Darwin aveva ragione o torto?

di Riccardo Tornese

Lecce, 16 novembre 2002

La famosa teoria di Darwin ha causato, alla sua comparsa, una rivoluzione nel mondo scientifico e religioso e quindi anche nel modo di pensare della gente. Dopo le critiche iniziali l’opinione scientifica si è schierata completamente dalla parte di Darwin e le scoperte successive non hanno fatto altro che confermare le sue tesi ampliandole e spiegando tutte, o quasi, le fasi dello sviluppo non solo dell’universo ma anche della vita. Addirittura oggi la stessa Chiesa Cristiana Cattolica considera la storia di Adamo ed Eva solo una storiella dal significato metaforico. In realtà queste nuove teorie, sebbene vengano accettate dal punto di vista scientifico, non toccano affatto il modo di pensare della gente che è sempre basato sulla filosofia cristiana.

Infatti conosciamo benissimo Dante e la Divina Commedia il cui scopo principale è portare la gente sulla “retta via” cioè, detto in termini meno apostolici ma più pratici, compiere opera di indottrinamento, e, al contrario, tutti quegli autori che potrebbero dare un modello alternativo vengono studiati molto velocemente e senza permettere all’alunno di fare proprio il loro pensiero.

Anche io credo che la Divina Commedia sia un’opera di grandissima importanza ma, se dovessimo fare un rapporto fra importanza e ore di studio dedicate a quell’opera, verrebbe fuori che l’opera di Dante non ha assolutamente pari, non ci sarebbe confronto con nessuna altra opera, sarebbe come dire che questa è quasi tutta al nostra cultura e che le alternative meritano solo di essere nominate.

Purtroppo è questo ciò che accade: la Divina Commedia si studia per circa quattro anni nel percorso formativo di un ragazzo del liceo mentre a qualche altra opera si dedica un anno o poco più, ma si tratta dei Promessi Sposi - che è sempre in linea con i valori Cristiani - e dell’Iliade e l’Odissea che esprimono una cultura passata e al giorno d’oggi improponibile come modello alternativo.

Tutti gli altri autori si studiano molto più velocemente, non si ha il tempo di attualizzare il loro pensiero e non vengono mai presi in considerazione come alternativa culturale,ma solo come grandi autori da conoscere per arricchire la nostra cultura da esibire.

Infine, completando questa critica al sistema scolastico italiano, si dedica solo una piccola parte del quinto anno delle superiori allo studio degli autori e dei filosofi contemporanei (a dire il vero a volte in quinto non si studia neanche Freud) che sono gli unici a proporre un modello alternativo ed attuale che meriterebbe di essere preso seriamente in considerazione e approfondito. Invece rimaniamo ancorati al passato, abbiamo ancora una cultura “aristotelica” e perdiamo ogni giorno ore e ore del nostro tempo nello studio di autori di cui non ci rimarrà niente.

Comunque - a parte il sistema scolastico - ci sono influenze ben più pesanti che non colpiscono solo lo studente del liceo che, alla fine, ha una cultura abbastanza aperta.

Il Cristianesimo, infatti, si è diffuso in Italia e quindi è qui che questo ha influenzato maggiormente la cultura e il modo di pensare, tanto da creare quasi un circolo vizioso o forse portentoso (dipende dai punti di vista), che impedisce al singolo di avere una fede diversa da quella cristiana o, ancora peggio, un proprio modo di pensare e ciò non mi sembra giusto né rispettoso nei confronti della dignità umana né in linea con il libero arbitrio, che personalmente condivido, di cui la religione cristiana cattolica parla. Questo dovrebbe dare a ognuno la possibilità di scegliere e di pensare ciò che si vuole; in realtà, in ambito religioso, ciò non avviene perché la Chiesa, pur non usando la forza, indirizza tutti verso il pensiero cristiano sfruttando appieno i mezzi culturali, religiosi e politici nonché - a volte il ricatto - come nel caso dei credenti (specialmente di una certa età) a cui si dice che se non compiono opera di indottrinamento andranno all’Inferno; non si tratta quindi di violenza fisica, ma psicologica!

Questo circolo portentoso ha inizio nella vita di ogni uomo appena i proprî genitori, quasi sempre di religione cristiana cattolica, danno i primi insegnamenti al figlio. Naturalmente ciò è incontestabile e cambiare questa situazione sarebbe una violazione dei diritti umani ancora più grave.

In questa prima fase il bambino non ha ancora un concetto completo di religione e si limita a porsi degli interrogativi e ad accettare una risposta senza spirito critico (in quanto questo si forma solo con l’esperienza), è quindi nella fase in cui acquisisce ogni cosa che gli viene detta ed in cui pone le basi della sua cultura e del suo modo di pensare. È proprio adesso che, nella maggior parte dei casi, il bambino comincia a frequentare il catechismo. Qui, ai numerosi problemi che il bambino si pone, vengono date risposte in linea con il pensiero cristiano e - anche se c’è un dibattito - è sempre la tesi cristiana a prevalere perché portata avanti da un uomo la cui cultura e capacità persuasiva non hanno nulla a che vedere con quelle di un bimbo. Questo, comunque, interviene difficilmente con opinioni personali in discorsi di un certo livello, perché richiedono conoscenze e uno spirito critico che a questa età è impossibile avere. Parallelamente la scuola interviene con un’ora alla settimana di religione che si limita a parlare del Cristianesimo e a fare un excursus sulle altre principali religioni trattandone soltanto gli aspetti caratteristici sempre con mero scopo nozionistico.

Durante quest’ora, invece, si potrebbe affrontare il tema religioso da un punto di vista filosofico in modo, però, da non privilegiare una religione in particolare, ma confrontando i vari modi di pensare delle più importanti culture e dando sempre un’alternativa laica; più o meno ciò che si fa al catechismo ma con una visione molto più ampia, aperta e, comunque, sempre in linea con principî morali che regolano la nostra società.

È solo lasciando degli interrogativi aperti, ma dando i mezzi per trovare una risposta, che si apre la mente dei bambini che in questo modo diventeranno ragazzi aperti anche a culture diverse dalla propria e soprattutto dotati di un forte spirito critico e di un pensiero a cui credono veramente.

Ciò, però, non conviene né alla chiesa né ai politici che, in questo modo, possono perseguire politiche demagogiche.

Continuando l’attuale percorso di crescita, il bambino diventa ragazzo e comincia a sviluppare quelle capacità necessarie per affrontare il tema religioso, ma la sua cultura è limitata, ed il suo modo di pensare è già più che indirizzato al Cristianesimo. Inoltre continua a frequentare il catechismo che rafforza le sue idee religiose e le fa diventare proprie; interviene però quello spirito critico che naturalmente sorge a quell’età (che molti chiamano periodo di sbandamento) ma non trova i mezzi per venir fuori finendo per essere soffocato dalle teorie religiose che hanno il monopolio nella nostra società e dalla cultura a senso unico, portando, spesso, al disagio adolescenziale.

Finita questa fase il ragazzo è diventato un uomo e difficilmente metterà più in discussione le proprie idee. Questa è la triste storia di quasi tutti noi, e detto ciò cominciano ad avere senso le affermazioni precedenti che accusavano questa società di ledere la dignità umana; si capisce anche perché, per un credente, è così difficile credere a un ateo che nega l’esistenza di Dio. Ci sono tante persone che per indole sono di mentalità aperta ma che non riescono proprio ad immaginare un’alternativa.

Sarebbe il caso che tutti aprissero di più gli occhi e la mente e, soprattutto, che la società desse a tutti la possibilità di farlo; solo allora Darwin avrà veramente, per tutti, ragione.