Il Terzo Congresso Nazionale dell’UAAR (1998)

La vignetta del Congresso

Ecco in sintesi i momenti più significativi del III Congresso nazionale dell’UAAR, tenutosi a Trento domenica 17 maggio 1998, dalle ore 10 alle 18, nella sala della Circoscrizione di S. Giuseppe (nomina numina).

Apre i lavori il segretario Romano Oss. Oltre ai saluti augurali pervenuti da Associazioni affini italiane e straniere, giustifica l’assenza, tra gli invitati, di Walter Siri in rappresentanza dell’Associazione per lo Sbattezzo di Fano.

Dopo i congressi di fondazione di Venezia (1992) e di attuazione di Bologna (1995) - sotto la segreteria di Martino Rizzotti - l’UAAR ha consolidato la propria struttura e accresciuto visibilità e consensi grazie soprattutto alla pubblicazione del trimestrale L’Ateo, iniziata col numero Zero del dicembre 1996. Egli motiva la scelta del Congresso riservato ai soli soci, e non anche agli abbonati de L’Ateo, con la necessità di disegnare un identikit del cittadino aderente all’Unione: un “chi siamo” e “cosa proponiamo” che, per grandi linee, definisca gli ideali del libero pensatore e del cittadino laico nella società italiana di oggi.

Il principio di riferimento resta nondimeno ultranazionale, anzi universale: la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, promulgata dall’ONU nel 1948, che ai cittadini del mondo - fra tanti diritti e libertà fondamentali, più o meno sancite nelle costituzioni - non garantisce soltanto la libertà delle religioni, ma anche dalle religioni.

Proprio perché si caratterizza per le scelte filosofiche e laiche, l’UAAR propone alla società italiana l’accoglienza culturale e l’elaborazione del concetto di “visione del mondo”, da tempo affermatasi nelle culture anglosassoni, che comprenda naturalmente le mediazioni culturali in campo educativo, etico e scientifico, il rifiuto delle discriminazioni razziali ed etniche, dei dogmatismi, delle ricorrenti crociate oscurantiste contro divorzio, aborto, eutanasia, ma anche comprensione e impegno per le ritualità esistenziali, largamente praticate nella realtà internazionale dell’IHEU (International Humanist and Ethical Union) di cui l’UAAR è membro associato dal 1991. Tali tematiche possono rinvigorire tendenze anticlericali certamente forti, ma non preminenti all’interno nell’Unione, e che occorre comunque ridefinire, dato che l’UAAR non si definisce precipuamente come portatrice di anticlericalismo (quello vero è sempre di stampo cattolico), ma di positivi valori umani e sovranazionali.

Dopo un saluto alle Associazioni affini, Oss saluta pure il neonato G.A.MA.DI (Gruppo Atei Materialisti Dialettici) di Roma, nella persona della nostra collaboratrice Miriam Pellegrini Ferri. Dà infine lettura dell’intervento di Carmelo R. Viola di Catania, impossibilitato a partecipare, sulla liberazione dell’individuo e la nostra visione del mondo.

È seguito l’applaudito intervento di Franco Grillini, presidente dell’Arcigay nazionale che, accogliendo l’invito del segretario, ha recato vibranti testimonianze sulle pratiche invasive e repressive poste in essere dalle istituzioni nel generare sensi di colpa nell’infanzia fin dalle scuole materne, sull’ipocrisia istituzionalizzata del familismo, specie in Italia, fornendo dati incontestabili su discriminazioni e fanatiche sobillazioni clericali contro le unioni familiari di fatto.

Roberto La Ferla, segretario dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, giudica essenziale la componente razionalistica che, al di là di altri appellativi, avvicina l’Unione alla visione filosofica del mondo e della vita, necessaria per darsi princìpi e valori finalizzati anche all’azione politica. Il modello è quello pluralistico della Francia laica, che certo riconosce ogni credo o setta, vigilando però a che nessuna s’infiltri o spadroneggi nelle istituzioni civili; ed è pure quello della francese Union des Athées, rigorosamente separazionista rispetto allo Stato; anche l’UAAR, rivendicando provocatoriamente l’Otto per Mille in base all’omologo status di Weltanschauung, si dia quindi una Carta di prìncipî razionalmente vincenti, da sottrarre all’oscillazione di mutevoli maggioranze.

Sull’istituzione scolastica si è incardinato l’intervento della prof. Gianna Tirondola, instancabile animatrice del Comitato Scuola e Costituzione di Padova, invitata a testimoniare dall’interno la progressiva capitolazione della scuola pubblica di fronte agli attacchi della privata-confessionale dopo l’illusorio concordato di Craxi: grazie al quale, sul piano formale, la cattolica cessava di essere “Religione di Stato”, ma raddoppiava la sua ossessiva presenza nel processo formativo fin dall’asilo! I genitori italiani, più o meno consapevolmente, si sono bevuta anche l’ideologia dell’IRC.

È quindi la volta del tedesco Bund gegen Anpassung, ossia Lega contro il conformismo, di Friburgo in Bresgovia (Germania), rappresentata a Trento da Dora Pfister; questa organizzazione, da posizioni sostanzialmente radicali, conduce in Germania scomode azioni giuridico-legali a sostegno delle vittime dei misfatti chiesastici; qui è stata documentata la prevaricazione del Decanato cattolico di Mannheim contro una scientifica esposizione di cadaveri (a immagine e somiglianza di Dio!) allestita nel locale Museo.

Dopo la pausa ristorativa, è Sergio Martella, psicologo patavino, a denunciare senza ambagi barbarie, crudeltà, ferocia e sadismo della sindrome religiosa che incombe sull’umanita dal matriarcato primigenio fino ai moderni Stati sociali. Intolleranza, perversione, sessuofobia sono solo alcuni aspetti dell’oscurantismo delle religioni, che bisognerà attaccare sul loro stesso terreno - quello dell’etica distruttiva - mediante la riconquista dell’affettivo, nonché mediante la conoscenza antropologica, vero canale di emancipazione e di riscatto dall’indotto bisogno religioso. Per essere propositivi, occorre elaborare piani di guerra ideologica contro le religioni belluine; sul piano etico, ricercare il parto naturale, una sessualità da non espropriare, fermare il parricidio, affermare la razionalità della scienza, superando la differenza delle culture e la percezione biologica, ma spesso artificiosa, della ritualità storica.

Esauriti gli interventi, si apre il dibattito. Tra i numerosi interventi, testimonianze e appelli, spiccano quelli di Pierino Marazzani (Milano), di Claudio Tombari (Verona), di Virgilio Galassi (Milano), di Sandro Masini (Viterbo), di Giovanni Coviello (Torino).

Notevole la replica di La Ferla, con la sua critica allo scientismo e alle pseudoscienze, al paranormale e alle terapie alternative (vedi Di Bella). Non solo a nome della “Giordano Bruno”, ricorda infine l’importanza della manifestazione in difesa della laicità degli Stati dell’Unione Europea del 21 giugno a Bruxelles, organizzata dall’IHEU e dall’FHU (Federazione Umanista Europea), per cui si veda il comunicato Tutti a Bruxelles il 21 giugno! (L’Ateo 2/1998, p. 24).

Speciale attenzione spetta all’intervento di Martino Rizzotti, fondatore e primo segretario dell’UAAR. Non serve anticlericalismo per combattere i residuati del pensiero primitivo, ma critica puntuale e incalzante verso ogni credo costituito in potere; serve altresì aprire vertenze contro le istituzioni, contro le discriminazioni (cfr art. 7 della Costituzione), i privilegi sui finanziamenti del Giubileo (vedi Osservatorio laico sul Giubileo), e poi contro la violenza sui bambini con l’IRC, il monopolio dei valori etici, i finanziamenti palesi od occulti alle scuole private. Serve inoltre l’inserimento nei movimenti importanti dell’attualità, quali l’ambientalismo, l’ecopacifismo, l’eutanasìa e simili; senza mancare, di concerto con i gruppi affini, appuntamenti importanti quali la Settimana Anticoncordataria (11-18 febbraio), tanto più importante in vista dell’imminente centenario del sacrificio di Giordano Bruno.

Tra i contributi “pratici” segnaliamo quelli di Mario Patuzzo (coordinatore di Verona) che dà sensate indicazioni sull’organizzazione dei circoli; di Mario Ruffin (Treviso) che consiglia di «far opinione» intervenendo direttamente alla radio nazionale (Prima pagina), accedendo ai servizi radiofonici per Consigli o critiche (dando i numeri telefonici dell’accesso); da medico, è intervenuto sulla speculazione Di Bella e sulle madonne piangenti; e così di Giorgio Villella, assiduo ed efficace opinionista presso le radio e le tv locali; di Luciano Franceschetti che, traducendo dal tedesco e occupandosi anche di Internet per il nostro sito, deve ora fare i conti con l’ostico inglese e fa quindi appello a traduttori “volontari”, anche per le riviste umaniste; esprime inoltre l’esigenza di differenziare il Comitato di coordinamento da uno specifico comitato di redazione dell’Ateo, per cui si sollecitano collaborazioni dalle Alpi alla Sicilia.

Mozioni

Alla fine, la presentazione d’una mozione del Bund tedesco innesca accese discrepanze di giudizi sulla Chiesa di Scientology, religione riconosciuta tale negli USA e osteggiata in Germania. Si pone il quesito: uguale diritto per tutte le religioni/sette, oppure la cosa non ci deve riguardare? La mozione non passa per un solo voto.

È approvata invece all’unanimità una mozione di Rizzotti sulla laicità dello Stato.

È respinta a maggioranza la mozione di Rizzotti intesa a ripristinare “Trimestrale dell’UAAR” come sottotitolo dell’Ateo in luogo dell’attuale “Trimestrale di cultura laica”.

Comitato di coordinamento

Premesso che i coordinatori di circoli sono membri di diritto (Oss, Trento; Patuzzo, Verona; Galassi, Milano; Franceschetti, Padova; Malgaretto, Treviso) e, vista la riluttanza a proporre nuove candidature, vengono eletti e riconfermati nel CC:

  • Maria Teresa Binda, Milano;
  • Giorgio Villella, Padova;
  • Marco Picarella, Padova.

Esaurito il programma congressuale, tutti i partecipanti si sono salutati esortando un maggior impegno nella lotta per uno STATO VERAMENTE LAICO.

Il Congresso ha però vissuto un’inattesa appendice.

Pur non essendo stato invitato alcun organo di informazione, a seduta iniziata si è presentato un giornalista inviato dall’Avvenire (sic!). Per correttezza è stato fatto comunque entrare e per tutto il giorno ha fatto da silenzioso spettatore del Congresso. Nella pausa del pranzo ha anche intervistato il segretario Romano Oss.

Non nascondiamo la nostra curiosità sul contenuto dell’articolo, anche se eravamo sicuri di non doverci aspettare troppa obiettività. E così quando dopo due giorni è stato pubblicato l’articolo non ci siamo sorpresi di leggere con quanto sarcasmo, peraltro tipico di un giornale satirico e non di un quotidiano, venivamo descritti.

La reazione da parte di alcuni soci all’articolo non si è fatta attendere, anche se la redazione dell’Avvenire non ha replicato: ecco il testo della lettera.