Newsletter UAAR n° 17

(30 aprile 2002)

  1. RICORSO AL TAR SUI CROCIFISSI: LA DIFESA DELLAVVOCATURA DELLO STATO
  2. AGGIORNAMENTO SULLA RICHIESTA DI INTESA CON LO STATO
  3. IL VESCOVO DI VERONA ATTACCA L’UAAR
  4. NUOVO CIRCOLO UAAR A VENEZIA
  5. ANCORA POLEMICHE PER LA PRESENZA CEI SUL TELEVIDEO

1. RICORSO AL TAR SUI CROCIFISSI: LA DIFESA DELLAVVOCATURA DELLO STATO

Nello scorso numero abbiamo annunciato il ricorso al TAR del Lazio, promosso dall’UAAR contro il Ministro dell’Interno, per non aver quest’ultimo emanato alcun provvedimento volto ad impedire la presenza dei crocifissi nei seggi elettorali. L’Avvocatura Generale dello Stato, che rappresenta il Ministero chiamato in causa, ha nel frattempo presentato la propria memoria difensiva, vergata dall’Avv. Sabelli.

Fondamentalmente l’Avvocatura cerca di sostenerne l’inammissibilità per motivi formali: il Ministero avrebbe risposto per tempo alla lettera dell’UAAR, ed il ricorso UAAR doveva limitarsi a richiedere la verifica dell’effettivo silenzio del Ministero. La nostra associazione ha controreplicato che la risposta del 27 gennaio 2001 non era un provvedimento, in quanto il soggetto che l’aveva redatta era il segretario particolare del Ministro, e si concretizzava nella trasmissione di un parere sostanzialmente anonimo, peraltro limitato alla constatazione che la materia non è regolata specificamente dalla legge. Quanto alla seconda constatazione, nulla ha da dire l’UAAR se il Tribunale ordinerà al Ministro di rispondere alla diffida inviata. Solo per l’ipotesi che il Ministro non ottemperi l’UAAR ha richiesto la nomina di un commissario perché provveda in sua vece.

L’Avvocatura entra soltanto in seguito nei motivi di merito del ricorso, sostenendo tesi che lasciano allibiti. Secondo la memoria presentata, «non si vede come la presenza del Crocefisso possa ledere la coscienza di chi si professa non credente»; «la presenza di Crocifissi… non concreta alcuna prescrizione di obbligo di comportamento a carico di credenti come di non credenti»; «non si può non riconoscere che la religione cattolica rappresenta la matrice culturale e artistica del nostro Paese»; «i ricorrenti si professano non credenti che valore per loro può avere un simbolo religioso» (mancanza di punteggiatura già presente nell’originale, n.d.r.). Livelli assurdi vengono poi raggiunti cercando di negare l’agnosticismo dell’UAAR, con questa brillante tesi: se un ateo sentisse una coercizione a pregare a causa della presenza del crocifisso, significa che non è ateo, e quindi non ha motivo di ricorrere!

Perentoria la risposta da parte dell’UAAR, contenuta nella memoria di replica: «… non è il caso di prendere sul serio un’affermazione come questa (se votare con la presenza del crocefisso fosse un atto di culto i non credenti che vogliano esercitare il diritto di voto sarebbero costretti a un atto di culto!) se non in quanto significa che l’assenza o la presenza del crocefisso in un luogo pubblico che tutti, credenti e non credenti, devono frequentare per esercitare un loro diritto di voto non è un fatto irrilevante. Se non lo è per gli uni non lo è neanche per gli altri: se i credenti cattolici possono essere turbati, come ritiene l’Avvocatura dello Stato, dall’assenza del simbolo religioso, i credenti non cattolici e i non credenti (atei e agnostici) possono essere turbati dalla sua presenza. Il discorso dell’Avvocatura, che per chi non crede il simbolo religioso non significa nulla e perciò non ha nessun interesse a che ci sia o non ci sia, è di una rozzezza disarmante».

2. AGGIORNAMENTO SULLA RICHIESTA DI INTESA CON LO STATO

L’ultimo Congresso dell’UAAR, svoltosi lo scorso novembre a Firenze, ha approvato a maggioranza la reiterazione della richiesta al Governo di avviare trattative volte alla stipula di un’Intesa. Una richiesta era già stata formulata nel 1995 e fu respinta dall’allora Sottosegretario Lamberto Cardia: a seguito di un ricorso UAAR il rigetto fu poi annullato dal Consiglio di Stato.

L’UAAR ha quindi spedito alla Presidenza del Consiglio una vera e propria diffida, chiedendo un riscontro entro sessanta giorni (termine perentorio stabilito dalla legge).

Nei giorni scorsi è pervenuta la risposta dalla Presidenza del Consiglio: con essa siamo stati informati «che si è ritenuto opportuno chiedere un competente parere in merito all’Avvocatura Generale dello Stato».

La stessa comunicazione, comunque, assicura che la richiesta verrà sottoposta al Consiglio dei Ministri, il quale assumerà la propria decisione in merito non appena l’Avvocatura avrà fornito il suo parere.

Ricordiamo che l’istituto delle Intese, disciplinato dall’articolo 8 della Costituzione, non disciplina soltanto la famigerata ripartizione dell’8 per mille del gettito IRPEF, ma anche la normativa inerente alcuni scopi fondamentali dell’attività dell’UAAR: dalla non discriminazione di un bambino che non frequenta l’ora di religione al diritto al conforto morale laico di un carcerato, militare o ricoverato ateo; dalla destinazione di uno spazio riservato alle commemorazioni laiche all’interno dei cimiteri alla reale esecuzione delle volontà di un defunto ateo; dalla celebrazione di matrimoni civili in strutture degne dell’evento all’intangibilità delle sedi dove si riuniscono atei e agnostici.

3. IL VESCOVO DI VERONA ATTACCA L’UAAR

L’attivismo del nostro circolo scaligero, culminato nell’invito a partecipare alla Giornata della Memoria, ed il buon riscontro ottenuto nel corso della manifestazione stessa devono aver fatto saltare i nervi al vescovo di Verona, monsignor Carraro.

Pochi giorni dopo, nel corso del suo messaggio pasquale, ha infatti esternato tutto il suo livore: «…e poi ci sono i sofferenti nello spirito e nell’intelligenza poiché non trovano senso nella vita, non sanno quale sarà il futuro e così magari si pronunciano agnostici o atei con un vuoto dentro che niente può nascondere. Anche in loro c’è il volto di Dio, il volto di Cristo si identifica con loro e porta loro la luce, se camminando con rettitudine di coscienza sapranno vivere con rispetto delle persone, con accoglienza e capacità di aiuto agli altri».

L’UAAR ha organizzato l’11 aprile una conferenza stampa, nel corso della quale è stato diffuso un comunicato:

«L’UAAR normalmente non si occupa né di confessioni religiose né di prelati. L’UAAR non cerca di convertire nessuno. Accoglie nella propria organizzazione le persone che, attraverso un percorso individuale, sono già approdate all’ateismo o all’agnosticismo. L’UAAR si occupa della laicità dello Stato e delle istituzioni pubbliche. Il circolo UAAR di Verona è intervenuto più volte nei confronti dell’Università perché il Rettore, negli ultimi due anni, ha inserito il rito cattolico della messa nel programma di inaugurazione, perché sponsorizza e finanzia convegni ed iniziative di collegi e di associazioni cattoliche, perché ha chiamato il vescovo per il rito della benedizione della nuova aula di informatica. Il circolo UAAR ha polemizzato con l’Università, non con il vescovo. Il circolo UAAR di Verona ha protestato con il ministro della difesa perché recentemente centinaia di ufficiali, sottufficiali e militari sono stati comandati e trasportati alla basilica di S.Zeno, in divisa ed in orario di servizio, per presenziare al rito cattolico della messa, celebrata dal vescovo. Non ci siamo occupati del vescovo.

Il circolo UAAR di Verona si è di recente lamentato con il direttore dell’AMIA perché nella sede dell’azienda ed in orario di servizio il personale è stato convocato per il rito cattolico della messa celebrata del vescovo. Nulla abbiamo avuto da dire nei riguardi del vescovo.

Sono solo alcuni esempi. Molte istituzioni veronesi non sanno, o fanno finta di non sapere, che non c’è una religione ufficiale. Ogni privilegio accordato ad una confessione religiosa è un abuso ed una discriminazione nei confronti delle altre confessioni religiose e delle associazioni che non si riconoscono in una forma di pensiero religioso.

Questa volta ci occupiamo del vescovo perché il 29 marzo scorso, parlando al microfono di una televisione, ha espresso ingiusti ed ingiustificati giudizi nei confronti di atei ed agnostici, dimostrando di non conoscerli direttamente e ricorrendo a stereotipi diffusi probabilmente nel suo ambiente. Il vescovo è andato così ad alimentare pregiudizi e discriminazione nei confronti di persone che hanno fatto scelte culturali diverse dalle sue. Vi è una grande difficoltà in una parte del mondo cattolico veronese di capire e di rispettare coloro che, battezzati, comunicati e cresimati in tenera età, sono pervenuti da adulti ad una visione atea o agnostica della vita».

4. NUOVO CIRCOLO UAAR A VENEZIA

Lo scorso 21 aprile, presso la sede del Centro di Documentazione «G. Levorin», si è svolta la riunione costitutiva del Circolo di Venezia dell’UAAR, alla presenza del Segretario nazionale Giorgio Villella, dei soci di Venezia e di numerosi simpatizzanti, alcuni dei quali alla fine dell’incontro si sono iscritti all’associazione. Coordinatore provvisorio è stato nominato Attilio Valier.

Dopo un dibattito interessante che ha riguardato tutti i temi più importanti della morale laica, è stata messa in evidenza la necessità di un approfondimento dei problemi inerenti la realtà veneziana, in particolare modo rispetto alle tematiche che coinvolgono gli anziani e il mondo della scuola. È su questo terreno che il nuovo Circolo di Venezia si vuole impegnare avviando delle iniziative nei prossimi mesi: conferenze e dibattiti su questioni particolarmente avvertite dalla popolazione quali l’eutanasia, il servizio di assistenza laica ai cittadini che lo richiedono, la necessità di disporre di uno spazio per i funerali non religiosi e la lotta contro la tendenza a rafforzare la scuola confessionale privata a scapito di quella pubblica. Il Circolo s’impegna ad allestire tavoli per promuovere la conoscenza delle teorie atee e agnostiche, mettendo a disposizione del materiale per far conoscere le finalità della sua azione.

Altri soci UAAR si stanno attivando per costituire dei Circoli nella propria città. La newsletter segnalerà puntualmente ogni nuova istituzione.

5. ANCORA POLEMICHE PER LA PRESENZA CEI SUL TELEVIDEO

Ne avevamo già parlato sulla newsletter numero 2, del 27 dicembre 2000, quando il «caso» era appena scoppiato: nel corso di un rinnovamento della veste grafica, il servizio Televideo della RAI-TV riservò alcune pagine alla Conferenza Episcopale Italiana, collocandola incredibilmente fra le istituzioni (tra Ministeri, rami del Parlamento ed altri enti statali) anziché tra le associazioni. Lo spazio disponibile era ed è utilizzato dalla CEI esclusivamente per fare cassa, propagandando la firma a suo favore per la destinazione dell’8 per mille IRPEF.

L’UAAR spedì una vigorosa lettera di protesta ed altrettanto fecero alcuni soci, riuscendo anche ad ottenere la pubblicazione di un commento su qualche giornale.

La RAI rispose che lo spazio era a pagamento ed a disposizione di chiunque lo volesse, senza fornire però una tabella ufficiale dei prezzi, e senza che la cosa risulti in alcun modo dalla lettura delle pagine stesse. Sulla definizione di «istituzione» attribuita alla CEI non trovò nulla da eccepire: insomma, il solito muro di gomma contro cui si debbono confrontare giornalmente gli atei e gli agnostici in Italia.

Il 13 marzo scorso, su sollecitazione di un socio UAAR, i deputati Valpiana, Deiana, De Simone e Pisapia (Rifondazione Comunista) hanno presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio. Questo il testo:

«premesso che la pagina 400 di televideo RAI è dedicata alle Istituzioni ed elenca le diverse pagine in cui si possono trovare le informazioni relative alle diverse istituzioni dello Stato, quali la Camera, l’U.E., il Ministero dell’Interno, il Ministero della Difesa, e che in questa pagina tre le istituzioni compare anche la CEI (Conferenza episcopale italiana), si chiede:

  • se e quando la Conferenza episcopale sia diventata una delle istituzioni dello Stato italiano;
  • in base a quale disposizione della Repubblica italiana si dia la definizione di istituzione alla Conferenza episcopale;
  • se non ritenga che tale enumerazione possa creare confusione nell’utente di Televideo sull’appartenenza della CEI alle Istituzioni dello Stato italiano;
  • se intenda dare disposizioni immediate affinché l’emittente di Stato elimini questa grave incongruenza».

Il Presidente della Camera non ha ritenuto di inoltrare l’interrogazione al Governo perché ritenuta inammissibile, in quanto «il quesito ivi formulato fa riferimento ad attività di competenza degli organi di amministrazione della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo che, esulando dalla sfera di attribuzioni dell’Esecutivo, non possono costituire oggetto di atti di sindacato ispettivo». La decisione risulta tanto più grottesca in giorni in cui le forze politiche e di Governo si azzuffano per occupare le diverse poltrone RAI: per abbattere i muri di gomma ci vuole tanta pazienza, tanta insistenza e tanto, tanto lavoro.