Referendum sulla legge 40: tra ignoranza e indifferenza

di Mauro Marconi

Il dibattito riguardante l’opportunità o meno di andare a votare per l’abrogazione di alcune parti della Legge 40 soffre di due gravi limitazioni. Da un lato, la mancanza di una seria cultura scientifica nel nostro Paese (colpa, ma non solo, di programmi scolastici che definire antiquati è un puro eufemismo) condiziona e limita il giudizio critico della maggior parte dei potenziali elettori: quanti - mi chiedo - hanno ben compreso gli aspetti biologici ed etici connessi alle tecniche di fecondazione assistita? Dall’altro, si profila il rischio che certe forzature politico-ideologiche che caratterizzano entrambi gli schieramenti finiscano per nauseare gli incerti (e, credetemi, sono la gran parte) inducendoli a non andare comunque a votare, con il risultato di far fallire l’ennesima iniziativa referendaria per il mancato raggiungimento del quorum.

Io sono convinto che andare a votare sia importante, anche se il tema referendario sembra interessare un numero limitato di casi concreti - ed ecco in parte spiegata l’indifferenza di molti.

Ma su che cosa saremo chiamati a decidere? Il punto cruciale è ancora una volta la definizione dello status biologico e giuridico dell’embrione, o meglio del pre-embrione. Su tale questione i medici, i bioetici e i politici si dividono al di là del credo religioso. Nessuno, in effetti, può dire che uno zigote sia equivalente a un essere umano già nato, così come nessuno potrà sostenere che quello stesso zigote non contenga il progetto genetico che lo farà diventare una persona. Ma allora, che cos’è che distingue una persona, quindi un soggetto titolare di diritti individuali inalienabili, da un ammasso di cellule ancora indifferenziate? Il discrimine potrebbe essere rappresentato dal sistema nervoso centrale. Fino a quando questa struttura non si definisce in maniera chiara nell’embrione avanzato, potremmo dire che il soggetto biologico in divenire non è ancora connotabile come persona.

Il dibattito è aperto. Nel frattempo, andiamo a votare per dare un messaggio diverso a chi ci governa rispetto a quello suggerito dai fautori del menefreghismo.