L’isola

Duilio Del Prete
1968

Si stava bene nell’isola, si viveva beati,
si cacciava e si pescava, tutto quel che vi cresceva
si prendeva e si mangiava, gnam, gnam.
Si stava bene nell’isola, si girava tutti nudi,
se una coppia si piaceva non appena si incontrava
dentro ai boschi si faceva zuk zuk.
E i bambini nascevano in grande quantità,
ma non figli di nessuno, no no, erano figli di comunità.

Poi un giorno nell’isola è arrivato uno strano,
dal colore un po’ malsano, una pelle sulla pelle
e lo sputafuoco in mano. Volle
parlare al capo dell’isola, parlò di forme civili,
ci guardò nei genitali e la vita da animali
(la ragion di tutti i mali) condannò.
Ci regalò le maglie, gli slip… ci fece lavorar,
ci parlò del guadagno e così imparammo a rubar.

Lo zuk zuk di nascosto e imparare il catechismo, Gesù,
e poi le parole nuove: ammazzare, fornicare,
guerra, razza, re, colore, Zulù.
«A ciascuno il suo posto» a ciascuno che cosa? - «Al nemico il perdono» - il nemico? -
Il cattivo il medio il buono, il padrone ed il villano,
il pagano ed il cristiano, la virtù.
Gli altri negri ci chiamavano “la tribù dei culi molli”
e qualcuno più inumano “i tabù del Vaticano”, no no no no no.

È una vita d’inferno, se ti muovi fai peccato;
col cervello rovinato, finalmente abbiam capito
che ci aveva abbindolato. Gesù disse:
“Sarà salvo solo chi il mio corpo avrà (amm) mangiato”
e noi gli abbiamo ubbidito: una sera, per divario,
ci mangiammo il missionario.
Se quel bianco elegante era buono così,
chissà quello ruspante che piattino da ricchì-cchì!