Lettere dalla Terra

Mark Twain
Piano B
2011
ISBN: 
9788896665367

Il nome di Mark Twain, qui in Italia, richiama subito alla mente opere come Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn e forse pochi sanno che il grande scrittore americano ha prodotto una ricca serie di racconti, romanzi, saggi filosofici e morali e riflessioni di una forza tale da non poter essere facilmente pubblicati. Perché questo? È presto detto: i suoi scritti lasciano defluire da ogni parte la sua irriverenza nei confronti delle religioni rivelate, arrivando alla blasfemìa e alla derisione di certi fenomeni chiamati “miracoli”.

Il libro in questione, Lettere dalla Terra, originariamente scritto nel 1909, fu pubblicato in America solo nel 1962, per volontà della figlia, anche se lo scrittore aveva disposto la sua diffusione solo a partire dal 2006, proprio perché temeva che, durante la sua epoca, un libro simile avrebbe messo a dura prova la propria vita e quella dei suoi eredi.

Questo libro di poche decine di pagine è diventato, in poco tempo, il baluardo di molte organizzazioni atee e umanistiche ed è stato contestato dai “benpensanti” conservatori.

Ricco di esilaranti frecciate satiriche e ironiche rivolte ai contenuti biblici, racchiude in sé tutto il pensiero scettico e dissacratorio di Twain su Dio, sull’uomo, sull’universo; una sorta di liberazione, di “vomito” verbale per eliminare parole indicibili perché non accettate dalla “morale” del tempo.

L’autore, influenzato dal pensiero di Johnn J. MacFarlane, di T. Paine e di C. Darwin, fa scrivere queste lettere ad un Satana “poco diabolico, un po’ monello e come monello disposto a dire la verità senza peli sulla lingua”. Un Satana che, esiliato sulla Terra, si meraviglia dell’irrazionalità, dell’incoerenza, dell’ipocrisia degli uomini e della loro presunta superiorità rispetto agli altri animali, un Satana che è vicino alle donne, che si indigna per le ingiustizie e per le inutili sofferenze inflitte agli esseri viventi, che si accorge delle crudeli contraddittorietà del Dio creatore, un Satana che sa anche strappare qualche sonora risata al lettore con eleganza e raffinatezza linguistica.

Insomma, un faro nell’oscurità che si chiama ignoranza, in quel buio della ragione che religioni e testi sacri di vario genere hanno saputo alimentare fino ai nostri giorni.

L’introduzione, curata da Romolo Giovanni Capuano, fornisce al lettore alcuni cenni sulla vita dello scrittore, di come le sue idee antireligiose fossero attribuite, principalmente, alle sventure familiari ed economiche che Twain dovette affrontare negli ultimi anni della sua vita. Sebbene non sia stato possibile etichettare le idee di Twain in termini di agnosticismo, teismo, ateismo, etc., Capuano polemizza, a tale proposito, sul luogo comune che molti religiosi utilizzano per «sbarazzarsi delle convinzioni degli atei. Gli atei, cioè, sarebbero tali non per una matura, consapevole, meditata riflessione ed elaborazione delle questioni religiose, ma in reazione a un trauma che impedisce loro di cogliere tutta la profondità delle credenze del divino (…) In altre parole non si è atei per libera scelta – cosa impossibile dal momento che credere è naturale e sano - ma perché qualcosa viene a contaminare e rendere impura quella fondamentale credenza».

Dopo aver letto Lettere dalla Terra vi assicuro che potrete dedurre l’esatto contrario di questo luogo comune: tutte le argomentazioni di Twain, per “bocca” di quel diavolo di un Satana, sono proprio il frutto di un maturo e sistematico ragionamento intorno alle bizzarrie di ciò che per secoli è stato fatto passare per l’Unica Verità.

Un libro da non perdere.

Rosalba Sgroia
Circolo UAAR di Roma
Dicembre 2006

 

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  • Le lettere che Satana («questo provinciale» in senso pascaliano, questo visitatore illuminista del creato) invia ai suoi ex amici arcangeli, hanno un solo intento: smontare pezzo a pezzo la narrazione biblica degli eventi del mondo.

Del grande autore nordamericano, e di quest’opera in particolare, scrive ottimamente Franco Ferrucci nella prefazione: «Il tema centrale delle Lettere dalla Terra è la stupidità umana. […] Il fatto è che per Twain la religione è una delle prove incontrovertibili della vocazione umana alla stupidità. Manca completamente in Twain un aspetto ricorrente della meditazione laica sul problema religioso: lo sforzo di capire i bisogni a cui esso risponde (si pensi a Hume e a Feuerbach). Queste Lettere non sono un libello anticlericale ma un testamento antireligioso. Almeno come instrumentum regni, la religione così smascherata non potrà più funzionare: in essa è il compendio dell’umana follia e una cattiveria che si giustifica attraverso pretese morali».

  • Lettera di Satana. […] Eppure l’uomo, soavemente e sinceramente, si autodefinisce «la più nobile creatura di Dio». È l’assoluta verità. E non che questa sia un’idea nuova: l’uomo ne parla da secoli e vi ha sempre creduto, senza che mai nessuno ci abbia riso sopra. Come se non bastasse, l’uomo è convinto di essere il beniamino del Creatore, crede che il Creatore sia orgoglioso di lui e persino che lo ami, che abbia una vera passione per lui, che vegli la notte per ammirarlo (pensate un po’!), che lo protegga e lo tenga lontano dalle sventure. Prega il Creatore, e crede che egli lo ascolti (6).
  • E qui debbo darvi un altro colpo: l’uomo è convinto di andare in Cielo! Ha addirittura maestri stipendiati che glielo insegnano e gli dicono anche che esiste un inferno, un fuoco eterno in cui brucerà se non osserva i Comandamenti. Che cosa sono i Comandamenti? Sono una vera curiosità, e ve ne parlerò presto.
  • Seconda lettera. […] Ecco i fatti. Ora sapete che cosa piaccia e che cosa non piaccia alla razza umana. Ed essa ha inventato tutto da sola, col proprio cervello, un paradiso; immaginate un po’ com’è? […] Nel paradiso immaginato dall’uomo tutti cantano! L’uomo che non cantava sulla Terra, canterà invece là, colui che sulla Terra non sapeva cantare, saprà farlo in paradiso. […] Dovete anche tener presente che si tratta di una cerimonia di glorificazione: una cerimonia di omaggio, adulazione. Lusinga. Volete sapere chi è colui che sopporta questo peculiare omaggio, questo folle onore, e che non soltanto lo sopporta, ma ne gode, ne è felice, lo richiede, lo esige? Trattenete il fiato! È Dio! Cioè, il dio di questa razza.
  • La verità è che gli uomini non pensano: pensano soltanto di pensare, mentre in realtà non pensano. […] Qui sulla Terra ogni nazione odia l’altra, e tutte odiano gli ebrei. Eppure ogni uomo pio adora il paradiso e vuole andarci!
  • Terza lettera. […] Una delle religioni principali è chiamata Cristianesimo. Vi interesserà certamente una breve spiegazione di questa religione, spiegata dettagliatamente in un libro di due milioni di parole, il Vecchio e il Nuovo Testamento. Il libro ha anche un altro nome: il Verbo di Dio, perché i cristiani credono che ogni sua parola sia sta dettata personalmente da Dio (12).
  • Da trent’anni gli astronomi cristiani sanno che la loro divinità ha creato la Terra, ma non le stelle, in quei fatidici sei giorni, ma l’astronomo cristiano non entra i particolari, né lo fa il prete.
  • Nel vostro e mio paese potremmo permetterci di prendere in giro questo tipo di morale, ma non sarebbe gentile farlo sulla Terra. Molti uomini hanno la capacità di ragionare, ma non l’usano nelle questioni religiose (16).
  • Quarta lettera. […] Il dolce sesso, il sesso più desiderato ed amabile, era palesemente all’apice della sua fortuna, perché era capace di attirare persino gli dèi. Dèi veri. Scendevano dal Cielo e se la spassavano con quei giovani e caldi germogli. Ce lo racconta la Bibbia (17).
  • Gli uomini erano pessimi soggetti e, poiché non sapeva come correggerli, Dio decise saggiamente di distruggerli. Questa è la sola idea illuminata ed elevata che la Bibbia gli attribuisca, e la sua reputazione sarebbe stata garantita per l’eternità se soltanto egli avesse saputo rimanervi fedele e attuarla (17).
  • Sesta lettera. Il terzo giorno sull’Arca si scoprì che era stata dimenticata una mosca. […] E così la sacra specie fu provvidenzialmente salvata. Provvidenzialmente. È questa la parola giusta, perché la mosca non era stata dimenticata per caso. No. Nel fatto va riconosciuta la mano della Provvidenza (21).
  • Come dicevo, l’invidia è la chiave; presente ed evidente in tutta la storia di Dio. È la sostanza del suo temperamento, la base del suo carattere. […] La paura che se Adamo ed Eva avessero mangiato il frutto dell’Albero della conoscenza sarebbero diventati «come Dio» scatenò la sua invidia al punto di sconvolgergli la ragione, sicché fu incapace di trattare quelle povere creature con giustizia e carità, e non seppe nemmeno astenersi da un comportamento crudele e criminale verso i loro innocenti discendenti (21).
  • Tenete presente tutto ciò e cercate ora di indovinare quale sia il nome prediletto con cui l’uomo chiama questo feroce Comandante Supremo. Vi risparmierò la fatica, ma non dovete ridere: lo chiama Nostro Padre Celeste.
  • Il modo di funzionare del cervello umano è assolutamente peculiare. Il cristiano parte da questa affermazione diretta, precisa, inflessibile e intransigente: Dio sa tutto ed è onnipotente.
  • Il cristiano attribuisce al Creatore tutte le caratteristiche di un mascalzone, e giunge poi alla conclusione che un mascalzone e un padre sono la stessa cosa! (24)
  • Ottava lettera. […] Il Dio di questa gente ha mostrato loro con milioni di azioni di non rispettare alcuno dei comandamenti della Bibbia. Egli li viola uno per uno, adulterio e tutto il resto (32).
  • Decima lettera. La prima volta che la Divinità scese sulla Terra, portò la vita e la morte; la seconda volta portò l’inferno. […] Ad un certo momento, Dio si accorse che la morte era stata un errore, nel senso che era insufficiente […] bisognava comunque trovare il modo di perseguitare il morto anche oltre la tomba. La Divinità meditò sulla questione, senza successo, per quattromila anni; ma non appena scese sulla Terra e diventò cristiano, la sua mente si illuminò , e seppe cosa doveva fare… Inventò l’inferno e ne promulgò l’esistenza (36).
  • E invece è proprio Gesù Cristo che ha inventato e proclamato l’inferno! […] Se è vero che la palma della malvagità va indubbiamente a Gesù, inventore dell’inferno, Dio era cattivo e duro abbastanza anche prima di diventare cristiano (37).
  • Undicesima lettera. Le Beatitudini e i capitoli citati dei Numeri e del Deuteronomio dovrebbero essere sempre letti insieme dal pulpito: solo così i fedeli potrebbero avere una visione completa del nostro Padre Celeste. Ma non mi consta che un prete l’abbia mai fatto (44).
  • Riflessioni sulla religione. Sfacciatamente, noi chiamiamo Dio «fonte della misericordia» pur sapendo che mai una sola volta nella sua storia egli ha esercitato quella virtù (96).
  • La nostra concezione di Dio rivela una ridicola confusione mentale. Nulla nella storia - nemmeno in tutta la sua divina storia - è neppure lontanamente paragonabile all’atrocità dell’invenzione dell’inferno.
  • La nostra è una religione terribile: tutte le flotte del mondo potrebbero navigare comodamente nel sangue innocente che essa ha versato (101).
  • La Bibbia compie quotidianamente la sua opera funesta di diffusione di vizi e di idee corrotte in ogni famiglia protestante della cristianità, ed è più dannosa di tutti i libri osceni presi insieme. È facile proteggere i giovani da quegli altri libri, ma non vi è difesa contro la Bibbia letale (105).
  • Con sottile ironia nobilitiamo Dio con l’appellativo di Padre, pur sapendo bene che un padre come lui lo impiccheremmo, se riuscissimo a catturarlo (109).
  • Parliamo ora della razza umana, che ha molte doti simpatiche e accattivanti. È forse la più meschina di tutte le invenzioni di tutti gli dèi, ma non lo ha mai sospettato. Non v’è nulla di più delizioso dell’ingenua e presuntuosa esaltazione che la razza umana fa di se stessa: senza ombra di vergogna o di modestia, l’umanità sostiene di essere l’opera più nobile di Dio (112).
  • Sul terreno morale l’uomo distingue sempre fra se stesso e il proprio Creatore: esige che i suoi simili osservino un codice morale molto rispettabile, ma non disapprova la totale mancanza di morale del suo Dio (113).
  • Sappiamo tutti perfettamente […] che Dio, e Dio solo, è responsabile di ogni azione umana, dalla culla alla tomba. Lo sappiamo benissimo: nel profondo del nostro cuore e non ne abbiamo il minimo dubbio, e non esitiamo a definire idiota chiunque sia convinto di poter commettere un peccato contro Dio, o sia convinto di pensare di avere un debito verso Dio, e di doverlo quindi ringraziare, riverire e venerare (113).
  • Un vagabondo all’estero: i francesi e i comanches. Parliamo ora di crudeltà, ferocia e genio del massacro. […] Nessun’altra religione ha saputo elaborare così raffinate atrocità quanto la religione mite e umile dei francesi. Quest’ultima affermazione, tuttavia, è in un certo senso ingiusta, perché i comanches non hanno religione, e quindi non hanno alcun pressante motivo per salvare i propri fratelli uccidendoli (163).
  • La notte di San Bartolomeo è stata indubbiamente il più brillante modello di massacro che sia mai stato pensato e attuato in questo mondo. […] Era il 1572, ed era sorto un malinteso su una questione religiosa. Il francese è un uomo estremamente devoto, e non si accontenta di esserlo solo lui, ma vuole che lo sia anche il suo vicino, altrimenti lo uccide e lo fa diventare devoto. Sì, se il vicino rifiuta di condurre una vita santa e pia, egli prende un’ascia e lo converte immediatamente (165).
  • La maledetta razza umana. Il mondo è stato creato per l’uomo? […] Alla fine comparve la scimmia, e tutti compresero che l’uomo era ormai vicino. E fu proprio così. La scimmia continuò a svilupparsi per cinque milioni di anni, e quindi si trasformò in uomo, almeno in apparenza (191).

L’AUTORE

Mark Twain (1835 Florida, Missouri, USA - 1910 Redding, Connecticut, USA), scrittore e giornalista statunitense celebre per il suo scettico moralismo e umorismo, autore di celebri capolavori (Le avventure di Tom Sawyer, Huckleberry Finn), di reportage e libri di viaggio, oltre che di meno noti saggi iconoclasti quali appunto queste Letters From The Earth.

Luciano Franceschetti
Giugno 2000