alla fine si accoppiarono causando l’ira divina che inviò il diluvio. La diffamazione della donna parte da lontano insomma. Persino Paolo nella lettera ai corinzi (1 Co 11,10) a proposito delle donne che devono coprire il capo, ne illustra la pericolosità riesumando quanto scandalo abbiano creato “persino in cielo”. Naturalmente questi Angeli ribelli dovettero incarnarsi in maschi per accoppiarsi con le femmine essendo spiriti, alla faccia delle infinite discussioni della Scolastica sul sesso degli Angeli, chiosa Renzetti.

Questa truce faccenda, da cui trarranno origine i Demoni, non più Angeli al servizio di Dio ma lussuriosi, si sovrappone all’altra, pure di origine apocrifa ma che la Bibbia conosce (e Gesù ripete) del Lucifero vanitoso che viene scaraventato nel ventre della terra. Questa storia della lussuria (il solito sesso) ritorna nel mito pagano del Dio Pan, abitante dei boschi che si accoppiava con promiscuità. Naturalmente Pan è barbuto come un caprone e cornuto; iconografia fatta propria nel Medioevo per rappresentare il Diavolo. Medioevo che riprende poi la tradizione misogina con la storia dei voli notturni di orride figure capitanata dalla dea Diana (per molti apologisti e Padri della Chiesa, le divinità pagane erano in realtà demoni) con uno stuolo di diavoli e (immancabili) donne lascive e che si incontrano nei celebri Sabba.

L’ambiguità della figura del Diavolo è giustamente sottolineata da Renzetti il quale ricorda come all’interno del Cristianesimo pullulavano eresie (movimenti perdenti rispetto alla grande eresia vincente Atanasio-cattolica) come il Manicheismo che fondavano il proprio credo sul principio dualistico Bene/Male, dove il Principe delle tenebre è un vero antidio. Contraddizione ricorrente anche nel Nuovo Testamento; il Diavolo che “tenta” Dio, e che gli offre quello che è “suo”; il Diavolo “funzionario” di Dio (come nel Vecchio Testamento) che è rappresentato da Gesù in diverse parabole come la zizzania che deve convivere con il seme buono, ma altrove, ancora, in Paolo e Giovanni è un pari con Dio, chiamato addirittura “dio di questo mondo”.

La parte più ghiotta del libro, che pure si inerpica su un’ermeneutica nera (ermetismo, negromanzia, cabala, magia e altre amenità), è quella dedicata alle gerarchie angeliche e quelle (simmetricamente capovolte) diavolesche. Non si stupisca il lettore, ma anche tra gli esseri preternaturali ci sono rigide discipline e ferree impostazioni militaresche. Renzetti dimostra di avere scandagliato tra gli autori che più si sono appassionati a tali problematiche, dalla tradizione rabbinica al Pseudo-Dionigi (V secolo e.v.) fino al dotto Tommaso d’Aquino che rielabora la tradizione aristotelica dei quattro elementi; tracce però se ne trovano nei profeti (Ezechiele ed Isaia in particolare) e finanche in Paolo di Tarso.

Qualche curiosità; più si va in alto di livello (Serafini e Cherubini) più sembrano moltiplicarsi… le ali! Poi ci sarebbe da capire, e lo stupito Renzetti giocoforza non rinuncia a rimarcarlo, com’è che Dio abbia bisogno di un corpo speciale che ne presidi il trono, e come mai poi Dio se ne debba stare “seduto” sul trono, ma è meglio non farsi troppe domande. I Cherubini poi rappresentati con quattro ali ricoperti di occhi e con quattro facce (di cui una umana, altre sono una bovina, una leonina, una di aquila) non sembrano particolarmente affascinanti (nonostante qualche autore ipotizzi che Lucifero, il più bello tra gli Angeli, fosse un Cherubino). In analogia rispetto a quanto fatto con gli Angeli, non poteva che esserci anche una gerarchia dei Diavoli.

Da Tertulliano a Girolamo ad Agostino fino ad arrivare al solito Tommaso d’Aquino. Alla questione si interessarono i meno noti Michele Psello filosofo (?!) bizantino nel XI secolo, il francescano Alphonso de Spina nel 1458, il medico inglese John Wier (1563) e l’inquisitore domenicano Sébastien Michaëlis, verso la fine del XVI sec. Un po’ deludente la piramide gerarchica, molto speculare a quanto già si sapeva riguardo alle gerarchie angeliche (finanche un Diavolo tormentatore che ovviamente fa da contraltare all’Angelo custode), molto antropomorfizzata, persino nei titoli nobiliari: Principi, Duchi, Conti, in fondo la vanità è caratteristica propriamente demoniaca, no?

L’ultima parte del libro parla di possessione diabolica con il solito corollario cabarettistico dei vari Amorth di turno. Ce n’è anche per papa Francesco, il “rivoluzionario” che pure da cardinale pensava che il matrimonio omosessuale fosse sponsorizzato dal Diavolo in persona. Un libro accurato e ricco di fonti e citazioni, una prosa fluida e piacevole e, come si ricordava all’inizio, condita da una sana ironia per non dimenticare che stiamo parlando di cose che “non stanno né in cielo né in terra” nonostante pare che il cielo e la terra ne siano onusti, come a qualcuno piace far credere (ai gonzi).

Stefano Marullo
da L’Ateo n. 108