Il cattolicesimo reale

Attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili
Walter Peruzzi
Odradek
2008
ISBN: 
9788886973977

Questo documentatissimo libro intende ricostruire, «attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della chiesa, dei concili», il cattolicesimo reale, cioè l’effettiva dottrina morale della chiesa cattolica, al di là dei luoghi comuni sedimentati e dell’immagine che essa trasmette di sé.

Tre accreditati luoghi comuni servono innanzitutto a organizzare il vasto materiale raccolto.

Il primo è la religione dell’uguaglianza, ossia l’idea diffusa secondo cui il cristianesimo avrebbe affermato, in seno a una società schiavista, l’uguaglianza di tutti gli uomini - addirittura «abolito la schiavitù», come pretendeva Leone XIII. Con buona pace del messaggio evangelico (o delle sue interpretazioni più radicali, per altro sistematicamente represse dalle gerarchie ecclesiastiche), «fin dai primi secoli la Chiesa si mostrò favorevole alla società civile esistente, che era divisa in padroni e schiavi, ricchi e e poveri e in cui le donne erano soggette agli uomini». Sul piano sociale, la Chiesa si è dunque sempre attenuta all‘ «accettazione delle disuguaglianze esistenti» - sostenendo la schiavitù (condannata esplicitamente solo alla fine del XIX secolo), praticando la servitù e condannando la lotta di classe. Sul piano politico, dopo una storia all’insegna dell’alleanza tra trono e altare, tutt’ora accetta i principi democratici obtorto collo, preferendo di gran lunga gli ordinamenti politici autoritari e mostrando un’aspirazione teocratica mai sopita - anzi fortemente rilanciata dai pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sul piano dei rapporti di genere, infine, continua a ribadire l’inferiorità e la subordinazione della donna - con decisione, anche se oggi con toni più pacati rispetto all’insulto e alla demonizzazione dell’universo femminile che prevalgono fino all’età contemporanea, e mantenendo significativamente l’interdizione alle donne del sacerdozio. Ben poca uguaglianza, dunque, nel cattolicesimo reale.

Il secondo luogo comune, la religione della gioia, dà il titolo alla parte che si occupa della morale sessuale della Chiesa, millenaria «crociata contro il piacere». La morale sessuofoba, secondo l’autore, «è il cuore del cattolicesimo, il suo nocciolo più duro, la dottrina più irrinunciabile perché rappresentando l’essere umano come una creatura infinitamente miserabile e colpevole che può godere solo peccando, gli interdice […] ogni possibilità di gioia in questa ‘valle di lacrime’ e lo spinge ad affidarsi alla promessa di una salvezza ultraterrena, garantita dalla Chiesa. Per questo la Chiesa è determinata a non modificare e anzi a brandire come un’arma una dottrina morale che le consente un’intromissione sistematica in privatissime scelte, attinenti la libertà di ognuno e il diritto di autodeterminazione delle donne in particolare; e che conferisce un enorme potere di controllo sulla vita, sulla morte, sui desideri e su corpi dei fedeli a una gerontocrazia celibataria che tale potere si guadagna con la pratica vantata e ostentata - anche se magari non vissuta - della castità».

La terza parte, la religione dell’amore e della vita, affronta alcuni capitoli particolarmente dolenti della storia della chiesa: le molte inquisizioni, da quelle medievali ai «tre secoli di bolle e stragi» in età moderna; l’antisemitismo, che conosce una svolta significativa solo con Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II; l’omofobia ancora ampiamente in auge; il sostegno dato alle guerre - «sante», «giuste» o semplicemente di conquista - e alla pena di morte; infine, le attuali battaglie contro diritti ormai largamente acquisiti nel comune sentire - come quello delle donne all’autodeterminazione e all’interruzione della gravidanza, delle coppie alla procreazione artificiale, dei malati al rifiuto dell’accanimento terapeutico - condotte con atteggiamenti disumani in nome di una feroce pretesa a conservare o a estendere il massimo controllo sulla vita e sulla morte.

Conclude l’ampio lavoro un’appendice dedicata prevalentemente all’analisi delle posizioni teologiche di papa Ratzinger (contenute nelle due encicliche e in altri documenti), che fanno il punto sulle stravaganti - ma moralmente inquietanti - questioni dell’inferno, del limbo e dei santi.

Come scrive l’autore nella Introduzione, «spesso l’apologetica cattolica lamenta che i fedeli leggano poco i testi dei loro pastori. Ma sono lagnanze incaute poiché niente meglio di questi testi, come potrà verificare chi avrà la pazienza di leggerli, e senza nulla togliere alla loro importanza storica, mina la credibilità del cattolicesimo mostrando la sequela di concezioni inaccettabili, discutibili o assurde», spesso contraddittorie ma soprattutto anacronistiche e immorali.

Maria Turchetto,
marzo 2009