Stazione Termini, l’ANPI-Lazio si rifiuta di protestare

Rosalba Sgroia, componente del Comitato di coordinamento dell’UAAR, ha chiesto all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di aderire all’appello “La Stazione Termini è di tutti”.

Questa la risposta ricevuta dall’ANPI:

Rispondo negativamente all’invito di “Italia laica” indirizzato all’ANPI di Roma, volto a impedire l’intitolazione della Stazione Termini a Giovanni Paolo II. L’adesione contrasterebbe con le nostre norme statutarie fermamente rispettose delle convinzioni religiose degli iscritti e dell’autonomia culturale di ciascuno. A titolo personale richiamo l’attenzione sulla figura del defunto Pontefice che al di là del ruolo ecclesiale è da ritenersi uno dei principali protagonisti della storia del Novecento, sostenitore delle libertà fondamentali, della convivenza tra i popoli e promotore della giustizia sociale. Non credo, sempre a titolo personale, che a tale giudizio sia possibile opporre un vetero laicismo che lascia trasparire presunzioni libertarie nella sostanza offensive della libertà anche di chi non credente riconosce i valori dell’operato umano e vuol darne un segno tangibile per conservarne la memoria.
Distinti saluti.

Massimo Rendina, Presidente ANPI Roma e Lazio

Questa la replica di Rosalba Sgroia:

Gentile signor Rendina,

mi permetto di inviarLe una lettera che mi è pervenuta in risposta alla Sua dichiarazione contraria all’adesione dell’appello di Italia Laica. Non discuto ovviamente sulla sua legittima e personale decisione, ma solo replicare con una opinione di un cittadino che sottolinea l’importanza di essere imparziale nelle decisioni che coinvolgono anche le persone che la pensano diversamente.
Confrontarsi è uno dei valori principali della laicità e spero che questa mail non Le rechi disturbo.

Rosalba Sgroia

La replica, allegata al messaggio precedente, di Giacomo Grippa, coordinatore del circolo UAAR di Lecce:

Spiace constatare l’arbitraria dichiarazione assunta da Massimo Rendina, per l’associazione nazionale partigiani d’Italia, di contrarietà all’adesione al comitato contro l’intitolazione di una struttura ferroviaria pubblica della capitale a Woytjla, cosa che offenderebbe gli iscritti credenti.

Naturalmente il Rendina si interessa solo di questi, ma non anche degli iscritti, atei, agnostici o degli stessi credenti laici, per rispetto dei quali doverosa dovrebbe essere la sua imparzialità. S’immola poi nella esaltazione della figura del capo scomparso dello Stato-Chiesa del Vaticano che attiene a sue personalissime valutazioni o preferenze.
Non solo perché non c’è consenso, ma la proposta contrasta con il principio della laicità, per il quale l’ambito del pubblico non può essere contrassegnato da riferimenti confessionali che il signor Rendina ha bisogno di liquidare come “vetero-laicismo”.
Provi il partigiano Rendina a verificare o a proporre al Vaticano di intitolare strutture ecclesiastiche a personalità del mondo laico o di altre culture!
Non voler subire e denunciare l’indebita invasione confessionale, da parte del Vaticano che insegue egemonia e continui, scandalosi finanziamenti al Rendina risuona come “vetero-laicismo”.
La battaglia dei partigiani per uno Stato democratico, cioè di tutti, senza distinzione di sesso, religione, censo, non mi sembra sappiano di “vetero-laicismo”. Il compito di riscatto per i non garantiti, che l’art. 3 della Costituzione, affida alla Repubblica e cosa lontana da quello caritatevole, proposto dalle chiese e peggio ancora, da quella cattolica, “casta meretrix” (fu definita dal c. d. santo Ambrogio), casta sessuofobica (qualche volta pedofila), casta parassitaria, monarchia di tipo stalinista, capace di conquistare e addomesticare cittadini e suoi rappresentanti.

Giacomo Grippa, UAAR circolo Lecce

Questa la replica a Rendina da parte del socio UAAR Giulio Cengia:

Trovo oggi la firma di Massimo Rendina su due documenti di valore opposto: l’uno, un nobile appello a manifestare, il 25 aprile, a difesa della Carta costituzionale del ’48, proposto da Giorgio Bocca e controfirmato, tra gli altri, da Rossana Rossanda, Giovanni Pesce, Carla Voltolina Pertini e pubblicato sul Manifesto; l’altro, una indegna risposta indirizzata a Rosalba Sgroia, di rifiuto di opporsi all’intitolazione della stazione Termini al defunto G.P. II.

Quest’ultima mi indigna come vecchio antifascista, iscritto all’ANPI di Milano. Proprio il rispetto per le opinioni religiose di tutti, che ha posto nel regolamento, conduce a opporsi alla violenza, di tipo fascistico, di chi vorrebbe far prevalere il giudizio di una parte, e nemmeno tutta, sia pure maggioritaria, su quella di una minoranza (forse) che la pensa diversamente, senza poi nemmeno una consultazione. Indigna poi l’uso del termine “libertà” nella maniera disinvolta introdotta dalla cosiddetta Cdl, cioè all’incontrario. Nessuno impedisce ai fanatici wojtyliani di intitolare p.za San Pietro o San Giovanni al Laterano al papa defunto; ciò che non si vuole è che sia intitolato un edificio pubblico italiano, cioè di tutti noi, al capo di uno Stato estero che non fa parte della storia della Repubblica, ma della storia di una Chiesa; a un capo religioso che ha manifestato il suo orientamento politico comunicando personalmente un Pinochet e mostrandosi con lui sul balcone della Moneda, che ha canonizzato figuri indegni come Pio IX, Escrivà de Balaguer, Ildefonso Schuster, il prelato milanese che benediceva le armi fasciste, il filonazista cardinale Stepinac; che se ha parlato retoricamente a favore della pace, ha agito favorendo la guerra nella ex Jugoslavia, e le stragi che ne sono seguite. Per cui chiedo al suddetto Massimo Rendina, per coerenza, di ritirare la propria firma o dalla risposta fatta pervenire alla ns. Rosalba Sgroia, o dal documento a difesa della Costituzione repubblicana e antifascista.

Giulio Cengia


Siamo stati invece molto lieti di apprendere che Cesare Galantini, presidente ANPI di Carpi (MO), ha aderito all’appello sulla Stazione Termini.

Identica soddisfazione ci ha procurato il seguente messaggio da parte dell’ANPI di Pianoro (Bologna):

Gentile redazione del sito,
vogliamo farvi avere la solidarietà della nostra sezione, nella polemica che si è innescata con l’ANPI nazionale.
L’offensiva illiberale scatenata da tempo dalle fila clericali e cattoliche integraliste vede oggi un ulteriore inasprimento con l’elezione di Ratzinger a Papa e viene legittimata dalle prime dichiarazioni dello stesso.
Non siamo neppure mai riusciti a vedere in Papa Wojtyla un «sostenitore delle libertà fondamentali, della convivenza tra i popoli e promotore della giustizia sociale», come sostiene il nostro Presidente, a cui va sempre e comunque il nostro affetto.
Cari saluti

ANPI di Pianoro