Il PSI e l’articolo 7 della Costituzione

di Mario Ficacci

Tra le questioni politiche di cui il PSI di Pietro Nenni e i suoi eredi possono andare giustamente orgogliosi c’è, senza dubbio, il “no” perentorio all’approvazione dell’articolo 7 della Costituzione, quello che regola i rapporti tra Stato e Chiesa.

Il voto contrario e convintissimo dei socialisti fu espresso alle ore 2 del 25 marzo 1947 in sede di Assemblea Costituente.

Purtroppo il contestatissimo ex articolo 5, poi trasformato in 7, passò per il voto favorevole di 350 costituenti contro 149. A favore 201 democristiani di De Gasperi, 95 comunisti di Togliatti e 54 tra qualunquisti di Giannini, liberali e isolati.

La grande sorpresa (ma non per Nenni) fu il voto favorevole dei comunisti che Togliatti tentò di giustificare in un discorso di logica formale associato a un’assenza totale di comprensione storica del problema. Prima del suo intervento avevano parlato De Gasperi, a favore, e Nenni, contro. Un’altra sorpresa di quella notte furono i voti favorevoli di Nitti, Orlando, Bonomi e Sforza. Senza l’apporto dei comunisti, i cattolici avrebbero vinto con soli 5 voti di maggioranza e, per dirla con Nenni, «sarebbe stato meglio così».

Sul dibattito pesarono due ricatti: quello di De Gasperi, sulla solidità della Repubblica, e quello dell’Osservatore Romano – e dunque del Vaticano – sulla pace religiosa e la riapertura della questione romana. Questo lo scambio di battute fra Nenni e Togliatti:

    Nenni: «Abbiamo capito. Voi volete la lotta su questo terreno mentre noi la vogliamo sul terreno sociale».
    Togliatti: «De Gasperi ci dichiara guerra. Nenni non l’accetta ed è vero che per fare la guerra bisogna essere in due. Ma per dichiararla basta uno solo. Per togliervi il pretesto di dichiararci la guerra, votiamo con voi l’articolo 7».

Il più puro cinismo, nelle parole del capo del PCI, applicato alla politica; la svolta di Salerno che continua, applicata stavolta alla Chiesa e ai cattolici. Togliatti pensava così di salvaguardare dieci, venti anni di collaborazione con la Democrazia Cristiana.

«Mi sembra un calcolo sbagliato da cima a fondo», osserva Nenni, in tempi di guerra fredda (Diari 1943-1956). «Sono lieto di avere votato “no”».

La Democrazia Cristiana incassò, non ringraziò, e cacciò Togliatti dal governo pochi mesi dopo.

Dopo l’Italia in camicia nera, l’Italia in sottana nera.