Fritz Mauthner

Premessa all’autore e alla sua “storia”

Traduzione di Luciano Franceschetti

Opera pubblicata da Nessun Dogma

Oltre ottant’anni dalla sua pubblicazione (avvenuta a Berlino dal 1920 al 1923) l’Ateismo e la sua storia in Occidente di Fritz Mauthner vede oggi la luce — tradotto per la prima volta in una lingua diversa da quella in cui fu scritto — in un’edizione, quella online, dettata innanzitutto dalla difficoltà di trovare un editore “ordinario”. Ma tale edizione è suggerita anche, occorre dirlo?, dalla profonda consonanza di quest’opera con l’originaria ispirazione “filosofica” della nostra UAAR, nata proprio, guardacaso, quale associazione che “si qualifica sul piano filosofico”.

Ma c’è un’altra ragione: quella di far conoscere anche in Italia, almeno per questo aspetto della sua creativittà, quello straordinario pensatore che fu Fritz Mauthner, scrittore quasi popolare nella Germania del secondo Ottocento, e poi stranamente “oscurato” nel primo Novecento (non senza influssi nazisti, notoriamente antiebraici), allorquando lo scrittore fu discusso soltanto come critico del linguaggio e pioniere della scienza filologica contemporanea. Per chi voglia saperne di più, oggi, non resta che la ricerca su Internet, giacché Fritz Mauthner appare come una specie di “desaparecido”: poco o punto conosciuto persino all’interno dell’alta cultura tedesca, che lo ricorda soprattutto come critico del linguaggio e analista acutissimo delle superstizioni verbali.

Eppure Fritz Mauthner, nato in Boemia nel 1849, suddito quindi ancora del moribondo Impero absburgico, di etnia ebraica, e morto nel 1923 a Meersburg sul lago di Costanza, fu nei suoi esordi giornalista, parodista, brillante satirico, commediografo e romanziere di successo, trasformandosi solo più tardi in saggista e filosofo del linguaggio. Rappresenta pertanto un’immagine esemplare d’intellettuale moderno, di ricercatore e scrittore indipendente, e per di più estraneo, se non ostile, al vieto mondo accademico; il che, specialmente nella pedantesca temperie culturale mitteleuropea, tra Otto e Novecento, significava precludersi a priori qualsiasi carriera o riconoscimento ufficiale.

Per quanto riguarda l’opera storica della sua vecchiaia, un fatto è acclarato: questo monumentale “Der Atheismus und seine Geschichte im Abendlande”, in quattro volumi (per complessive 2200 pagine, usciti tra il 1921 e il 1923 presso la Deutsche Verlags-Anstalt/ Stuttgart und Berlin), ha visto la luce unicamente nella originale lingua tedesca, e non è stato finora tradotto in nessun’altra lingua; eppure si trova citato in testa alle più importanti bibliografie scientifiche (vedi alla voce Ateismo) tra le pochissime opere fondamentali e comprensive esistenti sull’argomento. Questo curioso fenomeno, contraddittorio ma tutt’altro che casuale, basterebbe di per sé a testimoniare l’eccezionale valore storiografico dell’opera, riconosciuta e “consacrata”, in maniera evidente, solo da esperti stranieri della materia, in grado di leggerne subito l’originale al suo apparire, negli anni venti del Novecento.

Non si tratta in realtà d’una storia ordinaria, stereotipica, rituale, bensì della narrazione organica di letture e ricerche dirette e personali condotte dall’ultrasettuagenario Mauthner, che già nel suo famoso “Dizionario di Filosofia” aveva formulato la singolare teoria, sulle orme del mistico Eckardt e dell’ateo Schopenhauer, d’una “mistica atea”. In essa culmina e si conclude difatti il lungo ed aspro cammino della necessaria “liberazione” dello spirito, ovvero della psiche umana, dell’affrancamento dall’atavico concetto di Dio (Gottesbegriff). Vi si narra il tortuoso percorso di guarigione dal virus della fede (così lo definisce oggi Richard Dawkins), il “calvario” del riscatto dalla più deformante e morbosa superstizione — verbale nella sua essenza — manifestatasi nell’infanzia dell’umanità. In sintesi, è l’iter della ricerca costante che, dai primordi della filosofia occidentale (greca ovviamente), con fiuto da segugio (da “Atheistenriecher” gesuitici, per l’appunto) non fa che stanare senza tregua e riportare alla luce indizi e tracce insospettabili: quelli che come un filo rosso contrassegnano il cammino del libero pensiero dall’antichità alla contemporaneità dell’autore (1920).

Il racconto storico di Mauthner è in sostanza l’anti-storia della filosofia critica, centrata ovviamente sulla dialettica teologica, per sua natura pseudofilosofica, in netta antitesi a quei manuali scolastici impressi nella memoria di tutti i liceali (specie italiani, da Talete a Gentile), quasi a mostrarci — in anteprima e per analogia — la faccia sconosciuta in quanto invisibile del satellite… Ripercorrendo l’evoluzione e l’involuzione del pensiero critico, l’indagine di Mauthner abbatte nel contempo, e definitivamente, il dogma “scolastico” dei teologi santi, sedicenti maestri di metafisica, di cui grondano tante pseudostorie e manuali di filosofia.

Nella perenne lotta per la liberazione dal concetto di Dio (la madre di tutte le liberazioni, verrebbe fatto di definirla oggi) non possono sussistere dogmi né certezze, né ambiguità né ipocrisie; strada facendo, al contrario, la passione del filosofo per la verità storica gli fa confessare sovente (con spirito scientifico davvero umile e attuale) l’inadeguatezza delle conoscenze acquisite, proprie ed altrui, e gli fa per giunta suggerire preziosi consigli e spunti di ricerca e di approfondimento su autori e opere “minori” o addirittura sconosciute, ma non per questo meno importanti per l’ottica interpretativa di correnti e filosofi “senzadio”. Quante tesi di laurea ne potrebbero scaturire! In concreto, il lettore italiano troverà copiose e inedite decodificazioni di classici nostrani (dalla somma triade trecentesca all’umanesimo, da Machiavelli a Campanella a Leopardi), che fanno di questa Storia - così “datata” eppure così attuale e imprevedibile - una vera e propria miniera di proposte e prospettive impensate. Anche chi, viste le dimensioni, si limitasse a scorrerla a scopo di consultazione (magari per vedere chi o che cosa c’è o non c’è), non sentirà qui la mancanza dei rituali apparati bibliografici che, nella letteratura saggistica, offrono sovente l’apparenza della scientificità.

In chiusura, sento di dover dichiarare ciò che avrei dovuto invero premettere fin da principio. Confesso di dovere interamente a Gianni Grana (il grande letterato oltre che studioso dell’ateismo, autore del grandioso “L’invenzione di dio”) tanto l’impulso ideale quanto la condizione materiale per aver potuto tradurre questo Mauthner nella nostra lingua. Fu lui infatti che nel 1995 mi fece avere — tramite l’indimenticabile biologo e fondatore dell’Uaar Martino Rizzotti — la fotocopia integrale dei quattro grossi volumi (stampati in caratteri gotici ancora all’inizio del XX secolo), avuti in prestito dalla Biblioteca Nazionale di Roma. Il professore Gianni Grana, del quale ricordiamo un’apparizione in tv ospite del programma “Italia mia benché” di G.B.Guerri, ed al cui nome è intitolato il Circolo Uaar di Roma, ci ha lasciati nel 2001 e non ha potuto vedere compiuta l’opera tedesca da lui sponsorizzata e sovente ricordata, naturalmente, nella “Invenzione di Dio”. Così è stato, purtroppo, anche per l’amico Martino Rizzotti; ad entrambi, a Grana e Rizzotti, va il pensiero affettuoso e grato del curatore, che si lusinga di poterne fare memoria, nel presente e per l’avvenire, anche nel nome (anzi, ad maiorem gloriam… come usa dire chi ama autocelebrarsi) dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.

Luciano Franceschetti

Padova, luglio 2007