Otto per mille

COSA SIGNIFICAOTTO PER MILLE”?
IL TESTO DELLA LEGGE
COME FUNZIONA IL MECCANISMO?
LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO
COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?
PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?
MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?
L’ESENZIONE ICI-IMU-TASI
«I COSTI DELLA CHIESA»
OCCHIOPERMILLE
CINQUE PER MILLE
PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

COSA SIGNIFICAOTTO PER MILLE”?

Fino al 1985 lo Stato italiano pagava direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato si decise un nuovo meccanismo di finanziamento statale alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo Stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi. Dopo una fase di raccordo negli anni 1987-89, questo nuovo criterio è entrato in vigore a partire dal 1990.

Il sistema, nel corso del tempo, è diventato sempre più ingiustificato, tanto che anche la Corte dei conti è intervenuta a più riprese criticando il governo e chiedendo di rivederlo: l’ultima volta nel novembre del 2018.

IL TESTO DELLA LEGGE

L’otto per mille è normato dalla legge 222/85.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO?

Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra tredici opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Buddhista, Unione Induista, Chiesa apostolica, Sacra diocesi ortodossa d’Italia, Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia e infine, dal 2017, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Due sole confessioni, le Assemblee di Dio e la Chiesa Apostolica, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo i fondi relativi a opzioni esplicite a loro favore. Una scelta più onesta e coerente, prevista dalla legge 222/1985, che NON è esercitata dalla Chiesa cattolica e dalle rimanenti dieci confessioni, che ottiengono un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti a loro favore.

Ecco perché è importante compilare questa sezione della dichiarazione dei redditi.

Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare ugualmente la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando la Certificazione Unica (ex CUD) in una busta chiusa a un ufficio postale.

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il MEF - Dipartimento delle finanze mette a disposizione statistiche e serie storiche sull’Otto per mille.

Ogni anno, prima della pubblicazione sul sito del MEF, i dati della ripartizione più recente vengono comunicati alla CEI, che in questo modo gestisce in anteprima la comunicazione alla stampa. Si veda ad esermpio come la CEI «rende noto» l’ammontare del gettito a suo favore già a maggio 2018

Ripartizione 2022 (redditi 2018 dichiarati nel 2019)
Totale da ripartire: 1.434.336.721 euro. Contribuenti: 41.372.851, di cui hanno espresso una scelta valida 17.062.306 (41,24%).

Beneficiario % contribuenti % gettito Importo Prende anche scelte inespresse
Chiesa Cattolica 31,83 77,50 1.111.579.911
Stato 6,84 16,53 237.121.752
Chiesa Evangelica Valdese 1,38 3,34 47.248.261
Unione Buddista Italiana 0,42 1,03 14.539.194
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG) 0,17 0,42 5.974.510
Unione Comunità Ebraiche Italiane 0,14 0,35 4.927.937
Assemblee di Dio in Italia 0,10 0,25 1.453.398 No, rinuncia e lascia allo Stato
Arcidiocesi Ortodossa 0,11 0,26 3.619.337
Chiesa Evangelica Luterana in Italia 0,06 0,16 2.197.436
Unione Induista Italiana 0,06 0,14 1.972.632
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno 0,05 0,13 1.812.490
Unione Cristiana Evangelica Battista 0,05 0,11 1.544.337
Chiesa Apostolica 0,02 0,06 345.527 No, rinuncia e lascia allo Stato

Fonte: Dipartimento delle Finanze (vedere anche relazione uffici studi di Camera e Senato)

Si noti che, in tale occasione, su oltre quaranta milioni di contribuenti solamente il 41,24% ha espresso un’opzione e solo il 31,83% ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica, alla quale però è stato consentito di mettere le mani su quasi l’80% dei fondi.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • Chiesa Cattolica
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (circa il 36% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (43,7%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va - guarda caso - solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.8xmille.it nel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la chiesa cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
  • Stato
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che ha deciso di non farsi pubblicità (fece qualcosa nel 2017, ma la Corte dei conti sentenziò che “l’attività segnalata è risultata irrilevante rispetto alla pubblicità posta in essere dalle confessioni religiose”). Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet. L’ultima ripartizione delle scelte di sua competenza è andata soprattutto a beneficio del risanamennto del bilancio pubblico e alle calamità naturali. In generale la legge 222/1985 prevede che i fondi siano destinati a «interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali». Con la legge 147/2013 è stata aggiunta la seguente destinazione: «ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica». In base alla legge 7 aprile 2017, n.45, la quota parte dell’Otto per mille statale riservata ai beni culturali sarà destinata per dieci anni, dal 2016 a 2025, alla ricostruzione e al restauro di beni culturali danneggiati o distrutti dagli eventi sismici che hanno colpito il centro italia dall’agosto 2016. Il governo Meloni, tra le misure del decreto Giustizia approvato dal Consiglio dei ministri nell’agosto del 2023, aggiunge come ulteriore destinazione il finanziamento di interventi straordinari per il recupero dalle tossicodipendenze e da altre dipendenze patologiche.
  • Chiesa Valdese
    Rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.chiesavaldese.org.
  • Luterani
    Una parte dei fondi viene utilizzata per il sostentamento dei pastori. Per maggiori informazioni vai su www.elki-celi.org.
  • Comunità Ebraiche
    I fondi sono utilizzati per «…solidarietà sociale, attività culturali, restauro patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». Per maggiori informazioni vai su www.ucei.it.
  • Chiese Avventiste
    Rifiutano anch’esse di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.avventisti.it.
  • Assemblee di Dio
    I fondi sono destinati esclusivamente alle missioni e alla beneficenza. Per maggiori informazioni vai su www.adi-it.org.
  • Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa
    I fondi sono utilizzati «per il mantenimento dei ministri di culto, per la realizzazione e la manutenzione degli edifici di culto e di monasteri, per scopi filantropici, assistenziali, scientifici e culturali da realizzarsi anche in paesi esteri».
  • Chiesa Apostolica in Italia
    I fondi saranno utilizzati per «fini di culto, istruzione, assistenza e beneficienza».
  • Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia
    I fondi saranno utilizzati per «gli interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero».
  • Unione Buddhista Italiana
    I fondi sono destinati a «interventi culturali, sociali ed umanitari anche a favore di altri paesi, nonché assistenziali e di sostegno al culto».
  • Unione Induista Italiana
    I fondi saranno utilizzati «per il sostentamento dei ministri di culto, esigenze di culto e attività di religione o di culto, nonché interventi culturali, sociali, umanitari ed assistenziali eventualmente pure a favore di altri paesi».
  • Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG)
    I fondi saranno utilizzati «per la realizzazione delle finalità istituzionali dell’Istituto e delle attività indicate all’articolo 12, comma 1, lettera a) della legge 28 giugno 2016, n.130, nonché ad interventi sociali e umanitari in Italia e all’estero, ad iniziative per la promozione della pace, del rispetto e difesa della vita in tutte le forme esistenti e per la difesa dell’ambiente». Per maggioni informazioni: ottopermille.sokagakkai.it

PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?

  • perché il meccanismo doveva essere basato sulla volontarietà, ma la ripartizione delle scelte inespresse vìola, di fatto, questo principio;
  • perché è un finanziamento a fondo perso a favore di confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare. Soprattutto nel caso della Chiesa cattolica, gran parte di questi contributi non ha alcuna utilità sociale;
  • perché è una partita truccata: a differenza delle confessioni religiose, lo Stato italiano non fa pubblicità per sé e non informa su come destina questi fondi. Quando nel 1996 il ministro Livia Turco propose di destinare i fondi di competenza statale all’infanzia svantaggiata, il “cassiere” della Conferenza Episcopale Italiana Nicora reagì duramente, sostenendo che «lo Stato non deve fare concorrenza scorretta nei confronti della Chiesa»;
  • perché è una partita a cui non tutti possono giocare: sono ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato. Ecco perché la Chiesa, attraverso i parlamentari cattolici, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di Euro per la Chiesa cattolica.
  • perché è un meccanismo non chiaro, che trae in inganno non solo il semplice cittadino ma anche la persona colta. Un giornalista Rai ha dovuto addirittura scusarsi in diretta per la sua non conoscenza del meccanismo;
  • perché lo Stato, erogando questi finanziamenti, è costretto a cercarsi altre entrate con nuove forme di tassazione della popolazione.

MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?

L’Associazione per lo Sbattezzo ha lanciato anni fa un’iniziativa per l’obiezione fiscale.

L’UAAR ha anch’essa più volte criticato e chiesto modifiche alla normativa: resta il fatto che un cambiamento è fattibile solo attraverso una modifica della legge. L’UAAR ha proposto di adottare il meccanismo tedesco, per il quale solo i fedeli che desiderano esplicitamente appartenere a una confessione religiosa sono tassati per sovvenzionarla. Nel 2014 ha chiesto che i Comuni avanzino richiesta per i fondi per l’edilizia scolastica e le calamità naturali. Nel 2017 ha lanciato l’hashtag #primalecasepoilechiese.

Nel 2013 i radicali hanno lanciato un referendum per l’eliminazione della ripartizione delle scelte inespresse: l’Uaar ha appoggiato l’iniziativa. La raccolta firme non ha purtroppo raggiunto il numero minimo di sottoscrizioni richieste (500.000).

L’ESENZIONE ICI-IMU-TASI

Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa (ulteriormente estesa alle associazioni no-profit). Il patrimonio immobiliare della Chiesa cattolica è incalcolabile (si parla di un 20-25% dell’intero territorio nazionale), e incalcolabile è quanto di tale patrimonio sia effettivamente utilizzato per fini spirituali, quanto per fini commerciali e quanto per fini commerciali ‘occultati’ dietro i fini spirituali.

Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento avrebbe comportato minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni di Euro. Il d.l. 223 del 4 luglio 2006 ha successivamente eliminato tale esenzione. La sua formulazione («Attività di natura esclusivamente commerciale»), tuttavia, di fatto vanifica il provvedimento e mantiene in vigore tale privilegio: è infatti sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una piccola struttura destinata ad attività religiose.

Nell’agosto 2007 la Commissione Europea ha chiesto al governo italiano informazioni supplementari su tali vantaggi fiscali. Non risulta che né il governo Prodi, né il governo Berlusconi che subentrò nel 2008 le abbiano mai risposto. La procedura d’infrazione avviata infine dalla Commissione è stata infine accantonata perché, nonostante l’infrazione fosse palese, sarebbe «impossibile quantificarla». Il governo Monti ha promesso alle autorità comunitarie di regolamentare la questione, ma nulla è accaduto, tanto che l’Uaar ha scritto alla Commissione Europea chiedendole di intervenire. Né il governo Letta né quello di Renzi hanno tuttavia modificato la situazione, confermando quindi le larghe esenzioni di cui dispongono i beni ecclesiastici. L’Uaar ha pertanto chiesto alla Commissione Europea di aprire una procedura d’infrazione. Nel novembre 2014 la Corte di Giustizia del Lussemburgo ha rimesso in discussione tutto, ammettend nel merito un ricorso contro la decisione di accantonare la procedura d’infrazione. Nel luglio 2015 la Corte di Cassazione, con due sentenze, ha sancito che le scuole confessionali, se svolgono attività imprenditoriale, sono soggette al pagamento dell’imposta sugli immobili. Nel dicembre 2016 ha ulteriormente precisato che, se gli enti religiosi godono di una fiscalità agevolata, le tariffe che praticano devono essere ulteriormente ridotte. Nel 2018 la Corte di giustizia del Lussemburgo ha stabilito che la Chiesa cattolica ha effettivamente violato la legge nell‘ «era-Ici», e pertanto deve restituire allo Stato gli arretrati (circa cinque miliardi).

Tra gli immobili a uso commerciale che, stando a notizie di stampa, beneficiano di tale esenzione, troviamo la casa alberghiera delle Suore Brigidine, nella prestigiosa Piazza Farnese a Roma, e il centro spiritualità e convegni Mondo migliore, una struttura voluta dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.

Come se non bastasse, i beni immobiliari di proprietà ecclesiastica dispongono di ampie deroghe alla normativa sulla sicurezza, come abbiamo documentato sul nostro blog.

«I COSTI DELLA CHIESA»

L’Otto per Mille non è la più importante voce in «uscita» dallo Stato in direzione della Chiesa cattolica: l’insegnamento della religione cattolica costa infatti ben un miliardo e mezzo, destinato a finanziare il catechismo impartito da docenti scelti dai vescovi ma pagati dallo stato. L’UAAR stima in oltre sei miliardi la cifra di cui gode la Chiesa cattolica, nelle sue varie articolazioni, a danno delle casse pubbliche. Tale stima è disponibile sul sito I costi della Chiesa, un’inchiesta realizzata dall’UAAR che rappresenta la più importante e dettagliata raccolta di dati sul Fenomeno. Per far conoscere ai cittadini I costi della Chiesa l’UAAR ha anche lanciato una campagna di manifesti sei per tre. Nel 2014 ha inoltre creato una petizione online che chiede la riduzione dei costi pubblici della Chiesa.

OCCHIOPERMILLE

Nell’aprile 2007 l’UAAR, prendendo atto della diffusa mancanza di conoscenza del meccanismo tra la popolazione, nonché del completo disinteresse da parte delle istituzioni a porvi rimedio, ha avviato autonomamente una propria campagna di informazione: «Otto per mille informati», dal 2009 «Occhiopermille».

CINQUE PER MILLE

Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità: la destinazione del cosiddetto “Cinque per mille” del gettito IRPEF (completamente indipendente dall’Otto per mille).

Nato in origine per finanziare la ricerca scientifica, si è poi inopinatamente allargato ad altri scopi.

In breve, il funzionamento è questo:

  • se il cittadino non sceglie, il cinque per mille della sua IRPEF rimane nel bilancio dello Stato;
  • se il cittadino intende invece “destinare” il suo cinque per mille, può scegliere tra una delle seguenti categorie:
    1. sostegno delle ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) di cui all’art. 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n: 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall’art. 7, commi 1 2 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 460 del 1997;
    2. finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’università;
    3. finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.
  • il cittadino ha anche la possibilità di indicare un beneficiario specifico. In questo caso deve scrivere il codice fiscale di tale soggetto beneficiario.

Dalla dichiarazione dei redditi 2008 è possibile destinare il proprio Cinque per Mille all’UAAR. Per farlo, è sufficiente:

  • apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno del volontariato, delle associazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c.1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”;
  • riportare il codice fiscale dell’UAAR (92051440284) nello spazio collocato subito sotto la firma.

Se non si è tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi è possibile firmare comunque, consegnando la scelta effettuata in qualunque ufficio postale.

Qualora insorgano problemi per l’effettuazione della scelta si può contattare l’UAAR, o telefonando in sede al numero 06-5757511, oppure inviando una e-mail a info@uaar.it.

Maggiori informazioni, tra cui l’elenco completo dei possibili beneficiari, sono disponibili su una pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Ai fini di valutare la scelta del Cinque per Mille da un punto di vista laico, l’UAAR ha inoltre messo a disposizione uno strumento, il Laicometro, che valuta il «tasso» di laicità delle principali associazioni italiane.

PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

 

Ultimo aggiornamento: 15 dicembre 2018