Minacce televisive

di Francesco Vadalà

Continuano le minacce della televisione alla società italiana. Poche ore fa, nel telegiornale di metà giornata, una stazione televisiva nazionale ha mostrato un servizio girato in una località del nord Italia, dove un sacerdote cattolico, perseguitato dal pensiero sessuofobico, caratteristico della sua confessione religiosa, aveva esposto sulla porta della chiesa dei cartelli - fra l’altro ingenuamente blasfemi - in cui faceva sapere che Dio conosce benissimo l’ombelico delle donne, per cui risulterebbe superfluo mostrarglielo durante il rito domenicale. Si è appreso che Dio avrebbe tale conoscenza addirittura da prima della nascita delle gentili signorine. Ovviamente si agita una visione perversa e stramba della divinità, benché consueta, e credo qualunque persona normale non vorrebbe avere un dio che si occupa di nascondere ombelichi, o che dal vedere tali disinibiti ombelichi risulterebbe turbato.

La cosa grave è che la televisione non solo ha considerato corretta la presa di posizione dello strambo sacerdote dei cartelli ombelicali, ma ha anche mostrato interviste al popolo cristiano che sarebbe, al pari degli islamici, contento di tale repressione. Addirittura è comparsa una giovane che ci ha detto di essere stata peccatrice, ma ora possiede magliette più lunghe e non mostrerà più l’ombelico a Dio… e al parroco.

La televisione italiana si comporta come uno strumento di repressione al solo scopo di portare la società a un rozzo modello di esistenza simile a quello islamico. Non solo non denunzia le ingerenze dei cristiani estremisti nella società italiana, ma si fa portatrice dei peggiori valori repressivi di quei soggetti.

La televisione però non è un mezzo campato per aria: dietro ci sono uomini e leggi. Da poche settimane esiste una maggiore presenza laica nella politica italiana, basta vedere Bertinotti, Mussi (ma anche Rosi Bindi) e altri soggetti che hanno ruoli attivi nella politica; io credo sia venuto il momento di sollecitare queste persone a regolarizzare la televisione. Lo scopo primario deve essere di censurare e cacciare tutti quei giornalisti disonesti che operano contro lo Stato italiano e la società, creando una risonanza positiva nei confronti della superstizione (Padre Pio, le Madonne sanguinanti, ecc.), ma anche sostenendo l’idolatria del papa, con le sue continue esibizioni in pubblico. Sembra che ieri il pontefice abbia accolto quattrocentomila persone, una cifra irrisoria rispetto agli altri sessanta milioni di italiani, ma che una televisione priva di menti equilibrate rende assai più numerosa e minacciosa, esaltando i loro valori negativi, indottrinando e umiliando la maggioranza pacifica degli spettatori, la cui tendenza naturale è invece verso il progresso.

Oggi siamo di fronte a una Chiesa cattolica reazionaria, governata da un uomo pericoloso per la società civile, il quale pochi giorni fa ha liquidato il massacro degli ebrei come un’opera di pochi pazzi nazisti, o un (per altro impossibile) delitto contro Dio. Un uomo che ha una concezione ridotta, degradata della divinità, trasformata in un Padre Celeste concreto, feribile, irritabile, ma in gran parte incapace di calmare le proprie perversioni e pulsioni, al punto da temere di impazzire di fronte alla vista (anch’essa impossibile, perché Dio non vede con gli occhi, mentre i preti sì) delle simpatiche giovani che scoprono l’ombelico. Questo dio imperfetto non è minimamente accettabile in Italia, e il nostro Paese dev’essere subito protetto dalla deriva fondamentalista. Occorre chiamare tutte le persone di buona volontà.

La televisione italiana è ancor oggi nelle mani della destra clericale, mentre essa deve essere interamente liberata dalla sinistra laica e cattolica. Deve cambiare proprietario. Ma la televisione deve servire anche al mondo cattolico progressista per regolare i conti con i nemici della storia, i quali con l’inganno hanno dominato quell’istituzione, in spregio della maggioranza dei giusti. Io credo che la classe politica dovrebbe provare a formulare un codice di accesso e di gestione della televisione, valido per laici e cattolici, volto a colpire e a bloccare fuori gli estremisti, ma anche con la decisa ambizione di preparare un conclave migliore. Da parte nostra dovremmo pensare a una televisione che si occupi tranquillamente dei grandi valori positivi del cristianesimo, che poi altro non sono che il riscatto sociale degli oppressi, il loro benessere economico e, perché no, anche spirituale. Accanto a questi valori, come contropartita, vogliamo vedere rivalutati tutti i valori dei laici che ormai da anni sono stati portati a essere rarità nella televisione attuale. L’apertura verso la sessualità umana, il rispetto verso le forme di convivenza coniugale, la comprensione del fenomeno omosessuale. Ma ancora, e ben più importante, l’amore per la scienza, la tecnologia e l’economia, che sono i valori più importanti della società. La visione dell’Uomo come entità centrale della esistenza e punto di riferimento di ogni cosa.

In conclusione, io penso che vi sia una grande e ingiusta soggezione verso la televisione e i suoi ancor attuali padroni. Riportare la televisione a essere un bene della nazione italiana e non di minoranze diaboliche e perverse deve essere il principale obiettivo di tutti i politici di buona volontà.