Odifreddi a Pavia

a cura del sito UAAR

Articoli, interviste e commenti apparsi tra l’8 e il 24 settembre 2006 su La Provincia Pavese

Antefatto

Odifreddi in versione futurologo questa sera spiega la matematica in piazza Vittoria

«Idea da Grande Fratello: intercettiamo i politici dei Poli»

PAVIA. Piergiorgio Odifreddi, matematico dell’Università di Torino, divulgatore ed esploratore delle scienze umane, sarà protagonista alle 21:30 di una conversazione in piazza della Vittoria. Per presentarne la figura l’abbiamo intervistato sollecitandolo come futurologo.

Professor Odifreddi, perchè la matematica attira sempre meno gli studenti?
«Studiare matematica costa fatica. Abituati alla tv, i giovani non hanno più la capacità di affrontare argomenti complessi che richiedono un’attenzione superiore ai pochi minuti. Ci sono facoltà che cercano di attirare studenti con specchietti delle allodole, tipo “venite da noi che si studia di meno”. Spero che le cose cambino, ma sono pessimista. Bisognerebbe spegnere un po’ la tv e guardare meno la pubblicità, impiccare gli idealisti che ce l’hanno con la scienza. Cacciare i Cacciari».

La gente sogna il Grande Fratello tascabile che unifichi computer, telefono, ascolto musicale, tv, ricetrasmissione di dati e immagini: l’avremo, quando?
«Sta arrivando. La gente ha già computer e tv. Lo avremo presto, il Grande Fratello. Il problema è: per che cosa? Se si spegne la tv, e poi si ha il telefono con la tv, si cade dalla padella nella brace. Si vedono gli innamorati che passeggiano uno a fianco all’altro ciascuno mandando propri sms. Aumenta la solitudine, tutto si velocizza, si banalizza, si superficializza».

Come si evolveranno le carte di credito?
«Tranquilli, siamo in ottime mani. Certo, se un giorno si scoprisse che è possibile scomporre i numeri in fattori primi in maniera veloce, allora i metodi oggi in vigore andrebbero rivisti. Per ora le trasmissioni sono sicure, le banche sono sicure. Certo che, se uno si intromette nella comunicazione telefonica, diventa difficile. Io su questo fronte sono abbastanza tranquillo. Bisogna fare attenzione a non trasmettere dati via e-mail se non in maniera sicura. Le grandi catene di acquisto elettronico ormai sono sicure. Amazon, E-bay sono sicuri, il problema è non affidarsi a sistemi non protetti».

Spuntano sul mercato i chip in grado di controllare qualsiasi momento della nostra vita, potremo essere localizzati con precisione attraverso un sms: come la mettiamo?
«Ormai i telefonini sono altoparlanti. A differenza della e-mail, le telefonate non sono criptate. Può sentirle chiunque, anche i governi. Io sono molto inquieto, difatti il cellulare lo tengo spento il più possibile. Pensiamo al rischio che corrono gli oppositori non nelle dittature ma in un regime democratico. Sono i primi ad essere sotto controllo, anche nella democraticissima America».

Crede nei codici e nelle Authority per la tutela della privacy?
«Ci credo abbastanza. Comunque il loro potere è abbastanza limitato, per ora. Credo che dovrebbe crescere, però. Ci vorrebbe apertura, trasparenza. Un modo per avere più trasparenza sarebbe di rendere pubbliche tutte le conversazioni dei politici. Sono ben contento che ci siano le intercettazioni telefoniche dei politici, della gente privata no. Le inchieste basate sulle intercettazioni? Quelle dei privati no. Quella su Fazio e Bankitalia è stata giusta. Invece, avrei fatto a meno di quella su Calciopoli. Tanto rumore per nulla».

È favorevole all’eutanasia?
«Sì, naturalmente volontaria. Quando una persona decide di smettere di soffrire, ha il diritto di farlo. Suggerirei che il Vaticano si trasferisse a Gerusalemme, così sarebbe vicino al Santo Sepolcro, al Golgota, il più possibile lontano da noi».

Pensa che sia ancora vivo Osama Bin Laden?
«Osama secondo me è vivo. Parla. Secondo me sta sulle montagne dell’Afghanistan. Lo dico a occhio, mica l’ho incontrato. Una volta ho scritto un pezzo che si intitolava “Osama nell’alto dei cieli”. Non l’hanno mai preso nonostante due guerre? Fa comodo a Bush che ci sia Osama. Così può bombardare il Medio Oriente. Perchè non hanno controllato dopo l’11 Settembre la nazionalità dei diciannove attentatori delle Torri gemelle? Erano arabi sauditi. Così gli Stati Uniti hanno avuto l’occasione per andarsi a prendere l’Afghanistan e l’Iraq invece dell’Arabia. Gli Inglesi hanno fatto tre guerre per prendersi l’Afghanistan e ci sono riusciti nel 2000».

Che cosa pensa dei Festival dei Saperi?
«Mi sono sbagliato. Credevo di essere invitato a un Festival dei Sapori, dove si mangiasse e si bevesse. Scherzo. Deluso da Pavia? No di certo, brava Pavia, i Saperi sono le bevande della mente».

Pavia?
«Mai stato. Conosco la Certosa, che ho visto da bambino, ora ci tornerò». (s.c., 8/9/2006, pag. 15, Cronaca)

La matematica allo specchio con Piergiorgio Odifreddi

La matematica allo specchio. Conversazione con Piergiorgio Odifreddi, matematico dell’Università di Torino. Stasera in piazza della Vittoria, ore 21:30. Piergiorgio Odifreddi è nato a Cuneo nel 1950. Si è laureato in matematica a Torino nel 1973 e specializzato presso le Università dell’Illinois nel 1978/79 e della Californa nel 1982/83. Dal 1983 è Professore Associato presso l’Università di Torino, e dal 1985 Visiting Professor presso l’Università di Cornell, Stati Uniti. Il suo lavoro scientifico riguarda la logica matematica, e più in particolare la teoria della calcolabilità, che studia potenzialità e limitazioni dei calcolatori. Il suo lavoro divulgativo esplora le connessioni fra la matematica e le scienze umane, dalla letteratura alla pittura, dalla musica agli scacchi. Ha vinto il Premio Galileo 1998 per la divulgazione scientifica. Collabora a La Stampa, Tuttoscienze, Scienza Nuova, Le Scienze, Sapere e La Rivista dei Libri, e partecipa alla trasmissione radio Lampi della Rai. È organizzatore, con Michele Emmer, degli incontri annuali Matematica e cultura di Venezia. Ha terminato i volumi Dalla Galilea a Galileo, La matematica del ‘900 e Labirinti dello spirito (8/9/2006, pag. 45, Altre)

Odifreddi, chi era costui?

Brendolise: «Questo Odifreddi è pagato, non insulti la Chiesa»

Odifreddi chi è costui? Come si permette di insultare gratuitamente il vaticano e tutti cattolici nell’ambito dell’intervista rilasciata sulla Provincia Pavese di ieri utilizzando come palcoscenico il Festival dei Saperi? Riconoscendo il diritto di ognuno di esprimere le proprie opinioni però questo signore avrebbe fatto meglio tenere per sé i suoi insulti sul Vaticano visto che probabilmente è stato pagato profumatamente dall’Istituzione Pavia città dei Saperi (quindi con soldi pubblici) per intervenire e parlare di altro. Mi dissocio dalle opinioni espresse dal signore in questione auspicando che gli organizzatori di manifestazioni pagate con soldi pubblici siano in futuro più attenti nel selezionare dei relatori che non insultino dalle colonne del quotidiano locale quella gran parte di cittadini pavesi che si riconoscono nei valori cristiani. Quindi suggerisco al signor Odifreddi di trasferirsi lui a Gerusalemme, gli farebbe bene, così quanto meno eviteremmo di fare di nuovo l’errore di ospitarlo al Festival dei Saperi.

Francesco Brendolise, assessore ai Servizi Sociali
(9/9/2006, Pagina 15 – cronaca - LA LETTERA)

…ma a Pavia sanno chi è

Odifreddi, la matematica irriverente davanti a una piazza gremitissima

PAVIA. Spiegare la matematica attraverso l’alfabeto. È stata questa la scommessa che ieri sera Piergiorgio Odifreddi ha voluto ingaggiare con una piazza Vittoria gremita, aggiungendo così un altro tassello al mosaico scientifico del Festival dei saperi. Il matematico, docente presso l’Università di Torino, ha voluto dare il suo contributo alla kermesse provando a rendere accessibile al pubblico, attraverso l’incontro dal titolo La matematica allo specchio, un argomento ostico e complesso utilizzando, appunto, uno specchio e poche lettere dell’alfabeto. E illustrando così il concetto di simmetria, attraverso il riflesso delle lettere, simboli convenzionali, e il loro cangiante significato. A seguire la conferenza di Odifreddi, una piazza piena di gente. A dimostrazione che la scommessa è stata vinta. Odifreddi, con atteggiamento sarcastico e irriverente, ha salutato il pubblico con una battuta: «Pensavo di essere a un Festival dei Sapori, perché ho visto relatori, come Galimberti, che col sapere non hanno niente a che fare». Ma poi ha precisato: «Scherzi a parte, sono convinto che si possano portare grandi argomenti in piazza, e spiegarli senza utilizzare formule che ci spaventano». Il lavoro divulgativo del matematico, premio Galileo nel 1998, ha esplorato in questi anni le connessioni tra matematica e scienze umane. (m. fio., 9/9/2006, Pagina 16 – cronaca)

Consigliere DS: un colpo al cerchio…

«No alla sfida tra laicisti e ayatollah»
Odifreddi: Porcari (Ds) bacchetta Brendolise. Bruni (Fi) lo sostiene

PAVIA. «La polemica su Odifreddi? Meglio abbandonare i toni dei laicisti contro gli ayatollah». Se la cava con una battuta, Carlo Porcari, consigliere regionale DS. E l’atto d’accusa dell’assessore Francesco Brendolise contro il matematico torinese, “reo” di avere criticato il Vaticano, rischia di diventare un caso politico. Anche perchè, con una trasversalità quasi da “compromesso storico”, Sandro Bruno, capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale, si allinea alle posizioni di Brendolise. Cattolici entrambi, ma nell’ambito di schieramenti opposti. Centrosinistra il primo, centrodestra il secondo.

Piccolo riassunto. Odifreddi, matematico e divulgatore, rispondendo a una domanda del nostro giornale sull’eutanasia, dice: «Suggerirei che il Vaticano si trasferisse a Gerusalemme, così sarebbe vicino al Santo Sepolcro, al Golgota, il più possibile lontano da noi». Apriti cielo. La replica di Brendolise arriva via lettera: «Questo signore avrebbe fatto meglio a tenere per sé i suoi insulti sul Vaticano visto che, probabilmente, è stato pagato profumatamente dall’Istituzione Pavia Città dei Saperi (quindi con soldi pubblici) per intervenire e parlare di altro». «Suggerisco al signor Odifreddi di trasferirsi lui a Gerusalemme». Con mossa a sorpresa, ma non troppo, Sandro Bruni, ex sindaco democristiano, concorda «pienamente sulla precisa presa di posizione da parte del collega consigliere e assessore dottor Brendolise» e apre il fuoco. «Se tale signore (…) prende lo spunto per attaccare inusitatamente il Vaticano e con esso tutta la dottrina della Chiesa cattolica sul valore e sul rispetto della vita umana allora davvero riteniamo cosa sconveniente averlo invitato a Pavia, inutile inserirlo in un contesto di Festival cittadino, sdegnoso per moltissimi cittadini pavesi, cattolici o non cattolici, udire gratuite, superate, insulse e irriguardose affermazioni nei confronti del Vaticano e della Chiesa cattolica». Per amore di completezza, Odifreddi ha detto anche che «fa comodo a Bush che ci sia Osama. Così può bombardare il Medio Oriente». Che abbia ragione l’assessore regionale Abelli quando dice che gli viene in mente il Festival dell’Unità? «Assolutamente sì», garantisce Bruni (e ci mancherebbe). Ovviamente no, chiosa Porcari, con un contributo di chiarezza alla distinzione tra centrodestra e centrosinistra. «Bonito Oliva ha detto che il sonno della Regione genera mostre. Si riferiva a Pavia e Bergamo, che hanno visti attivi i Comuni, ma assente la Regione. Abelli e i vari Crotti, Poma e Bruni hanno trovato ogni pretesto per polemizzare. Io dico per fastidio o invidia. Perchè la verità è che questa iniziativa, voluta con tenacia dal sindaco Capitelli e dall’assessore Borutti, è un successo. E già si pone il problema di bissarlo il prossimo anno». (f.m., 10/9/2006, Pagina 14 – cronaca)

Capogruppo AN nuovo ambasciatore del Vaticano

«Odifreddi rispetti il Vaticano»
Il capogruppo di An: «Essere laici non significa offendere»

PAVIA. Nessuno tocchi il Vaticano. Le dichiarazioni del matematico Piergiorgio Odifreddi, che auspicava un trasferimento della Santa Sede a Gerusalemme, hanno suscitato un vespaio di polemiche. Prima l’assessore Brendolise, che ha invitato Odifreddi a trasferirsi lui a Gerusalemme, poi il consigliere regionale DS Porcari, che ha paventato uno scontro tra laicisti e ayatollah, infine il capogruppo di Forza Italia al Mezzabarba, Sandro Bruni, che si è allineato a Brendolise. Ora la parola passa a Dante Labate, capogruppo di Alleanza Nazionale in Comune. «L’illustre scienziato» - scrive il consigliere riferito a Odifreddi - «ha dimostrato di non aver rispetto per chi la pensa diversamente da lui. Le nostre radici cristiane, indipendentemente dal fatto di essere o meno credenti, non possono essere calpestate in maniera così volgare. Essere laici non dà il diritto di offendere le Istituzioni vaticane». Labate replica poi a Porcari sul terreno del Festival dei Saperi. Il consigliere diessino aveva parlato di “invidia” da parte di Abelli, Crotti, Poma e Bruni. «Vorremmo tranquillizzare il consigliere regionale Porcari» - prosegue Labate - «Nessuno della Casa delle Libertà, e men che meno l’assessore Abelli, è invidioso della Capitelli, anzi direi che nessuno della Casa delle Libertà vorrebbe essere al suo posto, considerato il nulla politico-amministrativo che la sua giunta ha prodotto in un anno e mezzo di lavori». Sempre a proposito di Festival dei Saperi, interviene anche il consigliere di Forza Italia, Pietro Trivi: «La manifestazione ha attirato molta gente e solo uno sciocco potrebbe parlare di un “flop”. Certo, alcune conferenze erano un po’ troppo elitarie e non alla portata di tutti. Naturalmente ci riserviamo di verificare ogni dettaglio: quanto sia stato speso dal Comune e quanto sia stato messo a disposizione dagli sponsor». Un approfondimento che occuperà le prossime date dell’agenda. (f.m., 12/9/2006, Pagina 14 - cronaca)

Incredibile: la maggioranza cattolica chiede la par condicio

«Nel 2007 si dia più spazio ai cattolici»
Per quattro esponenti della società civile serve anche il loro contributo

Come uomini e come cattolici, davanti a qualsiasi evento culturale e scientifico non possiamo che provare una naturale ed iniziale simpatia.

Il nostro cuore e la nostra ragione ci spingono a sostenere e incoraggiare ciò che nasce dall’uomo (sia come componente di associazioni sia di istituzioni) e vuole essere occasione di dibattito e confronto. Simpatia e incoraggiamento sono stati i sentimenti che abbiamo avuto anche verso il Festival dei Saperi.

Detto questo, come credenti non possiamo non tenere conto delle parole dell’apostolo Paolo: «Vagliate tutto e trattenete ciò che vale», e tentare di giudicare i contenuti del Festival alla luce di ciò. Quale messaggio è passato dai 5 giorni pavesi? Quali valori sono stati trasmessi dalle grandi personalità detentrici di questi saperi?

Fiori all’occhiello della manifestazione, come più volte ripetuto da organizzatori e autorità, sono stati Margherita Hack, Umberto Galimberti, Piergiorgio Odifreddi, nonché la mostra sul Dadaismo.

Nessuno di noi si permetterebbe di sferrare critiche alle persone in sé. Ogni uomo ha il diritto di esprimere in libertà le proprie credenze ed opinioni. Su queste credenze ed opinioni, tuttavia, è doveroso esprimere qualche giudizio che nasca dalla nostra esperienza di vita e di fede.

La Hack si è sempre mostrata orgogliosa del suo ateismo. Anzi, si è sempre definita intelligente perché atea, tacciando de facto di ignoranza tutti coloro che credono in Dio.

Piergiorgio Odifreddi, celebre matematico con passioni al di fuori della sua materia, non si è limitato a invitare al Vaticano a trasferirsi a Gerusalemme, come dichiarato sulle colonne di questo giornale. Si è spinto ancora più in là, lasciando ancora una volta numeri e teoremi e arrivando a costruire un’intervista di pessimo gusto a Gesù Cristo, che poche righe prima definiva un personaggio storico assolutamente inventato (!!!).

Umberto Galimberti, più e più volte, dalle colonne dei quotidiani per cui scrive e collabora, ha attaccato la Chiesa cattolica e i valori che essa difende.

Il Dadaismo, con la sua spinta a rompere con i valori artistici e religiosi tradizionali, ha esaltato un’arte (?) incentrata sulla casualità e l’appoggio alla rivoluzione marxista.

Sono solo alcuni esempi, e per forza di cose sintetici, del pensiero degli ospiti del Festival e dei contenuti in esso emersi.

La ragione come apertura al Mistero e all’infinito, tema dell’ultimo Meeting di Rimini e vero punto di incontro tra laici e cattolici, ci è sembrata quasi totalmente assente. Ha trionfato, invece, la ragione misura di tutte le cose. È una colpa grave, specialmente se si considera che Pavia è la città di Sant’Agostino e Severino Boezio (straordinariamente appassionati al rapporto ragione e fede) e possiede chiese (San Michele, San Pietro in Cielo d’oro, etc.) in grado di spalancare - con la loro bellezza - l’anima e il cuore di qualsiasi persona, anche non cristiana, al Mistero.

Se il Festival non ha avuto quest’apertura, la responsabilità è anche di noi cattolici, incapaci di portare un contributo positivo e propositivo alla manifestazione, sia in termini di idee e giudizi sia in termini di uomini da invitare.

Siamo ancora in tempo per arricchire di contenuti il Festival 2007. Altrimenti, passerà nuovamente l’idea che esistono tanti tipi di saperi, tranne quello cristiano. Idea che anche qualche giornale cattolico, evidentemente in modo frettoloso, ha lasciato passare, arrivando a definire «Pavia, capitale dei saperi».

Sandro Assanelli, Massimo Rossella, Filippo Cavazza e Giovanni Valdes
(12/9/2006, Pagina 14 - cronaca)

Il repubblicano: «I soliti orfani Dc»

Bruni e Brendolise? «I soliti orfani Dc»

La vecchia anima democristiana non muore mai! Come spiegare altrimenti la consonanza di opinioni tra l’assessore Brendolise e il capogruppo di Forza Italia Bruni? Tutti d’amore e d’accordo pur di dare addosso a una voce laica e critica verso le opinioni cattoliche come quella di Odifreddi. Le idee del professore torinese sono ben note. Ma, per Brendolise, il docente, in quanto pagato con soldi pubblici, deve astenersi dall’esprimerle. Insomma, io lo pago e dice quello che voglio io. Possiamo anche noi non condividere tutte le opinioni di Odifreddi, ma speriamo di poterlo riascoltare ancora a Pavia nella prossima edizione del Festival.

Mauro Ghislandi, P.R.I. Pavia
(12/9/2006, Pagina 14 – cronaca)

«So’ ragazzi, je piace scherza’…»

«Ma le sue sono solo battute»

PAVIA. «Odifreddi talora argomenta con le battute anzichè con i concetti». È il solo commento che l’assessore alle politiche culturali Silvana Borutti si lascia sfuggire sulla frase del matematico torinese che tante polemiche ha destato. Un po’ più caustico il vice sindaco Filippi che, parlando dell’interesse suscitato nel pubblico dal colloquio La matematica allo specchio, fa il verso con la voce a un virtuale censore degli attacchi anti-cattolici. Nessuno, invece, ha commentato il presunto interesse di Bush a tenere vivo e operativo Osama Bin Laden, un altro dei passaggi più “urticanti” nell’intervista fatta a Piergiorgio Odifreddi. Ma ieri era l’11 settembre e forse non era il caso di fare troppa ironia su terrorismo e trame oscure. (12/9/2006, Pagina 14 – cronaca)

Par condicio: l’anno prossimo anche sant’Agostino…

«C’è sete di cultura, andiamo avanti»
Il sindaco e l’assessore Borutti anticipano iniziative su Sant’Agostino

PAVIA. Il sindaco Piera Capitelli, in conferenza stampa, ha il volto disteso di chi abbia appena vinto una scommessa dall’esito tutt’altro che scontato. «Lasciateci godere per il successo dell’iniziativa», dice di primo acchito. E poi: «Da domani ci metteremo al lavoro sulla prossima edizione. Da subito stiamo preparando un rendiconto finanziario che verrà illustrato, fattura su fattura, a tutti i consiglieri in una riunione dell’Istituzione Pavia Città dei Saperi. Riguardo al logo, il prossimo anno continueremo a utilizzare lo stesso; vi sono state polemiche sulla comunicazione, ma era necessario fare conoscere l’iniziativa. Perciò, nel 2007, non dovremo fare una pubblicità così “martellante”. Ma il dato più importante, a mio modo di vedere, è che Pavia è una città che attrae moltissimi visitatori da fuori». Stefano Francesca, direttore del Festival, oltre ai ringraziamenti infiniti verso tutti coloro i quali si sono impegnati, dedica «un pensiero particolare a Edoardo Sanguineti, che ci ha regalato momenti affascinanti come la traduzione originale del “De Rerum Natura” e divertenti come il duetto con Elio». Per il vice-sindaco Ettore Filippi «i commercianti hanno dato un grosso contributo, anche se le potenzialità della notte bianca avrebbero potuto essere sfruttate meglio con qualche vetrina illuminata in più». E Antonio Sacchi, presidente del «Fraschini», annota che «è emerso un prepotente bisogno di cultura dal vivo, che ha mostrato una città dinamica contro una città morta». Infine l’assessore Silvana Borutti, tra i più determinati nel volere l’evento: «Il Festival fa parte di un progetto più ampio che si chiama “Un’idea di città”. Noi per primi temevamo potesse essere in parte utopico, ma abbiamo fatto l’esame di realtà e i cittadini si riconoscono intorno a questa idea. Questa è una città nella quale c’è uno splendido luogo chiuso che è l’Università e che si è aperto, forse per la prima volta da tanti anni». Certo, ammette l’assessore, ci sono correzioni e cambiamenti da fare. Nel board degli organizzatori verranno coinvolti anche l’Università, la Banca del Monte, il Fraschini e il Vittadini. L’importante è avere un’indicazione sulla quale proseguire. «Stiamo preparando una serie di concerti, conferenze e letture dedicate a Sant’Agostino. Un documentario del Festival da utilizzare come “biglietto da visita” della città. E una serie di letture comparative tra i testi sacri e le traduzioni greche dei medesimi da farsi al Fraschini». Insomma, Pavia ha risposto; ora bisogna tenere desta la sua attenzione. (12/9/2006, Pagina 15 – cronaca)

L’esegeta biblico difende Odifreddi

Brendolise e Odifreddi: l’assessore legga di più

Ho letto sulla Provincia Pavese il disprezzo espresso dall’assessore Francesco Brendolise verso il prof. Piergiorgio Odifreddi. «Chi è costui?», scrive Brendolise.

Come è scritto nei Vangeli, Dio è sceso su di noi per donarci intelligenza, possibilmente con amore.

Per evitare alla sua anima di trovarsi in imbarazzo, Francesco Brendolise per mettere a profitto il dono dello Spirito Santo, è bene che eviti di mettere sul rogo i libri di Odifreddi. Può darsi che Dio chieda all’assessore se li ha letti.

Giuseppe De Gennaro, Pavia
(13/9/2006, Pagina 9 – Attualità - lettera al giornale)

…d’accordo, ma chi doveva contraddirlo?

Ancora polemiche sulla lezione tenuta da Odifreddi
È mancato il contraddittorio

Egr. Direttore,

chiediamo ospitalità per intervenire con un commento a margine delle polemica sorta per alcune infelici frasi pronunciate dal prof. Odifreddi riguardo al Vaticano giustamente criticate da Brendolise al quale va tutta la mia solidarietà. Sì, perché, immediatamente, sono partiti gli strali della sinistra laicista che per bocca dei suoi più illustri esponenti azzittisce il malaugurato assessore definendolo un ayatollah.

Non è un temporale di fine estate ma un’amara constatazione che dovrebbe far riflettere quei cattolici che si prestano o si sono prestati alla sinistra: finché servono i voti tutto va bene poi però attenti a quello che si dice soprattutto se si parla di fede, di Chiesa e di valori sacri per la nostra fede, perché allora si diventa bigotti, oscurantisti etc. etc.

Mi aspettavo per la verità che intervenisse in questa diatriba un altro personaggio che qualche tempo fa (ma forse perché eravamo in periodo elettorale!) proclamava col megafono il suo essere fervente cattolica e quindi con articoli altisonanti sulla stampa locale comunicava la sua partecipazione al pellegrinaggio diocesano in Terrasanta proprio nei luoghi in cui è nato, vissuto morto e risorto quel Gesù di cui Odifreddi mette in dubbio l’esistenza storica!

Dov’è il Sindaco Capitelli? Signor Sindaco, il suo silenzio è assordante! Probabilmente il quieto vivere e la ragion di Stato valgono più della difesa di un suo assessore o meglio di quei valori che ogni credente dovrebbe aver la forza di difendere e che il buon Francesco Brendolise incurante dei possibili attacchi della sua stessa maggioranza non ha esitato a sostenere pubblicamente.

Qui non si tratta di idee più o meno condivisibili che ognuno è libero di esprimere, qui si tratta di rispetto dei principî e delle radici cristiane che neanche un ateo ha il diritto di calpestare volgarmente come è stato fatto in questa occasione.

In conclusione mi rivolgo al sig. Ghislandi, il quale nel suo breve intervento sostiene che siccome Odifreddi «è pagato con soldi pubblici», Brendolise pretenderebbe che il docente non esprimesse le proprie opinioni. «Insomma io pago e dice quello che voglio io»! Egregio Ghislandi, ma è proprio quello che è successo! Chi ha pagato è l’amministrazione di sinistra che governa Pavia, quell’amministrazione che ha voluto la partecipazione di Odifreddi, della Hack personaggi noti per il loro ateismo, per l’anticlericalismo, i quali hanno detto esattamente quello che la sinistra si aspettava che dicessero!

Evidentemente in questa amministrazione Brendolise è uno che «paga» ma che in queste cose non «conta»!

Il capogruppo di F.I. in Consiglio Provinciale Gianluigi Secchi
Il capogruppo di F.I. in Consiglio Comunale Sandro Bruni
(15/9/2006, Pagina 11 - Attualità - lettere al giornale)

Ma allora la conoscono l’U.A.A.R. (con i puntini, ma vabbe’…)!

Domenica 10 settembre, la prima pagina riportava: «Il Comune: è trionfo, sono qui in 200mila». Tra quei 200mila della notte bianca eravamo presenti anche noi, che del resto avevamo presenziato anche alle giornate precedenti.

Ora, la domanda che ci poniamo è la seguente: è sufficiente una partecipazione così elevata per decretare il successo dell’iniziativa? Una così grande affluenza è sicuramente positiva, perchè è anzitutto indice del fatto che nelle persone è sempre presente un forte desiderio di ricerca e conoscenza del significato della realtà, che questo Festival si proponeva di soddisfare… ma ci è riuscito davvero? A nostro avviso, esistono ragioni per dubitarne.

Innanzitutto, va segnalata l’assenza quasi totale di un vero contradditorio tra diverse vedute culturali, al punto che ci siamo trovati di fronte a incredibili affermazioni.

Citiamo ad esempio i pesanti vaneggiamenti del prof. Odifreddi, che rispondendo a una domanda sull’eutanasia ha affermato: «Suggerirei che il Vaticano si trasferisse a Gerusalemme, così sarebbe vicino al Santo Sepolcro, al Golgota, il più possibile lontano da noi». Il prof. Sanguineti ci ha invece reso edotti di questo: «Non ci sono né libertà né uguaglianza né fraternità e chi condivide questi miti è un borghese» (domanda: ma allora Madre Teresa di Calcutta era una borghese?).

Affermazioni come queste non rappresentano certamente il pensiero della stragrande maggioranza della popolazione pavese. Ci sarebbe pertanto sembrata più logica la presenza di qualcuno in grado di ribattere a tali sciocchezze e falsità. Se, agli episodi di cui sopra, aggiungiamo l’abbondante spazio concesso al prof. Carlo Alberto Redi e alla prof.ssa Margherita Hack (quest’ultima, membro, come il prof. Odifreddi, del Comitato di presidenza dell’U.A.A.R: Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), ci sembra più che legittimo reclamare maggiore pluralismo.

Da questo ultimo aspetto deve ripartire l’edizione 2007: occorre coinvolgere nella realizzazione del Festival tutte le persone e associazioni presenti sul nostro territorio che desiderano partecipare.

Ciò è importante anche perchè la kermesse è stata organizzata attingendo alle disponibilità del bilancio pubblico (ben 1.200.000 euro per appena pochi giorni di festa!). A maggior ragione il Festival dovrebbe fornire un servizio rispettoso di tutte le sensibilità che compongono l’opinione pubblica pavese. Realizzare un vero Festival dei Saperi è possibile, se esso è espressione dell’iniziativa popolare che nasce dal basso, e non, come è successo, di una gestione calata dall’alto che esprime in senso univoco la propria visione culturale cercando poi di creare consenso in ogni modo.

Emanuel Bernardi, Andrea Ferraris, Cesare Varalda, Giulio Assanelli, Pavia
(15/9/2006, Pagina 11 - Attualità - lettere al giornale)

Il festival? Tutto bene, ma quell’Odifreddi…

Festival dei Saperi, un fertile terreno di discussione

Gent. Direttore,

ho seguito il Festival dei Saperi nelle sue svariate e interessanti manifestazioni e mi ha fatto molto piacere che Pavia voglia, e spero che riesca, uscire dal suo guscio e imporsi all’attenzione di una platea più grande con manifestazioni culturali come merita una città sede di un’università tra le più antiche e prestigiose di Italia. Che belli i concerti in Piazza Leonardo da Vinci che ci hanno fatto conoscere sempre più il nostro Vittadini!

Ho seguto anche le due serate in Piazza Grande e ho apprezzato i due professori che sono stati invitati a illustrare le loro conoscenze.

In ambedue però non ho capito perchè abbiano voluto uscire dall’argomento che si erano proposti di illustrare.

Il prof. Odifreddi ci ha illustrato chiaramente e in maniera comprensibile e anche diciamo divertente le simmetrie del mondo matematico.

Cosa c’entrasse la chiesa e le sue personali interpretazioni sul decalogo e sulla sede del Vaticano con le simmetrie non l’ho capito.

La prof.ssa Hack dopo la sua interessante conferenza, alla domanda se Dio esiste aveva dato una risposta semplice: la scienza non si interessa di questo problema che è un problema di fede. Non capisco perchè abbia voluto aggiungere una sua personale idea, che Dio è un’invenzione degli uomini per la loro “comodità” presente e futura. Subito ho pensato a Madre Teresa di Calcutta, Santa Teresa di Calcutta, e alla sua vita con i più poveri e i diseredati.

Aggiungo che il vangelo di alcuni giorni dopo narrava il momento in cui Gesù ha scelto i suoi apostoli, persone semplici, non molto istruite, aperte alla vita.

Ai suoi tempi ci saranno senz’altro state persone istruite, di scienza, ma per la nostra salvezza, per continuare questa sua missione ha fatto quella scelta.

Italo Carnevale, Arella (Pavia)
(19/9/2006, pag. 11, Attualità - gli interventi)

Il festival? Un flop, e poi Odifreddi parla pagato con i nostri soldi!

Una festa autocelebrativa costata 1 milione

Molto sino a ora è stato scritto e detto sul Festival dei saperi, ma ancora non si è avuto il piacere di sentire i ringraziamenti dell’Amministrazione comunale verso tutti quei contribuenti pavesi che con le tasse, le imposte, le addizionali, le tariffe (in alcuni casi da record nazionale) ne hanno consentito e pagato lo svolgimento.

Come spesso succede, il Centro Sinistra con i soldi di tutti procede alla propria autocelebrazione nascondendo una verità inconfutabile e cioè che, a fronte di risorse pubbliche che ormai sono limitate, ogni spesa, particolarmente quando è rilevante, produce effetti su ciascun cittadino (anche quelli che non hanno partecipato, che non hanno consumato la colazione equa e solidale, che, pur non condividendo l’impostazione, hanno presenziato in omaggio alla naturale piacevolezza della gratuità).

Dalle informazioni sino a ora divulgate è risultato che l’impegno finanziario gravante sulle casse del Comune ammonta a circa un milione di euro. Perciò, in un periodo di ristrettezze economiche non risolte neppure con l’avvento del Governo Prodi che è passato da un programma che prevedeva di farci tutti felici a un altro, minimalista, in cui promette di non farci piangere, sarebbe doveroso, altresì, che l’Amministrazione specificasse quali bisogni non troveranno soluzione e che informasse la cittadinanza su quali servizi saranno di conseguenza ridotti o non potenziati se pur carenti (igiene, trasporti).

Quanto al decantato successo dell’iniziativa, è stata una festa culturale o una festa strapaesana? Ognuno può rispondere come crede, ma almeno con riferimento alla c.d. “notte bianca” si può dire che, dopo un decennio di governo di centro sinistra in cui ha regnato la calma piatta, l’invito a fare festa per tutta la notte è stato probabilmente vissuto come una liberazione: prova ne sia il successo parimenti riscosso da quei gestori che, dimenticati dal Festival, hanno organizzato uno spettacolo davanti al proprio locale raccogliendo il tutto esaurito (penso ad es. ai tavoli posizionati in Piazza Minerva).

Il dato politico che emerge dalle dichiarazioni degli attuali Amministratori è una forte critica ai precedenti; anche qui nulla di nuovo, essendo i democratici progressisti ed evolutivi abituati a risorgere dalle proprie ceneri come l’araba fenice, criticando se stessi per potersi meglio celebrare, senza ricordare le precedenti, ora rinnegate, celebrazioni.

Se poi ci fermiamo ad analizzare se sia stato raggiunto l’obiettivo dichiarato di fare entrare Pavia in un circuito turistico nazionale o internazionale, allora, si dovrebbe con sincerità rispondere che no, l’obiettivo non solo non è stato raggiunto ma, forse, non è stato nemmeno realmente perseguito: l’evento, infatti, è stato pubblicizzato principalmente nell’ambito della Provincia di Pavia e solo secondariamente nelle regioni limitrofe (quel 2% che ci dicono provenire dal Centro Italia e quel 2,9 dal Sud e Isole, probabilmente è rappresentato da studenti fuori sede o persone che per altri motivi erano già in città). Il dato reale potrebbe essere fornito dagli albergatori paragonando la recettività nei giorni del festival con quella ordinaria degli anni precedenti.

Per quanto concerne la forte ideologizzazione che ha caratterizzato gli interventi dei relatori, questa è la conseguenza dell’avere affidato la direzione del Festival a una persona politicamente coinvolta se non altro perché già incaricato fiduciariamente come addetto stampa del Sindaco. È mancata quella neutralità culturale che dovrebbe caratterizzare chi svolge una simile funzione: lo svolgimento di un bando con confronto tra più interessati avrebbe garantito non solo il rispetto della normativa comunitaria, ma anche una verifica sulle professionalità che si sarebbero potute candidare per il ruolo di Responsabile organizzativo, professionalità che quanto più sono significative tanto più sono a garanzia di ogni posizione culturale che nella società lombarda a maggioranza si esprime diversamente rispetto ai relatori di questo festival (vedremo poi come e quanto retribuiti).

Se si volesse correggere il tiro per la prossima edizione (come sembra promettere qualche autorevole esponente dell’Amministrazione), si dovrà necessariamente trovare prima il modo di ridiscutere un incarico che sulla carta ha durata triennale. Altrimenti, aspettiamoci un altro bel Festival Provinciale, se non dell’Unità, del nuovo partito democratico, considerato che il Presidente dell’Istituzione Fraschini ha giustificato le polemiche nell’ambito della sinistra come conseguenza del parto di quel nuovo partito di cui la politica italiana sente tanto il bisogno.

Cristina Niutta, Pavia
(19/9/2006, pag. 11, Attualità - gli interventi)

Sì, va bene, ma adesso non esageriamo!

Bene le critiche se non sono strumentali

La critica, intesa come processo mediante il quale la ragione prende coscienza dei propri limiti, è irrinunciabile.

È bene che voci autenticamente critiche si levino sul festival dei saperi per migliorarne gli obiettivi e avvicinare la cultura alla gente.

Quando la critica è strumentale e riduce il tutto a un’appendice della festa del Ticino con l’unica variante della notte bianca… si rimane delusi dall’incapacità di ascolto e da una riduzione così meschina.

Il pensiero non contempla un’ipotesi mercenaria… al comune di Pavia dico solo: «Continuate su questa strada».

Mario Rovati, Broni (Pavia)
(19/9/2006, pag. 11, Attualità - gli interventi)

Un (doveroso) richiamo a stare con i piedi per terra

Se l’opinione è libera dov’è mai lo scandalo?

Preg.mo Direttore,

vorrei fare alcune osservazioni a due interventi apparsi sul suo giornale, il primo a firma Secchi e Bruni e il secondo a firma Bernardi, Ferraris, Varalda e Assanelli.

Quanto al primo mi riesce difficile capire come si possa contemporaneamente sostenere che ognuno è libero di esprimere le sue opinioni, come ha fatto il prof. Odifreddi, e nel contempo scandalizzarsi se quest’opinione comprende anche la convinzione che Gesù non sia mai esistito o che l’eutanasia dovrebbe essere lecita. Forse la maggior parte dei cittadini pavesi non condivide queste tesi, ma questo significa che non possano essere espresse? Possono essere espresse solo le opinioni che sono conformi a quelle della maggioranza? Dove finisce il confronto tra idee se tutti sono costretti a esprimere la medesima opinione?

Devo anche dire che trovo ridicolo questo insistere sul compenso pagato al prof. Odifreddi e alla prof.ssa Hack. Entrambi sono scienziati assai conosciuti, cui sono stati chiesti interventi relativi alla materia di cui si occupano, rispettivamente la matematica e l’astrofisica; gli interventi che hanno tenuto non sono contestati dal punto di vista scientifico. Non mi risulta che le loro opinioni personali fossero in vendita.

Vorrei aggiungere che quotidianamente i programmi Rai trasmettono le opinioni di membri del clero cattolico, pagati dalla televisione pubblica, i quali esprimono liberamente e spesso senza contraddittorio delle opinioni che non sempre sono condivise dalla maggioranza degli italiani e possono essere offensive per gli atei, gli agnostici, i non cattolici e talvolta anche per l’intelligenza.

Quanto al secondo intervento trovo singolare che si stigmatizzi l’assenza di contraddittorio. Ripeto che il prof. Odifreddi ha tenuto un intervento su argomenti matematici e la prof.ssa Hack su argomenti di astrofisica. Le andava affiancato un astronomo che sostenesse che il sole gira intorno alla terra – sempre ammesso che dopo Galileo ce ne siano ancora – per avere il contraddittorio? O forse si auspica che d’ora in poi a ogni intervento pubblico di qualsivoglia persona di non provata fede cattolica partecipi un censore pronto a intervenire qualora venga espressa un’opinione non conforme alla dottrina ufficiale della Chiesa? L’intervento del prof. Sanguineti, poi, aveva un ottimo contraddittore: il prof. Veca ha chiaramente espresso il suo dissenso rispetto alla frase riportata. O forse il prof. Veca non è ritenuto un contraddittore all’altezza non essendo, almeno che io sappia, un fervente cattolico.

Vorrei peraltro ricordare che le «libertà borghesi» della rivoluzione francese furono strenuamente avversate dalla Chiesa cattolica e si sono affermate grazie alla cultura laica.

Infine sarebbe interessante capire cosa intendono i sigg.ri Bernardi, Ferraris, Varanda e Assanelli quando auspicano che il Festival dei Saperi sia espressione dell’iniziativa popolare che nasce dal basso: mi pare francamente poco credibile che su argomenti scientifici complessi si possa costruire qualcosa di serio non interpellando chi se ne occupa professionalmente.

Alessandra Borlotti, Sdi-La rosa nel pugno, Pavia
(19/9/2006, pag. 11, Attualità - gli interventi)

Basta polemizzare sui giornali. Fatelo online…

Festival dei Saperi, dite la vostra on line
Sul sito comunale si possono lasciare messaggi pro o contro l’iniziativa

PAVIA. Se siete stanchi di assistere passivamente alle polemiche sul Festival dei Saperi e volete dire la vostra, ora potete farlo. Sul sito del Comune (www.comune.pv.it), nell’area “Focus”, è stato infatti messo in linea un questionario che i cittadini potranno compilare. Ieri pomeriggio erano già 50 i “cyber-pavesi” che avevano aderito all’iniziativa. «Un guestbook» – spiega la redazione del sito comunale – «ovvero una bacheca ove incollare i propri pensieri, critiche, suggerimenti è già online da lunedì scorso e lo si può trovare sulla prima pagina del sito del Festival dei Saperi (www.festivaldeisaperi.it). Interviste, questionari, valutazione attenta delle rassegne stampa sul Festival, bacheca e guestbook sono alcuni degli strumenti di ascolto che l’amministrazione comunale mette a disposizione dei cittadini per una partecipazione attiva e costruttiva». Insomma, se il Festival vi ha deluso o se ne vorreste uno al mese, ora potete metterlo nero su bianco. (19/9/2006, pag. 11, Attualità)

E alla fine si arriva in Consiglio comunale

Un confronto politico anche in commissione

PAVIA. Oggi la commissione cultura di palazzo Mezzabarba dovrebbe trattare dell’argomento «Festival dei Saperi», tematica fonte di inesauribili e instancabili polemiche. L’operazione-trasparenza annunciata dal sindaco Capitelli, invece, avrà altri tempi. «Prima del 25 terremo una riunione del Cda dell’Istituzione “Pavia città dei saperi” aperta a tutti i consiglieri per la rendicontazione» – spiega la prima cittadina – «e poi, nel corso del consiglio comunale del 25, probabilmente l’assessore Borutti farà una comunicazione per divulgare dati e cifre della nostra iniziativa». Del resto il sindaco aveva promesso questo atto di trasparenza. (19/9/2006, pag. 15, Cronaca)

Piccoli ambasciatori del Vaticano crescono

Il silenzio della Chiesa di fronte ai tecnocrati

Si è da poco concluso il Festival dei Saperi che ha provocato un notevole afflusso di curiosi nella nostra città e, stando agli articoli apparsi sulla stampa locale, sembra che sia stato un indubbio successo per gli organizzatori.

Tuttavia, al di là dei trionfalismi e della già dibattuta opportunità di realizzare una simile kermesse prima di aver risolto i problemi di degrado che, ormai da anni, attanagliano Pavia, resta il dubbio sull’impostazione concettuale che è stata data alla manifestazione, per certi aspetti più simile a un festival dell’Unità che ad autentica e pluralistica rappresentazione di cultura e di pensiero.

La maggior parte degli incontri, infatti, è stata incentrata su esponenti del mondo scientifico, senz’altro di notevole spessore, ma, comunque, espressione di una visione del mondo laicista e negatrice di ogni valore spirituale. È fin troppo facile, come ha fatto un illustre matematico, fare battute sul Vaticano, tanto si resta, comunque nell’ambito del politically correct e dipingere la religione cristiana come oscurantista e nemica del progresso scientifico; ma il nostro esimio scienziato si è ben guardato dall’ironizzare su certe visioni «aperte» del mondo islamico.

Dal nostrano Festival dei Saperi è emersa, ancora una volta, una cultura dominante tecnocratica che tende a ridicolizzare valori spirituali, tradizioni, cultura e popoli per portare alla creazione di un unico homo scientificus che poi non è altro che l’altra faccia dell’homo economicus: il cittadino del mondo, senza identità e tutto dedito al consumo e alla ricerca di un benessere materiale sempre maggiore.

Esiste, tuttavia, anche un’altra cultura, quella dello spirito, delle grandi religioni e della tradizione che ancora rappresenta una grande fetta della popolazione mondiale e che viene sistematicamente ignorata o quanto meno ritenuta inferiore rispetto a quella dominante. Una cultura che non nega la validità del progresso scientifico ma che pone, comunque, l’uomo, in quanto creatura divina, al centro del mondo. In tutto questo vi è stato anche il silenzio assordante della chiesa locale forse dimentica di quanto affermato da Papa Benedetto XVI secondo il quale «il predominio della scienza ha lasciato inevase le grandi domande dell’umanità».

Ma evidentemente al Festival dei Saperi queste domande non sono state poste.

Direttivo Circolo territoriale AN Pavia
(20/9/2006, pag. 11, Attualità)

…la lasciamo fare alla Compagnia delle Opere?

Il Comune non può essere sorgente di cultura

Non è mia intenzione entrare nel dibattito sui contenuti del Festival dei Saperi, ma la lettura di articoli e lettere su questo tema ha fatto sorgere in me alcune riflessioni.

Di particolare interesse ho trovato l’articolo sullo scorso numero de Il Ticino a firma del prof. Mussini; con acutezza osserva che la scelta di tutti i relatori è stata fortemente ideologica: dall’astrofisica presidentessa dell’Associazione degli agnostici Razionalisti (obiettivo dell’Associazione: far sbattezzare chi non si identifica più nella Chiesa) agli altri relatori sempre dichiaratamente anticlericali. Insomma, per chi odia la Chiesa c’è stato solo l’imbarazzo della scelta.

Il prof. Mussini osserva inoltre che «non spetta alla politica dettare il ritmo ideale e ideologico del popolo». Giusto, ma permettetemi un affondo: non solo alla politica non spetta il «ritmo ideale e ideologico», ma a un sindaco o a un’Amministrazione comunale non spetta affatto essere sorgente di cultura. Le competenze del sindaco e della giunta comunale sono stabilite dagli artt. 48 e 54 e collegati del Testo Unico degli Enti Locali, dove si evidenzia chiaramente che le funzioni non vanno oltre ai doveri istituzionali e di governo. Nessun accenno a fare cultura a meno che l’istituzione non voglia occuparsi di ciò che strettamente non le compete. Infatti il potere (comunale, provinciale, regionale o statale che sia) o è determinato dalla volontà di servire (sottolineo servire) le creature di Dio, dell’uomo e la cultura che dall’uomo deriva, oppure il potere inevitabilmente riduce la realtà umana al proprio scopo. Così un Comune che si concepisce sorgente di cultura, riconduce l’uomo a «pezzo di materia o cittadino anonimo della città terrena» così come ne parla la Gaudium et spes.

Con tutto il rispetto per l’assessore Borutti e per il suo ruolo istituzionale, pensate cosa diventerebbe la cultura se anziché sorgere da una tradizione e da uomini che vivono appassionati alla realtà, sorgesse da un assessore e dal suo progetto politico. Esempi di queste riduzioni sono note e hanno scritto i capitoli più tristi della storia dell’umanità. Si tratta di una mentalità che considera lecito solo ciò che è organizzato e diretto dall’istituzione.

Recentemente, un imprenditore americano mi faceva notare che in Italia non siamo neanche liberi di farci i fatti nostri: noi, infatti, abbiamo persino il Ministero per il tempo libero. È una distorsione cui la politica giunge quando vuole avere potere su tutto e che riflette davvero scarsa stima per l’uomo. La politica, a qualsiasi livello, deve decidere se favorire la società esclusivamente come strumento di un proprio progetto, oppure favorire una concezione in cui chi governa sia al servizio della vita sociale secondo il concetto tomistico di bene comune ripreso vigorosamente dal grande e dimenticato Magistero di Leone XIII.

Solo così si può dire veramente laica un’amministrazione. Non vogliamo, come emerge da alcune preoccupanti dichiarazioni e da articoli sulla stampa, che nell’edizione del prossimo anno sia dato un maggiore peso alla cultura cattolica se ciò è pianificato a tavolino dal sindaco e dai soliti quattro o cinque collaboratori… no! Questo è tremendo, è una violenza a ogni libero cittadino. A dimostrazione di questo, l’assessore Borutti, con tono preoccupato, si pone la domanda: «Festival troppo laico?». Il problema è esattamente l’opposto: il Festival al quale abbiamo assistito non è stato per niente laico, ma laicista (che è molto diverso). Quello che auspichiamo per i prossimi anni è veramente un’altra cosa: che i politici facciano un passo indietro e che la gente, le associazioni, la società tutta possa esprimere e testimoniare con libertà quello che ha a cuore. Questo è fare cultura, questo è essere veramente laici. Questa è l’autentica sussidiarietà.

Alberto Amici, presidente della Compagnia delle Opere di Pavia e provincia
(21/9/2006, pag. 11, La voce dei lettori)

Chiudete l’Università, si fa troppa cultura lì dentro!

Università, noi studenti favorevoli al Festival

In merito all’intervento di Marco Vailati, consigliere d’Amministrazione della lista Azione Universitaria, nonché dirigente provinciale di Azione Giovani, nel quale si faceva riferimento a una mia presunta opinione critica rispetto al Festival dei Saperi da poco conclusosi, ritengo doveroso smentire quanto riportato strumentalmente e ribadire il giudizio assolutamente positivo, condiviso peraltro dall’associazione che rappresento nel consiglio d’Amministrazione dell’Università, su un’iniziativa di altissimo livello culturale che ha rappresentato un momento assolutamente unico nella storia della città di Pavia.

Ritengo infatti che per l’indiscusso prestigio dei protagonisti, per l’efficienza dell’organizzazione e per l’entusiastica partecipazione del pubblico, il Festival abbia rappresentato un indubbio successo per la città e in particolare per l’assessore Silvana Borutti e per l’Università di Pavia, successo che ha evidentemente infastidito non tanto Marco Vailati, quanto i suoi “padrini” politici.

L’auspicio di un maggior coinvolgimento degli studenti nelle prossime iniziative non deve infatti trasformarsi in un giudizio strumentalmente critico sulla manifestazione nel suo complesso, che auspichiamo possa diventare un appuntamento fisso per la città e per la nostra Università.

Elena Fava, rappresentante degli studenti per il Coordinamento per il Diritto allo Studio, Pavia
(21/9/2006, pag. 11, La voce dei lettori)

Vuoi vedere che abbiamo tutti capito male e il problema era Giovannetti?

Festival dei Saperi: Filippi sbaglia obiettivo

L’intervento del vice sindaco di Pavia Ettore Filippi relativamente al Festival dei Saperi, sulla Provincia Pavese del 14 corrente (dal titolo «Bastavano 3mila euro in più»), è un pessimo esempio di far politica.

Si parte dall’intervista al professor Odifreddi nell’ambito del Festival e dall’auspicio espresso dallo stesso che «il Papa si trasferisca il più lontano possibile dall’Italia, possibilmente a Gerusalemme ai piedi del Golgota», al quale evidentemente Odifreddi attribuisce un significato negativo tipo confino o giù di lì.

Non essendo strutturato il Festival per consentire il dibattito tra le parti, il sasso nello stagno offende la sensibilità dei cattolici e fa emergere improvvisamente l’omogeneità ideologica di tutti gli oratori invitati dalla giunta al Festival e quindi i limiti dello stesso.

L’assessore Brendolise interviene pubblicamente stigmatizzando l’inammissibilità che, con denaro di tutti, si faccia una manifestazione che, nel caso del professore, si trasforma in occasione di offesa per una parte dell’opinione pubblica; quello di Brendolise è stato, pur tardivamente, un intervento di civiltà, un atto dovuto in ogni caso, anche se l’offesa avesse riguardato non i cattolici, ma qualsiasi altro gruppo di cittadini.

Naturalmente nasce un po’ di polemica sulla stampa, finché interviene Filippi che travisa le parole di Brendolise e gli attribuisce l’intenzione di zittire Odifreddi o almeno di violentarlo affinché esprima pensieri a comando come in un «juke box che suona il disco scelto da chi mette la moneta». Filippi e Brendolise sono nella stessa giunta Capitelli e nello stesso partito… Gelosie? Rancori? Qualche conticino ancora da saldare? Chissà… Brendolise ne esce comunque un po’ malconcio.

Non basta. Peggiore è l’intervento di Filippi contro il fotografo Giovannetti, reo di aver espresso critiche e aver tentato nelle settimane precedenti di migliorare l’impostazione del programma del Festival. Nel suo intervento, il vice sindaco dimostra infatti di non aver capito nulla dei suggerimenti di qualità dello stesso Giovannetti, Boatti e altri sulla stampa, ma tira dritto alla sua soluzione finale: per metterlo a tacere (Giovannetti) basterà assegnargli una qualunque mostra fotografica (da tremila euro, appunto) nell’ambito del Festival 2007 e il gioco è fatto.

Più sottile, ma non meno aggressivo, è il richiamo di Filippi alla Provincia Pavese che, ancora una volta, lo costringerebbe a intervenire pubblicamente avendo la redazione collocato le osservazioni di Giovannetti sul Festival in evidenza (nella cronaca) «dandogli una sorta di imprimatur editoriale, come il richiamo in prima pagina».

E qui Ettore Filippi, che cambia il pelo ma non il vizio e pensa di misurare tutti con il metro con cui, probabilmente, si comporterebbe lui stesso, sbaglia perché sottovaluta la professionalità degli altri e soprattutto offende l’onestà intellettuale di Giovannetti che tutti stimano e che non cambierà certo idea per nessuna mostra fotografica offerta da Filippi per tacitarlo.

Sandro Assanelli, Pavia
(24/9/2006, pag. 11, La voce dei lettori)