Caso Tosti, lettera a Romano Prodi dei Brights francesi

Signor Presidente del Consiglio,

Già sei mesi fa, nel febbraio 2006, in seguito a una nostra iniziativa, migliaia di democratici, dai cinque continenti, si rivolgevano al vostro predecessore, dott. Silvio Berlusconi, reagendo contro una decisione della sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura d’Italia con la quale il giudice Luigi Tosti era stato sospeso da tutte le sue funzioni e dal suo stipendio. Questa decisione era stata provocata dall’avvocato generale presso la Corte di Cassazione e aggiungeva questa misura disciplinare eccezionale a una precedente condanna penale, pronunciata nel novembre 2005, a una pena di sette mesi di prigione difficilmente comprensibile in un Paese civilizzato: queste condanne e sanzioni facevano seguito al rifiuto del giudice Luigi Tosti di continuare a piegarsi alle disposizioni della circolare del 29 maggio 1926 che impone la presenza del crocifisso nelle aule giudiziarie.

Nella nostra lettera al vostro predecessore noi rammentavamo, con le parole del filosofo Henri Pena-Ruiz, i principî fondanti della laicità delle istituzioni e della scuola per uno stato democratico: «Certi uomini credono in un dio. Altri in parecchi. Altri si ritengono agnostici e rifiutano di pronunziarsi. Altri infine sono atei. Tutti debbono vivere insieme. E questa vita comune, dalla prima Dichiarazione dei diritti dell’uomo, deve assicurare a tutti, al tempo stesso, la libertà di coscienza e l’uguaglianza dei diritti». È cosi che la laicità, garantendo l’assoluta libertà di coscienza e d’espressione dalla separazione della religione e dello Stato, è chiaramente stabilita come una condizione necessaria, anche se ovviamente non sufficiente, della democrazia politica.

Numerose organizzazioni democratiche, che difendono la libertà di coscienza, si sono rivolte per iscritto al vostro predecessore per reclamare la cessazione delle procedure intentate dallo Stato italiano contro il giudice di Camerino. Per quel che ci consta, nessuna ricevuta di ritorno - né a fortiori nessuna risposta - fu mandata dalla Presidenza del Consiglio.

Pertanto, oggi noi ci facciamo portavoce del centinaio di organizzazioni locali, nazionali e internazionali, che come l’International Humanist and Ethical Union o il Consiglio Ecumenico della Gioventù in Europa, hanno rivolto una petizione al vostro predecessore.

Noi non intendiamo ingerirci in quel che è di competenza esclusiva della democrazia politica italiana; appartiene al popolo italiano e a lui solo d’impossessarsi, se lo desidera, con le sue organizzazioni politiche, delle esigenze democratiche della laicità istituzionale e scolastica e di fare evolvere in conseguenza le leggi.

Alla stessa stregua, sul piano giudiziario e conformemente alle leggi vigenti, il giudice Luigi Tosti, esercita ed eserciterà presso le diverse giurisdizioni italiane e presso la Corte di Giustizia Europea tutti i ricorsi che sono a sua disposizione, e ci troverà al suo fianco sino a quando lo vorrà e lo riterrà utile.

Al contrario, aldilà delle leggi che sono l’espressione della rappresentanza isituzionale della Repubblica italiana, ci sono questioni che ricadono nella responsabilità dell’esecutivo, e dunque, ormai, nella vostra responsabilità personale. È il caso delle procedure che intenta lo Stato italiano contro il giudice Tosti; è il caso delle circolari ministeriali; è il caso delle misure disciplinari prese contro il giudice Tosti.

È dunque ufficialmente e pubblicamente che noi ci rivolgiamo a Lei affinché metta fine all’insieme di procedimenti attivati dallo Stato italiano contro il giudice Luigi Tosti, su disposizione del vostro predecessore alla Presidenza dl Consiglio, e affinché Lei attivi i mezzi che la Costituzione Italiana le mette a disposizione per reintegrare il giudice Tosti nelle sue funzioni e nello stipendio.

Ringraziandola in anticipo per l’attenzione che vorrà accordare alla nostra lettera, e di quella che accorderà alla nostra petizione, noi La preghiamo di accettare, Signor Presidente del Consiglio, i nostri più rispettosi saluti.

Christian Eyschen (Paris),
Michel Naud (Nantes),
Johannès Robyn (Bruxelles)