Newsletter UAAR n° 11

(31 ottobre 2001)

  1. L’UAAR A CONGRESSO
  2. IN TV SI DISCUTE DI LAICITÀ
  3. CONCORDATO: PER ABOLIRLO NASCE LA LIAC
  4. GLI ATEI, L’UAAR E LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN ITALIA
  5. ATEI ALLA MARCIA DELLA PACE

1. L’UAAR A CONGRESSO

Il 17 e 18 novembre si terrà a Firenze il quarto Congresso nazionale della nostra associazione.

Forti del continuo aumento degli iscritti e degli abbonati al trimestrale «L’Ateo», è stato deciso di svolgere le assise congressuali nazionali in una sede ampia e prestigiosa: il Palazzo dei Congressi di piazza Adua 1, adiacente la Stazione FS di Santa Maria Novella.

Il programma prevede l’inizio dei lavori alle ore 10 del sabato, con i saluti delle associazioni e delle autorità invitate. Dalle 14.30 alle 18 si svolgerà, introdotta dalla relazione del Segretario Nazionale Giorgio Villella, la discussione delle Tesi congressuali, che proseguirà nella mattinata della domenica. A seguire, con conclusione nel primo pomeriggio, la votazione sulle Tesi stesse, sullo Statuto ed elezione del nuovo Comitato di Coordinamento.

La discussione sarà riservata ai soci UAAR in regola con l’iscrizione all’associazione ed al Congresso: sarà ammesso l’accesso al pubblico interessato a condizione che vi sia disponibilità di posti.

Coloro che desiderano prenotare un albergo possono rivolgersi all’Agenzia «Atena Congressi», Telefono 055 713 0163, Fax 055 722 780, e-mail: nusadua.fi.@tin.it (chiedere di Monica). Per tutte le altre informazioni si può invece scrivere a Baldo Conti.

2. IN TV SI DISCUTE DI LAICITÀ

Dopo le note vicende dell’11 settembre si è incredibilmente sparsa la voce, tra gli opinion maker, di un forte bisogno di spiritualità tra la popolazione. Ne è scaturita una corsa all’organizzazione, da parte di mass media ed autorità politiche, di tavole rotonde e cerimonie in cui far apparire, uno accanto all’altro, il cardinale, l’imam, il rabbino, senza che sia stata possibile ascoltare alcuna seria riflessione sulle responsabilità che hanno le confessioni religiose nel coltivare, all’interno di sé, terroristi fondamentalisti.

In tempi così calamitosi per un’informazione veramente pluralista, fa piacere che una emittente come La7 abbia dedicato, nel mese di ottobre, ben due puntate del programma Tema ad argomenti scottanti (specialmente in una collocazione oraria ritenuta protetta quale il primo pomeriggio) quali la rimozione dei crocifissi dagli edifici pubblici e la fuoriuscita dalla Chiesa cattolica mediante richiesta formulata alla stessa.

Sono stati invitati alcuni esponenti dell’UAAR, ovvero l’associazione che da anni sta portando avanti le battaglie giuridiche su questi temi: essi hanno così potuto esprimere, una volta tanto senza particolari mediazioni, il proprio punto di vista.

Certamente il contesto della trasmissione (che riserva parte del suo tempo al gioco, e che vede nella partecipazione attiva del pubblico un interlocutore giocoforza più sanguigno che informato) non è esattamente quello più adatto per la discussione su argomenti di questa portata. Tuttavia, e proprio per questo, è importante che certe questioni assumano una dimensione più concreta ed entrino in case e famiglie nelle quali non se ne sospettava nemmeno l’esistenza.

A parte, rimane l’insoddisfazione per non poter accedere, fino a questo momento, al sistema radio-televisivo pubblico. Se la crescita dell’UAAR continuerà con questi ritmi, comunque, anche la RAI sarà costretta, magari controvoglia, ad accorgersi di noi.

3. CONCORDATO: PER ABOLIRLO NASCE LA LIAC

Il 13 ottobre a Treviso è nata ufficialmente la LIAC - Lega Italiana per l’Abolizione del Concordato.

Vi hanno aderito una cinquantina di associazioni in rappresentanza di un vasto agglomerato di forze sociali e culturali.

Il documento di fondazione informa che «…La Lega Italiana per l’Abrogazione del Concordato (LIAC) già prospettata sin dal 1971 da Lelio Basso ed altri esponenti della politica e della cultura, è stata rifondata a Treviso il 13 ottobre 2001 in un Convegno cui sono intervenuti i rappresentanti di associazioni laiche d’ogni parte d’Italia. Queste hanno contestato i privilegi di cui fruisce la Chiesa cattolica attraverso il vigente Concordato e si sono impegnate per la denuncia unilaterale dello stesso e per l’abolizione dell’art. 7 della Costituzione e delle intese fra Stato e confessioni religiose; inoltre difenderanno la scuola pubblica da chi desidera sopprimerla per favorire la scuola privata, quasi tutta gestita dal clero cattolico. La LIAC auspica che l’opinione pubblica si renda conto della minaccia integralista della Chiesa alle istituzioni pubbliche e delle inammissibili ingerenze del Vaticano negli affari della Repubblica».

Non poteva mancare l’adesione dell’UAAR, organizzatrice dell’unico meeting anticoncordatario che si svolga in Italia: chiarendo anticipatamente che le decisioni di promozione, di attività concreta o di proposte legislative siano preventivamente concordate e non in contrasto con lo Statuto della nostra associazione.

4. GLI ATEI, L’UAAR E LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN ITALIA

L’articolo 19 della Costituzione, come noto, sancisce la libertà di professare liberamente la propria fede religiosa.

Benché il testo costituzionale sia entrato in vigore nel 1948, la regolamentazione pratica di questo principio è ancora affidata ad una legge che risale, incoerentemente, al 1929, e che disciplina, in modo palesemente autoritario, solo i «culti ammessi».

Che una legge dell’epoca fascista sia ancora in vigore non deve stupire: essa è servita e serve a porre paletti alle legittime richieste di pari trattamento formulate dalla confessioni religiose di minoranza.

Nel luglio 1997 l’allora Governo Prodi elaborò un progetto di legge sulla libertà religiosa volto a superare queste disparità. L’articolo 2 dello stesso ci riguardava direttamente: «La libertà di coscienza e di religione comprende il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa o credenza, in qualsiasi forma individuale o associata, di diffonderla e farne propaganda, di osservare i riti e di esercitare il culto in privato o in pubblico. Comprende inoltre il diritto di mutare religione o credenza».

Tale formulazione finiva per ricomprendere i diritti degli atei, degli agnostici e, più genericamente, di chiunque non voglia identificarsi in una religione, nella generica «libertà di credenza»: anche se il concetto è stato ufficialmente sancito da diverse sentenze, addirittura della stessa Corte Costituzionale, esso finisce per assumere una valenza inferiore, in quanto necessitante di una interpretazione, per quanto autorevole.

L’iter nelle commissioni parlamentari e la discussione che ne è successivamente scaturita hanno portato ad un importante risultato: l’inserimento esplicito del diritto di «non avere alcuna religione».

Il progetto di legge, benché godesse di un ampio consenso parlamentare, non ha fatto però in tempo a giungere in aula, decadendo automaticamente con la fine della legislatura. È presumibile comunque che venga ripresentato al più presto.

L’UAAR intende cogliere l’occasione per ottenere il tassello mancante all’effettiva uguaglianza tra credenti e non credenti: ovvero il riconoscimento della parità di trattamento tra le organizzazioni in cui credenti e non credenti si associano, siano esse confessioni religiose o unioni di atei ed agnostici.

A tal fine ha avviato una campagna di sensibilizzazione, che si intensificherà prossimamente, verso tutti gli interlocutori istituzionali e politici coinvolti nella stesura della nuova legge.

5. ATEI ALLA MARCIA DELLA PACE

Grande successo per i soci UAAR che hanno partecipato alla marcia della pace Perugia-Assisi lo scorso 16 ottobre.

La postazione in Bastia Umbra è stata “assaltata” dai manifestanti, molti dei quali, evidentemente, non erano granché frenati dalla vicinanza dei luoghi francescani: solo una risibile minoranza di integralisti cattolici ha avuto da ridire sulla presenza di atei e agnostici alla manifestazione (Assisi off-limits come la Mecca?).

La partecipazione ha avuto riscontro anche sulla stampa, oltre che un curioso strascico: Michele Calavalle, consigliere comunale di Viadana (MN), ha criticato l’adesione ufficiale data dalla sua amministrazione comunale ad un evento «…cui hanno partecipato persone che fanno dell’ateismo e del materialismo militante la loro bandiera». Il personaggio, probabilmente, ha anche il coraggio di autodefinirsi «tollerante».