La borsa di Calvi

Ior, P2, mafia: le lettere e i segreti mai svelati del banchiere di Dio
Mario Almerighi
Chiarelettere
2016
ISBN: 
9788861906242

Il testo è corredato da ben 50 pagine di fotocopie di documenti e introdotto da una prefazione di Marco Travaglio. La morte del banchiere cattolico Roberto Calvi faceva comodo a tutti, dalla Chiesa alla mafia, in quell’epoca strettamente collegate da interessi criminosi ampiamente sviscerati nel libro: (1) Calvi era una pedina dei prelati vaticani per losche manovre di ogni tipo che dovevano rimanere segrete; (2) Calvi era utilizzato dalla mafia come strumento di riciclaggio dei soldi ricavati dal traffico di droga.

Era quindi indispensabile che tutti i documenti contenuti nella borsa che il banchiere aveva sempre con sé non finissero nelle mani della magistratura. Da qui un lungo procedimento penale per ricettazione finito in nulla: documenti scottanti sono spariti e tutti i presunti responsabili di tale occultamento sono stati assolti. Comunque lo scandalo fu enorme tanto che il Parlamento italiano, sempre prono alle necessità economiche vaticane, decise di approvare la nefasta norma dell’8×mille che fece piovere enormi capitali dalle casse statali italiane a quelle della CEI, il cui capo è appunto nominato dal Vaticano. Il testo contiene anche interessanti riferimenti a complicità clerico-fasciste: per esempio l’ex repubblichino Licio Gelli era introdottissimo in Vaticano tramite la sua Loggia segreta P2 e faccendieri vari suoi amici. Vedi in particolare il paragrafo “L’ombra di Gelli e dell’Opus dei”. Il Banco Ambrosiano di Calvi finanziava quasi tutte le dittature clerico-fasciste dell’America latina.

I lussi clericali sono evidenziati a proposito dei tre appartamenti di padre Hnilica e della villa faraonica di padre Coppola a Palermo. Il testo riporta anche una lettera del 1982 di Calvi al cardinal Palazzini il cui “contenuto è pesantissimo”, si tirano in ballo anche Casaroli e Silvestrini.

Le connessioni del Vaticano col crimine organizzato sono ampiamente evidenziate nel libro ed anzi forse ne costituiscono la parte principale. Gran parte del denaro che confluiva nelle casse del gruppo bancario Ambrosiano proveniva dalla mafia per essere riciclato; anche la camorra napoletana era in affari con l’Ambrosiano e quindi interessata a mettere a tacere Calvi per sempre, un ruolo della criminalità calabrese emerge dal fatto che l’ultimo messaggio di Calvi in fuga dall’Italia è inviato a monsignor Franco Ilario Carmine, di origini calabresi. Padre Agostino Coppola, tristemente noto per aver celebrato il matrimonio di Totò Riina, mise in contatto Calvi con la mafia. Il Vaticano si decise a sospenderlo solo dopo il suo arresto.

Pierino Marazzani
da L’Ateo n. 104