Incontro di Giorgio Villella con gli studenti dell’Istituto “Magarotto” di Padova

di Margherita Bettin, insegnante

L’Istituto tecnico commerciale per sordi “A. Magarotto” di Padova è una scuola confessionale.

Pur essendo istituzionalmente una scuola statale esso è, nella sostanza e nell’agire, una scuola fatalmente confessionale, che si rivela tale non con dichiarazioni manifeste, ma con sottili e costanti scelte pedagogiche e comunicative.

Il crocefisso, oltre che in tutte le aule, è in aula magna, in segreteria, in presidenza, in portineria; non c’è in sala docenti da quando lo tolsi un anno fa, suscitando reazioni scandalizzate, soprattutto da parte degli operatori scolastici che avevano assistito alla mia operazione di schiodamento dalla parete. In tale circostanza fu consultato mons. Costa della Diocesi di Padova, sulla “legittimità” del mio comportamento dato che avevo addotto fondamenti costituzionali a sua giustificazione.

È una scuola confessionale, pur essendo statale, perché il preside rispose alla mia richiesta di rimozione del crocefisso dalle aule citando la direttiva 3/10/2002 prot. 2666 del competente dipartimento del MIUR (?) che tra l’altro «ha dato disposizione di rendere disponibile un apposito ambiente da riservare… a momenti di raccoglimento e meditazione…». Tale ambiente non è ancora stato reso disponibile, ma da sempre c’è l’aula di religione, un’aula video cioè dove gli altri insegnanti possono accedere quando è lasciata libera dal collega di religione, mentre non è prevista un’alternativa all’ora di religione, rendendo in sostanza ingestibile il tempo scolastico di chi non volesse seguire questo insegnamento.

All’insegnante di religione fanno spontaneamente capo tutti quei programmi “educativi” rivolti a formare le coscienze dei futuri cittadini, dei futuri consumatori, dei futuri mariti, delle future mogli, sviluppando progetti di educazione alla salute, alla sessualità, alla cittadinanza, all’alimentazione, alla circolazione stradale e forse a qualcos’altro che non ricordo. Il problema delle competenze in questi progetti è affrontato e risolto chiedendo la collaborazione volontaria dei docenti delle discipline di riferimento, quei docenti cioè che soli possono dare sostanza, con le loro conoscenze disciplinari, a progetti che altrimenti rischiano di diventare un veicolo comunicativo di valori e visioni unilaterali della società.

In questa scuola il pluralismo è infatti malvisto da due anni a questa parte e, di conseguenza, minato con tentativi ripetuti di proporre programmazioni “educative” comuni, che prevedano tra gli insegnanti la condivisione unanime di valori, obiettivi e strumenti pedagogici.

Pochi insegnanti contrastano questa tendenza.

La confessionalità di questa scuola viene poi palesemente allo scoperto il 23 gennaio di ogni anno, nel giorno di san Francesco di Sales, patrono dei disabili. In questa occasione le lezioni vengono sospese, viene celebrata una messa nei locali della scuola, seguita da una festa che richiede giorni e giorni di preparazione, risorse di tempo e di denaro.

Nonostante tutto, questa scuola è una buona scuola.

È importante affermarlo a questo punto, perché c’è più laicità di quanto sia stato descritto fin qui: c’è libertà di insegnamento e la possibilità di manifestare il proprio pensiero e i propri valori da parte di insegnanti e studenti.

In questo clima, giovedì 27 ottobre 2005, Giorgio Villella ha esposto la sua testimonianza.

Testimone lui del suo ateismo e del suo desiderio di vivere in una società laica, testimoni noi della sua esperienza e della sua concezione di vita.

Erano presenti due classi che, in questa scuola, significano una decina di ragazzi e ragazze, e due insegnanti di cui uno interprete nella lingua dei segni.

L’esperienza è stata interessante in maniera superiore alle aspettative di tutti. I ragazzi sono stati curiosi, attenti, attivi nel porre domande e sollevare problemi, dimostrando che il tema affrontato, quello della laicità della nostra società, è un tema sentito a prescindere dal livello di conoscenze e informazione raggiunto da ciascuno. Gli insegnanti hanno assistito con soddisfazione e meraviglia a un comportamento attento e partecipe come capita di rado trovare in classe.

Giorgio Villella ha parlato con semplicità e chiarezza, come lo avevamo pregato di fare di fronte a questi ragazzi sordi con scarsa competenza linguistica, riuscendo a mantenere per tre ore la loro attenzione, alternando aneddoti di vita a enunciazioni di principio, dimostrando con efficacia e pacatezza quello che sta a cuore a lui e a me che l’ho invitato, e cioè che si può avere un’etica e uno stile di vita rigoroso anche senza credere in dio, e che si possono celebrare gioiosamente feste e sentirsi accomunati in riti senza appartenere a nessun culto.

Nessuno dei ragazzi credenti presenti si è sentito turbato o a disagio per le affermazioni sinceramente e fermamente atee esposte in quelle tre ore, come nessuno dei ragazzi atei presenti si è sentito incoraggiato ad assumere posizioni dure e intransigenti nei confronti di chi crede; gli incerti o gli indifferenti hanno probabilmente imparato a dare nome e dignità alla loro posizione vaga e indefinita.

Io, che in quella scuola insegno diritto ed economia, sono stata appagata nell’assistere al successo di un incontro organizzato con l’intento di far conoscere una visione laica della vita, ma anche con l’ambizione di dimostrare la possibilità di convivenza e di scambio tra idee diverse e di far riflettere sul significato di pluralismo che racchiude in sé, imprescindibile, l’idea di rispetto reciproco.

Due studenti dell’Istituto “Magarotto” hanno fatto pervenire i loro commenti all’incontro, che riportiamo integralmente così come a noi giunti.

Il 27 ottobre 2005 c’è stato un incontro nella nostra scuola, un rappresentante dell’U.A.A.R. (Unione Atei Agnostici Razionalisti) ha fatto una relazione sulla situazione degli atei, ha anche parlato della sua storia davanti agli allievi. Anche io sono ateo, e ho ascoltato la relazione del rappresentante per capire meglio e soprattutto per avere delle risposte alle mie idee perché non sono in grado di rispondere a tutte le domande dei miei amici cattolici. L’anno scorso, nella mia classe abbiamo discusso fortemente per il crocifisso di Gesù. L’incontro è stato bello per le risposte che ci ha dato il rappresentante alle nostre domande, e anche i miei compagni finalmente hanno capito chi sono le persone atee.
P.R.

Il giorno 27/10/05 è venuto nella nostra scuola un rappresentante dell’U.A.A.R. (Unione Atei Agnostici Razionalisti).
Questa unione rappresenta persone atee cioè che non credono in Dio e sono divisi in atei e agnostici. Questo incontro è stato molto interessante e mi ha fatto capire il vero significato di ateo, anche se sapevo gia cosa era perché un mio compagno è appunto ateo, e sulla loro situazione e sui loro problemi e perché non credono in Dio. Dopo questo incontro ho riflettuto molto sulla mia fede perché adesso so cosa significa essere cristiano o ateo.
Anche i miei compagni hanno trovato questo incontro molto interessante e ognuno ha detto la propria opinione. Durante l’incontro abbiamo fatto molte domande perché eravamo incuriositi da questo tema e cercavamo ognuno di approfondire la nostra conoscenza e di colmare le nostre curiosità. A dir la verità dopo questo incontro io e i miei compagni abbiamo parlato e discusso di questo argomento e molti hanno capito di essere agnostici perché è vero molti di noi non credono in Dio e anche se qualcuno insiste con la versione che Dio esiste noi dobbiamo rispettarlo come loro dovrebbero rispettare noi.
P.M.