La Genesi

Francesco Guccini
1973

Una canzone molto più seria e più impegnata, oserei dire impegnatissima, una canzone che a me è stata ispirata - a me succede poche volte - però questa canzone mi è stata ispirata direttamente dall’alto. Ero lì nel mio candido lettino… e ho sentito una voce che diceva «Francesco!», dico «Soccia, ma chi è?»… dico «Uh?», diceeeeee: «Svegliati sono il tuo Dio», e allora così, in questo modo sollecitato, ho pensato di… dii… fare un’opera musicale colossale e mettere in musica l’Antico Testamento. Per ora sono riuscito a fare soltanto la Genesi… che è la vera storia della creazione del mondo.

Per capire la nostra storia
bisogna farsi ad un tempo remoto.
C’era un vecchio con la barba bianca:
lui, la sua barba, ed il resto era vuoto.

Voi capirete che in tale frangente
quel vecchio solo lassù si annoiava.
Si aggiunga a questo che, inspiegabilmente,
nessuno aveva la tivù inventata.

«Beh, poco male», pensò il vecchio un giorno:
«A questo affare ci penserò io.
Sembra impossibil ma in roba del genere,
modestia a parte, ci so far da Dio»
.

Dixit. Ma poi toccò un filo scoperto,
prese la scossa, ci fu un gran boato.
Come tivù non valeva un bel niente
ma l’Universo era stato creato.

«Come son bravo che a tempo perso
ti ho creato l’Universo!
Non mi sembra per niente male.
Sono davvero un tipo geniale!
Zitto, Lucifero, non disturbare,
non stare sempre qui a criticare!
Beh, sì, lo ammetto, sarà un po’ buio,
ma non dir più che non si vede un tubo!»

«Che sono parolacce che non sopporto!» - disse il vecchio a Lucifero - «E poi se c’è una cosa e un’altra che non posso sopportare sono i criticoni: fattelo te l’Universo se sei capace! Che me at dig un quel…» disse il ve’… era di antica origine modenese da parte di madre il vecchio; «Io parlo chiaro: pane al pane, vino al vino, anzi vin santo al vin santo. Sono buono e bravo ma se mi prendono i cinque secoli me at sbat a l’infèren com’è vero Dio!».

Ma poi volando sull’acqua stagnante
e sopra i mari di quell’Universo,
mentre pensava se stesso pensante
in mezzo a quel buio si sentì un po’ perso.

Sbattè le gambe su un mucchio di ghiaia
dopo una tragica caduta in mare.
Quando andò a sbattere sull’Himalaya
il colpo gli fece persino un po’ male.

Fece crollare anche un gran continente
soltanto urtandolo un poco col piede.
Si consolò che non c’era ancor gente
e che non gli era venuto poi bene.

Ma quando il buio gli fece impressione
disse, facendosi in viso un po’ truce:
«Diavol d’un angelo, avevi ragione.
Si chiami l’Enel, sia fatta la luce!»

Commutatori, trasformatori,
dighe idroelettriche e isolatori,
turbine, dinamo e transistori
per mille impianti di riflettori;
albe ed aurore fin boreali,
giorni e tramonti fin tropicali.
«Fate mò bene che non bado a spese,
tanto ho lo sconto alla fine del mese»
.

«Te Lucifero non ti devi interessare come faccio io ad avere lo sconto alla fine del mese. Ma cosa vuol dire corruzione? Una mano lava l’altra come si dice; vuoi che uno nella mia posizione non conosca nessuno? Però intanto ragazzi, andateci piano perché la bolletta la portano a me. M’avete lasciato accesa la luce al polo per sei mesi, sei mesi! No, sei mesi! Grazie che c’era freddo, i surgelati li debbo pur tenere da qualche parte. Adesso la tenete spenta sei mesi come… e poi quei ragazzi lì, come si chiamano quei ragazzini che vanno in giro con quella cosa, aureola si chiama, no no, nom am pies menga, no no no ragazzi: quelle cose li, io vi invento il peccato in superbia e vi frego tutti eh, adesso ve lo dico bisogna guadagnarsele… voi, a parte il fatto che non mi adorate abbastanza, no no no Lucifero, è inutile che tu mi chiedi scusa: adorare significa non dovere mai dire “mi dispiace”, tienitelo in mente…»

«Voi, ecco, io vi do ogni dieci atti di adorazione… vi do un buono, ogni dieci buoni voi mandate la cartolina che il 6 di gennaio ci ho poi tutta un’altra idea in testa… facciamo “Aureolissima” che è una festa bella. Piuttosto Lucifero, non sgamare… vieni qua ragazzo, com’è mi hanno detto che hai stampato un libro “Il Libretto Rosso dei Pensieri di…” oh bella roba il libretto rosso dei pensieri di Lucifero. Ragazzi mi piace… ma cosa vuol dire di sinistra, di sinistra… non sono socialdemocratico anch’io? Avanti al centro contro gli opposti estremismi!… eh ma… no no no, non ci siamo mica qua, se c’è uno che può pensare anzitutto sono io… e non tirare in mica ballo mio figlio - quel capellone - con tutti i sacrifici che ho fatto, per me lui lì finisce male ah me, me a tal deg… finisce male. Attento che te e lui, io ho delle soluzioni per voi che non vi piaceranno, per Dio, e non guardarmi male che qui dentro “per Dio” lo dico come e quando mi pare!»

Ma fatta la luce ci vide più chiaro:
là nello spazio girava una palla.
Restò pensoso, e gli parve un po’ strano;
ma scosse il capo: chi non fa non falla.

Rise Lucifero stringendo l’occhio
quando lui e gli angeli furon da soli.
«Guarda che roba! Si vede che è vecchio:
l’ha fatto tutto schiacciato sui poli!»

«Per riempire ’sto bell’ambiente
voglio metterci tante piante.
Forza, Lucifero, datti da fare:
ordina semi, concime e trattore.
Voglio un giardino senza uguali,
voglio riempirlo con degli animali!
Ma cosa fa ’sto cane che ho appena creato?
Boia d’un Giuda! M’ha morsicato!»

«Piuttosto fallo vedere da un veterinario che non vorrei aver creato anche la rabbia, gia così… cos’è che non ho creato? Lo sapevo: l’uomo non ho creato! Grazie, mi fate sempre fare tutto a me, mi tocca sempre fare! Qua se non ci sono io che penso a tutto… va beh nessuno è perfetto, sì lo so che sono l’Essere Perfettissimo Creatore e Signore. Grazie! Adesso ti trasformo in serpente così impari, striscia mò lì! Viuscia via!»
E portarono al vecchio quello che c’era rimasto… c’era un po’ di formaggio e due scatolette di Simmenthal, cioè lui li mise assieme e poi…

Prese un poco di argilla rossa,
fece la carne, fece le ossa,
ci sputò sopra, ci fu un gran tuono,
ed è in quel modo che è nato l’uomo.
Era un venerdì 13 dell’anno zero del Paradiso.