Crocifissi ai seggi

di Giorgio Villella, segretario nazionale UAAR

Lettera di precisazioni al Corriere della Sera.

Prima delle elezioni la mia associazione ha lanciato dal sito www.uaar.it un appello perché, andando a votare, si contestasse l’eventuale presenza dei crocifissi nei seggi. Ci hanno risposto centinaia di persone che in molti seggi il crocifisso non c’era e che in altri è stato tolto senza indugio; ma in alcuni seggi si sono rifiutati di toglierlo e addirittura di verbalizzare le proteste, violando una specifica norma di legge, e questa storia è finita sui giornali. Vorrei rispondere alla signora Mentolle che si è lamentata delle proteste per la presenza dei crocifissi nei seggi. Noi non ci dimentichiamo che viviamo in un Paese in cui la principale religione è la cattolica, ma questo fatto non è sufficiente per trasformare l’Italia in una Repubblica religiosa o con religione di Stato, perché la nostra costituzione dice che tutti i cittadini della nostra Repubblica sono uguali davanti alla legge indipendentemente dall’essere cattolici, di altra religione o senza religione. Repubblica vuol dire casa comune, cioè di tutti e non solo della maggioranza. Se uno dei 10 milioni di cittadini italiani senza religione non vuole un simbolo religioso nella casa comune, non glielo si deve imporre. E infatti non c’è nessuna legge che dica il contrario come ha stabilito la Consulta il 15 dicembre del 2004.

Ad Amelia, provincia di Terni, al seggio n. 8, il presidente di seggio ha fatto togliere tutti i crocifissi dai seggi elettorali; il Sindaco del paese ha ordinato di rimetterli e al rifiuto si è rivolto al Prefetto che ha chiesto l’intervento della Corte di Appello, competente per far sostituire il presidente di seggio con il vicepresidente. Il Presidente della Corte d’Appello ha respinto la richiesta del Prefetto per un triplice ordine di ragioni:

  • «È assolutamente irrilevante, nella fattispecie in esame, che il seggio sia collocato in un’aula scolastica, dovendosi, invece, considerare tale aula come mero spazio fisico, attualmente e per l’occasione, destinato a svolgere una funzione diversa da quella dell’attività didattica propria della scuola».
  • «Compete alla responsabile decisione del presidente del seggio accertare e verificare che la sala destinata alle elezioni abbia le caratteristiche e gli arredi indispensabili per la funzione che deve assolvere, nella piena osservanza di quanto prescritto dall’art. 42 del T.U. sopra citato e delle disposizioni tecniche emanate dal competente Ministero dell’Interno. Orbene, tra ciò che la sala delle elezioni deve avere non è affatto menzionato o considerato il crocefisso, il cui indubbio valore simbolico non è peraltro in discussione in questa sede, rilevando semplicemente l’opportunità che la sala destinata alle elezioni sia uno spazio assolutamente neutrale, privo quindi di simboli che possano, in qualsiasi modo, anche indirettamente e/o involontariamente, creare suggestioni o influenzare l’elettore».
  • «Dalla nota prefettizia in esame non è affatto dato di ricavare che la decisione del presidente del seggio di rimuovere il crocifisso abbia inciso negativamente sullo svolgimento delle operazioni elettorali».