La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della teodicea

Gerhard Streminger
Effeelle
2006
ISBN: 
9788889460306

Devo ammettere che il mio rapporto con la teodicea è sempre stato abbastanza semplice, forse troppo semplice. In pratica, non ho mai nutrito alcun dubbio che l’incompatibilità concettuale tra un dio onnipotente, onnisciente, sommamente buono e il male del mondo sia, già di primo acchito, la più palese dimostrazione dell’inesistenza di Dio. E già nell’antichità classica vi era chi sosteneva la stessa cosa: Diagora, per esempio, e soprattutto Epicuro. Da tempo la Chiesa cattolica considera una perdita di tempo darsi da fare per risolvere l’irresolubile dilemma: basti ricordare le scialbissime dichiarazioni dell’allora cardinal Ratzinger pubblicate sul n. 2/2000 di MicroMega, oppure constatare come la difesa delle ragioni cristiane sia oggi affidata al calvinista Alvin Plantinga e all’ortodosso Richard Swinburne.

Non nascondo dunque di aver nutrito qualche perplessità, imbattendomi in un tomo di quasi cinquecento pagine. Certo, tutti i testi dedicati alla questione dell’esistenza o dell’inesistenza di Dio riservano il loro bravo spazio all’argomento: ma come poteva essere possibile scavare così tanto sull’argomento? Ebbene sì, il filosofo austriaco Gerhard Streminger c’è riuscito. Ed è riuscito anche a realizzare un libro leggibile, che pur rimanendo un libro di filosofia non contiene mai termini astrusi o indulgenze auto-referenziali. Gli adepti (si spera pochi) del Cacciari-style sono quindi invitati a rivolgersi altrove.

Cosa contengono queste pagine? La sistematica distruzione di ogni tentativo messo in campo dagli apologeti della bontà di Dio per giustificare l’esistenza del male. Il metodo adottato da Streminger è di facile intelligenza: individuate le giustificazioni addotte per tentare di conciliare l’inconciliabile, l’autore esamina l’argomentazione da ogni punto di vista, mettendone in luce la contraddizione intrinseca e rilevandone, infine, l’assoluta inconsistenza concettuale. Giova forse riportare tali otto argomentazioni, in modo che ogni lettore possa rendersi conto di come alcuni credenti non siano affatto rassegnati a questa posizione sulla difensiva a cui li espone la credenza in un dio perfettamente buono:

  • La presenza del male è necessaria per mantenere un mondo ordinato, che è sempre preferibile a un mondo disordinato.
  • La presenza della sofferenza permette di comprendere, per contrasto, che viviamo nel migliore dei mondi possibili.
  • La sofferenza è necessaria affinché si diano comportamenti etici, e un mondo morale è preferibile a un mondo immorale.
  • Dio ha donato la libertà, e a un mondo senza libertà è sempre preferibile un mondo con la libertà, benché vi sia chi ne abusi.
  • Non esiste il male, esiste solo una mancanza di bene.
  • Anche Dio ha sofferto: e se la sofferenza ci accomuna a Dio, soffrire non può essere un male.
  • Dio è buono, ma di una bontà diversa dalla nostra, che sarebbe velleitario cercare di comprendere.
  • Nell’aldilà Dio attuerà una giustizia compensatrice.

Bene, se siete in grado di smontare questi argomenti, non avete bisogno di comprare il libro di Streminger. Se non siete in grado e nemmeno vi interessa, probabilmente siete solo finiti sul sito sbagliato. Se non siete in grado e vi interessa, questo libro fa per voi. E se siete credenti e pensate di trarre profitto dall’elencazione di questi argomenti, sappiate che c’è chi possiede le risposte che li confutano: quindi compratelo, studiatelo, e cercate di far meglio di papa Ratzinger.

Raffaele Carcano
Luglio 2007