Angeli, Demoni e Geometria

di Alessio Chiaramonti

Si, anch’io pensavo (l’ho pensato per lungo tempo) di dover combattere contro i credenti, ma ora mi rendo conto che è giusto combattere contro le “credenze”, ma anche contro certe nostre idee.
Se anche noi crediamo di essere nel giusto e che gli altri, invece, sbaglino, non ci stiamo proprio comportando come loro (quando si comportano male)? Che fastidio ci da, infatti, un amico che crede in Dio: gli siamo per questo meno amici? I credenti danneggiano noi (e loro stessi) perché non ci capiscono e molti di loro (i poveri di spirito) non possono e non potrebbero mai capire il nostro punto di vista e non ci accettano, o meglio non accettano l’idea che noi possiamo esistere così come siamo; nella migliore delle ipotesi pensano che anche noi potremo ricrederci, magari in punto di morte.
Noi, invece, li abbiamo capiti e in qualche modo rientrano nella nostra visione del mondo. Potremo, noi, porci l’obiettivo di trovare un posto nel loro universo immaginario, ma con un’immagine più dignitosa (assolutamente dignitosa) dell’attuale?
In fondo non abbiamo altra possibilità che cercare di dimostrare che noi abbiamo uguale dignità rispetto ai credenti, ma che li rispettiamo, se vogliamo rispetto da loro.
L’alternativa sarebbe cercare di sopraffare tutti i credenti del mondo ma, pur sospendendo gli eventuali scrupoli morali, non vedrei la cosa attualmente praticabile.
Ma i credenti in fondo lo sanno e lo riconoscono: non era l’angelo più luminoso («The Brightest») quello che si ribellò a Dio? È solo che hanno voluto screditarne l’immagine per proteggere i più semplici (il loro elettorato) da suggestioni pericolose; si combatte così anche la cannabis, “demonizzandola”, temendo che per i più deboli ci sia il rischio di intraprendere una via troppo pericolosa?
E l’angelo è(ra) effettivamente too Bright per gli occhi degli spiriti semplici e vola(va) troppo veloce per loro.
Così stanno le cose: i Papi che parlano col Demonio (è facile parlarci) hanno le loro buone ragioni a dire che Satana è tra noi e che rappresenta un pericolo mortale per i “poveri di spirito”. Come Simon del Deserto (Luis Buñuel) che vede (disperato) centinaia di persone che come odierne streghe volano su scope di metallo lucente verso le nostre grandi città-sabba.

ISLAM. Bisognerebbe ora considerare anche l’Islam (e qui l’impresa rasenta l’impossibile): è la prima volta nella storia dell’umanità che qualcuno riesce a vedere dall’”esterno” gli effetti demoniaci della civiltà occidental-tecnologica, distruttrice dei solidi riferimenti religiosi (checché ne dica Bush raccomandandosi a Dio a ogni piè sospinto); mettiamoci nei loro panni: mentre il cristiano occidentale ha una vasta scelta di miti materiali da sostituire alla sempre più sbiadita immortalità dell’anima, il pastore errante dell’Asia guarda la luna in ciel sempre preoccupato.

MA LASCIA STARE I SANTI. E perché poi attaccare i santi? Accusandoli di quei difetti così umani che noi tutti più o meno abbiamo, che dobbiamo tutti avere perché fanno parte della storia bioculturale dell’umanità. In realtà dovremo accusarli, se del caso, di insufficiente imbecillità (si veda Carmelo Bene: «Sono apparso alla Madonna») che, peraltro, è una qualità troppo disprezzata e che dovrebbe essere molto più coltivata dalle persone più elevate. Ma che effetto potrebbe avere dire che uno non è santo perché non abbastanza imbecille: ci darebbero degli imbecilli… lasciamo stare i santi!

MATEMATICA E GEOMETRIA. A proposito delle verità, a volte ho il dubbio che in qualche matematico ci sia ancora la convinzione che 2+2 sia uguale a 4 e che la matematica, come si dice e come mi è stato rovinosamente detto fino a tutto il liceo, non sia un’invenzione, ma perché sia vero bisognerebbe che esista il “2” e che esista il “+”; e a me sembrava che esistessero (io che cercavo - senza trovarla - la verità della matematica!). La mia illuminazione avvenne in un bollente luglio, studiando per l’esame di Geometria 1, quando la mia mente ormai vacillante non riusciva ancora a vedere una minima attinenza di quello che stavo leggendo col “mondo reale”, al quale credevo si riferisse la matematica, e con la geometria fin allora da me conosciuta. Si udì da fuori il grido gracchiante di un altoparlante che parlava di «ddue shcope, un secchio e uno shpazzolone a cccinquemilalire, e se la mmatemadica non è un rittmo ammmerigano la convenienza c’è» (scusate la pronuncia). Ora, è nota a tutti la grandezza del genio filosofico dei partenopei: quella volta mi ha reso intimamente cosciente di come anche la matematica non sia che un’invenzione, luogo comune che al genio partenopeo destava evidentemente troppa ripugnanza.
Stabilito quindi dal filosofo partenopeo che la matematica non è più vera di Dio, ci resta l’indubbio vantaggio di non doverci arrovellare a pensare se Dio abbia inventato la geometria o se con la geometria non si possa dimostrare l’esistenza di Dio (Ma non vi preoccupate, per noi che esistiamo in quanto dubitiamo rimangono sempre altri dubbi: il marzulliano «la Vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?» etc., da aggiungere a vs. piacere).

LIBERO ARBITRIO. Riconosciamo, dunque, il libero arbitrio! e che ognuno è in diritto di avere i suoi Dei. Però, quello che mi dispiace di più, è che quei filosofi-matematici-scienziati, uomini “liberi” che non sentono il bisogno di un Dio eterno e consolatore, che hanno fatto il grande sforzo di trovare la consolazione nell’uomo, rischiano di cadere nella subdola tela del Dio della (cono)sc(i)enza.
Il (santo) demone della conoscenza può ancora trasformarsi in un (diabolico) Dio.

FILM. Ai molti che amano Matrix per gli effetti speciali dovremmo provare a far capire che anche noi amiamo molto quel film perché è una potente metafora del libero arbitrio, della nostra possibilità di scelta fra due verità, una rassicurante e con grandi ed eterne speranze e l’altra diabolica, luciferina, con speranze molto più modeste e umane e che proprio di una scelta si tratta fra due strade ognuna delle quali umana quanto l’altra, e non sarebbe giusto accusare di vigliaccheria l’uno e considerare eroe l’altro, per lo meno non servirebbe a niente.
Anche il film La storia infinita ha degli sprazzi di lucida bellezza quando il mondo comincia a dissolversi e compare il “Nulla” immenso e profondo, una vista che allarga il cuore di chi ha la mente libera, eppure il film viene normalmente apprezzato per le sue false costruzioni immaginifiche e rassicuranti e i bambini hanno terrore di quella povera bestia nera, esasperata da uno scherzo dell’evoluzione che gli aveva regalato zanne rivolte in avanti che mi son sembrate penosamente inadatte a trattenere e sbranare una preda.

GIULLARI. Se ci mostrassimo come degli eccentrici “vegetariani dello spirito” che hanno il ghiribizzo di voler rinunciare al nutrimento del “soprannaturale”, peraltro lasciando la pretesa di voler raggiungere la verità con la logica, forse non ci giustizierebbero subito come fanno ora, come non venivano giustiziati i buffoni di corte nel medioevo, e a qualcuno di loro (ne basterebbero pochi) forse si insinuerebbe un dubbio un po’ fastidioso che… in effetti… forse… questi bizarri giullari… (la mamma di un mio compagno di scuola, quando lui le disse «vedi lui… non è battezzato», mi guardò perplessa poi disse: «sì… insomma… ma non è poi tanto mal… sembra uguale a noi» - abbiamo ancora qualche speranza).