Vade retro!

Manuale di autodifesa dalle religioni (quasi tutte)
Spinoza, Vauro
Aliberti
2011
ISBN: 
9788874248094

Bisogna partire dal presupposto che i libri di satira hanno un primato etico per una serie di ordini di ragioni. Intanto perché essi esprimono delle verità impazzite, che non sono affatto delle mezze verità, piuttosto rappresentano delle verità all’ennesima potenza. In secondo luogo, per la loro capacità di penetrazione, una sorta di vocazione universalistica che riconosce nell’ilarità una dimensione costante dell’umanità, dall’infante al centenario, un linguaggio che tutti comprendono persino quando si offendono. Il terzo motivo è il sano nichilismo che li motiva: l’abbattimento di Moloch antichi e nuovi, di laidi e persistenti luoghi comuni e pregiudizi.

Se Daniele Bolelli nel suo “iGod” (vedi recensione sempre su questa sezione) offriva un manuale per una religione fai da te il collettivo Spinoza, creatura brillante ed abrasiva del web e Vauro, il più irriverente dei vignettisti, sono categorici. Il loro “Vade Retro” è solenne e senza scampo. Dalle religioni ci si deve difendere e il libro è esattamente un manuale di autodifesa. La vera novità è semmai quella di ritrovare, accanto a qualche immancabile monoteismo, culti di massa i quali spesso si convive senza rendersi troppo conto del grado di lobotomizzazione a cui essi conducono. E se le religioni erano “oppio dei popoli” oggi senza dubbio, come vuole Max Cerchietti, sono “il doppio dei popoli”.

Ma andiamo per ordine. Fin troppo facile sparare sulle molte ombre del Cristianesimo ma l’accusa è lucidissima quanto amena: “Il papa, o sommo pontefice, è il capo del clero: si raggruppano sotto quest’ultimo termine tutte le persone che hanno scelto di consacrare la propria vita a Dio, alla preghiera e all’ingerenza nella politica e nella società civile, pretendendo di insegnare alla gente come svolgere tutte quelle attività alle quali esse stesse, stando a quanto affermano, si sono sottratte (lavoro, matrimonio, sesso, igiene personale)”. C’è n’è anche per Lutero e la Madonna.

Quanto all’Islam, la religione il cui Dio, Allah, è chiamato con 99 nomi diversi (con il codice fiscale più lungo mai assegnato) la rivelazione degli autori di “Vade Retro” è che la Kaaba de La Mecca sia in realtà un poggiapiedi Ikea.

L’induismo si può liquidare con una efficace vignetta di Vauro in cui un uomo con il turbante dice ad un altro: “Noi indù abbiamo un sacco di dei”. E l’altro: “E come mai?”. Risposta: “Non abbiamo ancora indetto le primarie”.
Tra le religioni monoteiste un posto di rilievo lo merita il Berlusconismo, anche se la sua diffusione è particolarmente vistosa solo in Italia e ad Antigua. Ostica è, per questo culto, l’interpretazione degli articoli di fede, spesso in stridente contrasto l’uno con l’altro: i teologi del Berlusconismo applicano la chiave ermeneutica secondo cui “vince la cazzata più fresca”.

E del Denaro, che dire? Venerato trasversalmente in tutte le latitudini e in tutte le società, non è forse la divinità con il maggior numero di templi? Leggi banche. E il Verbo della finanza non la fa da padrone oggi più che mai? A quanti però sostengono che oggi questa divinità per tanti sia scomparsa, non si può non ricordare che gli uomini ricorrono a riti evocativi che permettono loro di sopportare la sua assenza: ecco la genesi del Debito.

Ed ancora giù pesante contro Scientology, la New Age, l’Oroscopismo, il Padanesimo, il Vegetarianesimo, l’Ikeismo (qui sembra finanche ci sia lo zampino del comico Migone), ed infine, colpo di scena…l’Ateismo, che per par condicio, ci sta benissimo e ci fa anche bene. Nonostante le quotidiane dolenti note sulla prepotenza dei culti organizzati, dovremmo imparare a prendere le distanze da un ateismo torvo e lamentoso e vivere la non credenza come una dimensione solare di libertà. Consci, naturalmente, dei nostri limiti. Su questo sito, tempo fa, Raffaele Carcano, con coraggiosa ed esemplare naturalezza, elencò i difetti degli ateo-agnostici (con buona pace di quanti ritengono i militanti e i simpatizzanti dell’UAAR dei radical-chic autoreferenziali, buoni solo ad attaccare i non-atei). Da lì forse si deve ripartire.

Per Vauro e Co., come atei abbiamo qualche indubbio svantaggio, per esempio, non credendo nell’Inferno, mal sopportiamo l’esistenza di… Gigi d’Alessio. Ma anche qualche comodo vantaggio: la possibilità di convertirci in punto di morte (peccato che per qualcuno questa non sia solo una battuta) sperando di azzeccare la religione giusta. Rivolgendosi agli atei gli autori lanciano i loro spassosissimi strali: “Voi, con il vostro relativismo, se vi apparisse Dio direste che è stato un effetto ottico… Credete in Dio, dunque! Altrimenti, che la misericordia di Dio si abbatta su di voi e con voi rimanga sempre”. Amen. E buona lettura.

 

Stefano Marullo

Dicembre 2011