Laici

L'imbroglio italiano
Massimo Teodori
Marsilio
2006
ISBN: 
9788831789226

La parola “imbroglio”, contenuta nel sottotitolo, potrebbe trarre in inganno coloro che non conoscono Massimo Teodori, già parlamentare radicale e ora stimato opinionista ostentatamente liberale. L’imbroglio, infatti, non è quello dei laici, ma quello contro i laici e il laicismo, contro i quali si consumano veri e propri «imbrogli lessicali», che si presentano con diverse facce: «con la pretesa dei neotradizionalisti di essere considerati parte del mondo liberale e laico mentre si adoperano per tutt’altro. Con il tentativo di far passare le credenze religiose in materia etica come conoscenze oggettive. Con l’esaltazione della presenza politica cattolica mentre l’integralismo corrode le basi stesse del dialogo tra cattolici e liberali. E, infine, con la presunzione di considerare la fede interpretata dalla Chiesa come unica fonte di moralità pubblica».

Due sono i principali bersagli di Teodori: gli “atei devoti” Giuliano Ferrara e Marcello Pera. «Dei due leader, Ferrara impugna la religione come una bandiera culturale, mentre Pera se ne fa uno strumento politico». E due sono anche i temi che maggiormente attirano l’attenzione dell’autore: quello delle radici cristiane e quello della fecondazione artificiale.

Il tentativo di utilizzare «l’identità come un feticcio», tentando di trasformare il cattolicesimo in religione civile, è duramente preso di mira da Teodori, sia per la palese strumentalità del tentativo, sia per l’improponibilità della tesi stessa: «le radici cristiane sono solo una parte della tradizione nazionale e continentale. Anzi, sarebbe facile sostenere che la modernità sviluppatasi con l’illuminismo e affermatasi con la democrazia pluralistica ha spesso incontrato l’ostilità delle Chiese nazionali». Non solo, atteggiamenti simili sono molto pericolosi perché mettono a repentaglio il rapporto con il mondo islamico in una società che sta conoscendo per la prima volta il multiculturalismo: l’autore deve ricordare che «regalare l’intero Islam all’estremismo islamista sarebbe un pessimo affare […] La via migliore per l’integrazione fra diversi è stata sperimentata non sul terreno etnico-religioso comunitario, ma su quello dei diritti e dei doveri individuali». E Teodori deve anche rammentare che i tre leader promotori della Comunità europea erano tre cattolici (Schumann, Adenauer, De Gasperi), tre statisti decisamente più attenti alla separazione Stato-Chiesa di tanti sedicenti laici dei tempi nostri. Il caso Buttiglione, analizzato sotto quest’ottica, non è altro che la logica conseguenza di un atteggiamento arrogantemente confessionale che progressivamente allontana l’Italia dal resto dell’Europa.

L’altro argomento di rilievo è quello della fecondazione. La legge 40 ha caratteristiche uniche nel mondo occidentale (dai tanti divieti al riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione): Teodori la ritiene «una legge che riproduce una particolare teoria dell’evoluzione dell’embrione non condivisa da gran parte della comunità scientifica, si configura come un’imposizione ideologica». Anche su questo argomento l’autore intravede un inganno: «la trasformazione di un’ordinaria discussione sulla legislazione positiva in uno scontro ideologico sull’origine della vita». Teodori giunge fino a parlare esplicitamente di truffa (politica e intellettuale) commentando l’Appello contro l’eugenetica, lanciato a due settimane dal voto referendario con il sostegno di “laici” come Amato e Fassino. Grazie anche all’uso dell’astensionismo come «arma impropria», il risultato referendario ha quindi dato l’esito che ci si poteva prevedere.

Il testo allarga poi lo sguardo su altre tematiche (aborto, Pacs, ricerca scientifica), domandandosi perché Ruini e i suoi vescovi riscuotano tanto consenso all’interno del mondo politico. Teodori ritiene che «la vera ragione per cui la nuova strategia della Chiesa italiana ha avuto tanto successo a destra come a sinistra, è però dipesa dall’adesione che le hanno accordato personalità e ambienti di tradizione laica». La Chiesa deve avere il diritto di dire la sua, «ma la distanza tra un approccio clericale e uno laico, anche nei credenti, si misura nell’accettazione o nel rifiuto del ruolo del potere», tanto che di vera e propria sudditanza psicologica «soffrono quei gruppi non cattolici che oggi si propongono di rafforzare la morale sociale con una forte iniezione di Dio e della religione». Non a caso un capitolo è dedicato al «vizietto catto-comunista», con particolare riferimento a certe spericolate esternazioni di Fassino e Bertinotti.

Teodori chiude ricordando che «in una visione laica, il bene e il male, dunque il sistema di valori, non può essere indicato né dallo Stato né da qualsiasi altro potere, e l’individuo deve restare padrone di scegliere la sua morale». Difficile che sia ascoltato: le sirene di Benedetto XVI, che spavaldamente non disdegna di affermare che la Chiesa non rivendica alcun privilegio, suonano troppo soavi alle orecchie di una classe politica concentrata, troppo spesso, sulla pura contingenza di un’elezione da vincere o di una poltrona da occupare. Proprio per questo, tuttavia, questo libro costituisce un’altra ottima risorsa per chi non si vuole arrendere a questo dissennato andazzo.

Raffaele Carcano
Ottobre 2006