Dichiarazioni

Dichiarazione sulla natura dell’Uaar

Un’associazione che opera sul piano delle scelte filosofiche non è un’associazione di filosofia o di filosofi: tutti gli uomini, con piena legittimità e come espressione ineliminabile della loro esistenza, compiono scelte filosofiche più o meno consapevoli, anche senza alcuna preparazione specifica.

Dal momento che si colloca sul piano delle scelte esistenziali, delle concezioni del mondo, degli atteggiamenti nei confronti della vita e del suo significato, l’Uaar, in quanto organizzazione filosofica non confessionale, si propone di rappresentare le concezioni del mondo razionaliste, atee o agnostiche, come le organizzazioni filosofiche confessionali rappresentano le concezioni del mondo di carattere religioso.

L’Uaar sostiene il diritto al pari trattamento, in ogni ambito interpersonale e di vita sociale, di tutte le concezioni del mondo e delle relative organizzazioni e lotta contro ogni discriminazione e contro ogni posizione di privilegio di una concezione del mondo (e della relativa organizzazione) rispetto a un’altra, e chiede che le istituzioni pubbliche, a qualsiasi livello, rispettino i suddetti principi.

L’Uaar si distingue dalla maggior parte delle religioni anche perché non aspira a “omogeneizzare” il pensiero dei suoi aderenti. Anzi, è contraria a ogni forma di pensiero unico, in qualsiasi campo lo si voglia imporre. Ci sono molti modi diversi di vivere l’agnosticismo o l’ateismo, e l’Uaar li rispetta tutti. In definitiva, sono numerosi gli atteggiamenti ed elaborazioni di pensiero compatibili con l’adesione all’Uaar. D’altro canto non è di alcun interesse la separazione fra atei e agnostici, quando gli scopi di libertà e di ricerca sono comuni. Anzi, l’eterogeneità costituisce una garanzia contro involuzioni integraliste, in quanto già nei rapporti interni gli aderenti rispettano le reciproche convinzioni.

La conoscenza delle numerose concezioni del mondo a impostazione atea o agnostica è decisamente carente, e attivamente impedita e avversata fin dai programmi scolastici. Si tratta, quindi, di rompere tale emarginazione, favorendo la ricerca personale e collettiva degli aderenti, da un lato, e la divulgazione e la discussione pubblica, dall’altro.

L’Uaar può sfruttare appieno il vantaggio di non richiamarsi a tradizioni ottocentesche, di non essere vincolata a particolarismi di sorta, di non avere complicati equilibri politici da salvaguardare, di non temere di offendere le credenze di chi è cattolico più che quelle di chiunque altro. Questo deve indurla a premere senza compromessi per le revisioni costituzionali che sono alla base del nostro impegno.

Dichiarazione sull’ateismo, l’agnosticismo e la razionalità

L’aggettivo “razionalisti”, riferito sia agli atei sia agli agnostici, intende esprimere la scelta dell’approccio razionale e dell’esercizio del ragionamento a-fideistico quali principi fondanti la ricerca e l’elaborazione. Ciò non significa necessariamente abbracciare l’atteggiamento filosofico vicino allo scientismo che talvolta viene definito razionalismo, né alcun corpus dogmatico che pretenda di offrire spiegazioni che, anche sotto forme pseudo scientifiche, pretendono di essere “definitive” L’aggettivo “razionalisti” funge da radicale discriminante nei confronti dell’irrazionalismo, ivi compreso quello di natura non religiosa.

Nel definire gli atei e gli agnostici, dunque, l’Uaar ritiene che non si debbano considerare tali coloro che, anche non seguendo alcuna delle religioni ufficiali, credono nella vita ultraterrena, nei demoni, nella reincarnazione, nel destino, nei fantasmi, nella cabala, nell’astrologia, nelle energie, negli influssi o in altre forme di fideismo che si sottraggono in linea di principio all’applicazione della indagine razionale.

L’Uaar ritiene che l’assenza di convinzioni trascendenti e la libertà da pregiudizi, dogmi e assiomi rappresenti la migliore premessa per la vita individuale e collettiva di tutti gli esseri umani. L’adesione a una data religione è dovuta, salvo rari casi, all’accettazione conformistica di credenze e tradizioni sia familiari sia sociali. In questo senso le religioni fungono spesso da fattore di coesione di gruppi, trasformando gli elementi di differenza in motivi di conflitto con altri gruppi. L’esercizio della ragione e della libertà di pensiero rappresentano quindi uno strumento essenziale per superare particolarismi e forme regressive.

Dichiarazione sull’anticlericalismo

L’Uaar non è primariamente anticlericale, perché vede il proprio ruolo in positivo, come proposta di valori, fra gli altri, di pluralismo autentico, di confronto democratico, di privilegio della razionalità e della conoscenza scientifica. Si ritiene anticlericale solo in quanto si oppone alle ingerenze clericali, da qualunque religione siano compiute, nella vita sociale e politica e nelle scelte individuali.

Dichiarazione sull’umanismo

L’Uaar aderisce all’International Humanist and Ethical Union [ora Humanists International] e fa pertanto propria la sua “Dichiarazione di Amsterdam sull’umanismo”: “L’umanismo è una visione democratica ed etica della vita, che afferma che tutti gli esseri umani hanno il diritto e la responsabilità di dare significato e forma alle proprie esistenze. Propugna la costruzione di una società più umana attraverso un’etica basata su valori umani e su altri valori immanenti, nell’ottica della ragione e della libera ricerca attraverso le abilità umane. Non è teistica, e non accetta visioni soprannaturali della realtà”.

Dichiarazione sulla Costituzione

L’Uaar pur facendo proprie la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e la Costituzione della Repubblica Italiana fa notare che esse si limitano a sancire la libertà di professare la propria religione. La libertà di non credere in alcuna religione è normalmente considerata implicita. L’Uaar ritiene indispensabile che in ogni contesto legislativo in cui viene menzionata la libertà di religione (che in realtà è già sottintesa nelle libertà di pensiero, di coscienza, di parola e di associazione) si citino espressamente entrambe le scelte, cioè libertà di professare una religione o di non averne alcuna.

L’articolo 7 stabilisce inoltre che i rapporti fra Stato e Chiesa Cattolica sono regolati dai Patti Lateranensi e che ci vuole l’accordo delle due parti per modificarli. Tale meccanismo di revisione consensuale affida al beneplacito della controparte, cioè del Vaticano, ogni proposito revisionista e rappresenta, di fatto, una riduzione inaccettabile della sovranità del nostro Paese.

Inoltre, la Costituzione è limitata da articoli, il 7 e l’8, dove si affermano i diritti di una particolare religione o dove le religioni vengono citate senza alcun riferimento alle concezioni filosofiche non religiose. Tali articoli sono in contrasto con l’articolo 3 nella sua interpretazione vigente e con la legge n. 57/2005, che ha ratificato il trattato di adozione della Costituzione europea, che riconosce esplicitamente le associazioni filosofiche non confessionali.

L’Uaar non può che proporsi l’abrogazione dei suddetti articoli della Costituzione italiana. Tale obiettivo si scontra con una miriade di privilegi e di discriminazioni che incidono profondamente sulla società. Del resto se gli articoli citati non incidessero non verrebbero difesi con tanta sorda caparbietà, il loro carattere confessionale è un fattore di inquinamento permanente della democrazia italiana.

L’Uaar aderisce al testo costituzionale per quanto riguarda in particolare le istanze pacifiste (art. 11: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione alle controversie internazionali…”) e denuncia il pericolo della contrapposizione di concezioni integraliste della storia e dell’utilizzo di categorie come le guerre di religione per nascondere i reali motivi dei conflitti nel mondo. Denuncia altresì l’utilizzo che viene attualmente fatto della religione per legittimare il proprio potere nonché per perpetrare sia azioni offensive contro altri popoli sia atti di terrorismo.

Dichiarazione sulla politica

Un’effettiva uguaglianza di trattamento per tutte le concezioni del mondo è un elemento essenziale per il progresso democratico. Per questo l’Uaar sostiene apertamente ogni movimento che nella società persegua questi obiettivi e ritiene che nessun iscritto all’Uaar possa sostenere posizioni di tipo antidemocratico. In questo senso si intende contrastare l’autentico totalitarismo di chi si adopera per imporre per legge a tutti i cittadini i principi morali di una particolare concezione del mondo.

Alla base della situazione italiana, in questo campo, c’è un’anomalia della cui portata bisogna prendere pienamente coscienza. Si tratta della presenza del cosiddetto Stato del Vaticano il quale, oltre a rappresentare una sorta di turlupinatura giuridica internazionale, è lo Stato più teocratico, autoritario e maschilista che si possa immaginare. Il suo riconoscimento internazionale è un’abnormità che si spiega con il suo ruolo-chiave nel garantire il prestigio e nell’affermare i valori dell’Occidente. Per questo non possono essere considerate delle pure contingenze né l’art. 7 né il peso del Partito Cattolico Trasversale.

Dobbiamo infatti constatare con preoccupazione come, negli ultimi decenni, la vita politica italiana sia stata caratterizzata da un’ossessiva rincorsa al sostegno clericale. Il crollo della Democrazia Cristiana, anziché costituire la premessa di uno svincolo dalle ingerenze cattoliche nell’attività di governo, ha viceversa prodotto la “democristianizzazione” di tutte le altre forze politiche attraverso l’afflusso di quadri dirigenti legati a una tradizione confessionale. Di questo ha immediatamente approfittato il Vaticano accentuando un interventismo assolutamente non giustificato dalla realtà sociale italiana e differenziando la propria strategia di marketing conferendole, nel centro destra, accentuazioni più tradizionalmente “cattoliche” e, nel centro sinistra, movenze più “ecumeniche”; tirando comunque le fila delle due componenti e riscuotendo da entrambe.

Il risultato è stato l’impoverimento della democrazia, rappresentato eloquentemente da quelle competizioni elettorali in cui la scelta era limitata a due soli candidati, entrambi rivendicanti la propria etichetta di “buon cristiano”. I pochi, sparuti parlamentari coerentemente sostenitori di una concezione laica dell’impegno politico sono conseguentemente costretti sulla difensiva.

L’Uaar, riconoscendo ovviamente il fondamentale ruolo dei partiti politici previsto dalla Costituzione repubblicana, non ha però punti di riferimento in nessuno di essi. Riafferma in ogni caso la sua totale opposizione al fascismo e/o ai regimi antidemocratici e totalitari.

Nessuna concessione può essere fatta ai partiti che sfruttano le credenze religiose per ampliare i propri consensi.

Inoltre l’Uaar è decisamente estranea a tutte le forze politiche le quali, pur definendosi laiche, appoggiano fortemente le tradizioni particolaristiche e, in definitiva, anche quelle religiose, o coltivano ideologie e pratiche intrise di misticismo e di esaltazione.

Invece è fondamentale mettere i partiti che si definiscono laici di fronte alle loro responsabilità e ai loro pretesi richiami ideologici. Lo sforzo principale sarà rivolto al loro coinvolgimento nella revisione costituzionale e nella riparazione dei guasti del Concordato.

Dichiarazione sull’associazionismo laico

La nostra peculiare natura di associazione omologa (in senso lato solo ed esclusivamente con riguardo al proprio carattere di organizzazione filosofica non confessionale, come evidenziato dalla Costituzione europea) alle organizzazioni confessionali ci consente, a differenza di altre associazioni laiche, di rivendicare in modo del tutto legittimo pari diritti con gli aderenti a organizzazioni confessionali e di presentarci, quindi, con maggiori credenziali nei confronti dei nostri interlocutori.

A fronte dell’ondata di neo-confessionalismo che pervade il nostro paese, dobbiamo dunque ricercare convergenze con tutti coloro, e sono tanti, che temono una deriva clericale nella legislazione italiana. È quindi fondamentale aumentare i momenti di confronto con realtà affini, e perseguire con maggior decisione momenti di sensibilizzazione istituzionale.

L’Uaar concorderà con le associazioni affini, nei limiti del possibile e nell’interesse primario dei suoi scopi generali, una lotta unitaria, con criteri di massima apertura, partendo innanzitutto da una coalizione delle forze più coerentemente laiche.

L’Uaar intende continuare a collaborare, su specifici temi, con le associazioni laiche che operano in settori particolari (educazione, diritti dell’uomo, ecc.). Inoltre si impegna ad aprire nuove forme di cooperazione con altre associazioni non confessionali, in particolare sindacati, associazioni culturali e di volontariato e con le minoranze di genere e orientamento sessuale. Non dobbiamo dimenticare che il pregiudizio religioso e l’ostracismo colpiscono concordemente due grandi minoranze italiane: i non credenti (circa dieci milioni) e gli omosessuali (circa cinque milioni). Non ci potrà invece essere nessuna collaborazione, con associazioni confessionali e non, che mirino a limitare le libertà democratiche definite dalla Costituzione.

L’Unione delle scarse forze si impone anche su scala internazionale, dove opera già una sorta di “internazionale religiosa” egemonizzata dalla Chiesa cattolica, e per questo motivo è membro attivo sia dell’Iheu (International Humanist and Ethical Union) [ora Humanists International], sia dell’Ehf (European Humanist Federation).

Un importante campo di esercizio del potere clericale tende oggi, con l’applicazione del principio costituzionale di sussidiarietà, a costituirsi nell’ambito del cosiddetto “Terzo settore”. L’Uaar afferma con forza la sua contrarietà alla delega, quasi d’ufficio, alle organizzazioni religiose della gestione di iniziative di solidarietà, assistenza e volontariato. Nei fatti tale delega favorisce la manipolazione delle coscienze e la pratica del proselitismo. A fronte di ciò l’Uaar rivendica il principio per cui le attività di assistenza non veicolino in nessuna maniera manipolazioni sulle coscienze, in particolare con i finanziamenti pubblici. L’Uaar riafferma comunque la superiore dignità del volontariato laico in quanto il suo solidarismo è senza contropartite ultraterrene.

Dichiarazione sull’etica

Un punto particolarmente importante, per l’aspetto filosofico, è quello dell’etica, dei principi morali, di cui le religioni pretendono di possedere il monopolio. L’osservanza di principi etici è, in realtà, un problema essenzialmente umano, relativo ai rapporti tra gli individui e le collettività. I valori etici provengono dalla coscienza individuale e quindi riguardano la libertà di scelta. Solo una posizione autonoma da ogni ipotesi teologica può garantire veramente la libertà, e quindi la responsabilità morale che questa comporta.

Nel pensiero religioso si ravvisa inoltre l’autolimitazione della ragione e l’oppressione interiore, oltre che esteriore, derivanti dal dogmatismo, dall’oscurantismo (pensiamo al concetto di peccato dei cattolici), dallo stordimento dei riti e dall’ossessività dei culti.

Gli atei e gli agnostici consapevoli non sono affatto meno morali di chi crede in qualche entità sovrannaturale.

Anzi, dal momento che i loro principi sono frutto di libera adozione e convincimento, è presumibile che siano più saldi di quelli di chi si limita a prenderli già confezionati da qualche predica o da qualche libro. La ricerca del giusto/ingiusto ci appare sicuramente più etica dell’osservanza sottomessa al permesso/proibito.

L’Uaar propone invece un’etica della responsabilità e del rispetto dell’altro. Si assumerà in particolare il compito di denunciare le discriminazioni contro atei e agnostici, e di solidarizzare in ogni modo con chi è colpito da tali discriminazioni. Allo stesso tempo ritiene che la coerenza di comportamento degli atei e degli agnostici sia fondamentale, consapevole di proporre la ricerca di uno stile di vita alternativo a quello preconfezionato dalle religioni, anche qualora questo comporti qualche forma di imbarazzo sociale.