Padre Gheddo e l’ateismo: una lettera a La Provincia

di Luca Rota

Spett.le Redazione de La Provincia,
è civilmente - e dunque, per molti versi, umanisticamente - inevitabile evitare di non riflettere su un articolo/intervista che il Vostro stimato quotidiano ha pubblicato il giorno 8 c.m., a firma di Umberto Montin il quale intervista padre Piero Gheddo, missionario del Pime: «Troppo laici e senza Dio per parlare con chi ha fede». È inevitabile un’attestazione di ammirazione e di meraviglia per il religioso e per le affermazioni con le quali ha risposto alle domande del Vostro interlocutore, per i principî che esse contengono, d’una natura tale per cui non si può non ammirare - appunto - colui che le voglia sostenere e così pubblicamente divulgare, palesando così in esse una gran credenza e fiducia ovvero un’enorme costanza nel concentrare in esse la visione delle realtà del mondo, in relazione all’argomento trattato e anche in ottica più generale e complessiva. E dunque, se è ammirevole chi è capace di leggere continuamente quelle realtà del nostro tempo scovandovi quanto di effettivo sia considerabile, adattandovi così la propria conoscenza e consapevolezza di esse e, di rimando, del mondo stesso, con una parallela e costante evoluzione del proprio pensiero, così è in fondo ammirevole - per antitesi, per antinomia rivelatrice - chi agisce all’opposto, più o meno coscientemente a riguardo di cosa ciò possa comportare, per sé e per quanto d’intorno.

Fin dal titolo dell’articolo, padre Gheddo rimprovera «all’Occidente» di non saper parlare «con chi ha fede», facendo evidente riferimento ai fedeli dell’Islam che in questi giorni protestano contro la “blasfemìa” delle vignette satiriche danesi. Caspita, ritenere individui palesemente violenti che con irrazionale, cieco furore, danno la caccia a qualsiasi europeo, distruggono sedi diplomatiche e quant’altro gente “che ha fede”, o è un ennesimo sarcasmo verso di essi o non può che essere imbarazzante ingenuità! In quegli individui non c’è nemmeno “integralismo”: c’è solo profonda ignoranza e schiavitù ai diktat dei loro capi religiosi, ovvero grave mancanza di libertà. Infatti padre Gheddo condanna le violenze, poco più avanti nell’articolo, ma subito dopo, nonostante «la profonda conoscenza del mondo missionario», cade nell’errore di fare di tutta l’erba il solito fascio, chiedendosi perché «non riusciamo a capire più di un miliardo di uomini» e appena dopo: «Non vorremo certo metterci in guerra e bombardare un miliardo di persone?». Giusto, giustissimo, evidentemente egli ricorda bene la storia della chiesa e in che modo essa agì in controversie del genere (Crociate docet!) e non vuole che si ripetano gli stessi errori! Peccato però che, a oggi, chi ha mosso guerra contro degli islamici (giusto o sbagliato che ciò sia stato, non è questo il problema) è stata una nazione governata da politici definiti addirittura teo-con, per denotarne la mentalità religiosamente conservatrice, e ripetendo più volte, nel proclamare quella guerra, «God bless us», Dio ci benedica! - nel mentre che la “laica e senza dio” Europa dimostrava ben più tolleranza e capacità di dialogo, ben sapendo ciò che pare padre Gheddo non sappia, cioè che del miliardo di musulmani, solo una minima parte può definirsi integralista, a fronte d’una presenza intellettualistica importante e capace di confrontarsi con l’Occidente proprio su un livello di reciproca laicità, e che perciò la chiesa è prima a non considerare e a non voler come interlocutrice…

Ma nel cadere in tali ingenue contraddittorietà e ipocrisie padre Gheddo è comunque simpatico e meritevole di indulgenza: «Non possiamo ragionare come se dio non esistesse» egli sostiene, eppure proprio da quando si è posto che dio non dovesse entrare nella civiltà umana si è cominciato a ragionare, e ciò grazie a Voltaire e a quanti come lui - non così amati dalle gerarchie ecclesiastiche - hanno fatto forza all’uomo affinché cominciasse a mettere da parte la causa prima storica per lo scoppio di guerre, ovvero la religione e lo scontro tra diverse ideologie religiose. Se la gente cominciasse a pensare, per la chiesa sarebbe finita, scrisse giusto Voltaire: solo grazie a questo pensiero liberato - per il quale, non lo si scordi mai, padre Gheddo deve sentirsi sempre libero di comunicare le proprie idee, sapendone accettare le conseguenze - l’Europa più di ogni altra parte del mondo ha saputo liberarsi di prigionie, inquisizioni, roghi di innocenti, sottomissioni “in nome di dio”, libri messi all’indice e quant’altro! Eppure, sembra che ancora a ciò aspiri padre Gheddo,invocando «il ritorno al Vangelo» contro l’Occidente che «ha perso di vista la religione» e «il concetto di vita cristiana»… Povero padre! Evidentemente, scrivendo i più di settanta libri che egli ha redatto, non ha trovato il tempo di leggere (o rileggere) quelli di storia, e constatare così i danni provocati dal “concetto di vita cristiana” invocato… Si potesse chiedere a Galileo cosa ne pensasse di tale “concetto”, oppure alle migliaia di cristiani ortodossi ed ebrei sterminati dagli ustascia cattolici in Croazia solo 60 anni fa, con la protezione/benedizione papale (che solo ora sta venendo alla luce grazie a un’inchiesta avviata dalla giustizia americana su richiesta di eredi di ebrei uccisi)! Simpatico padre Gheddo, che afferma come «siamo tutti testimoni del Vangelo»: ma lo saranno anche i dirigenti dello IOR, o i massoni dell’Opus Dei, ovvero i preti pedofili protagonisti di migliaia di casi di abusi sessuali? - (a tal proposito, si dirà che sono solo pochi e sporadici casi: ripeto, Voltaire ci ha insegnato che ogni opinione ha il diritto di essere espressa e per ciò, io aggiungo, ha il dovere di essere sottoposta alla prova della verità…).

Infine, come ultima stilla di candida ingenuità, padre Gheddo ci rivela che «L’invasione (dei musulmani) avviene proprio perché quei popoli, con la loro religione, tendono a riempire il nostro vuoto di dio». Beh, mi si consenta, va bene l’ingenuità, ma quando punta dritta verso la pericolosità sociale, non si può non obiettarla con decisione: immaginiamo un “pieno di dio”, qui in Europa, proprio come lo desidererebbe padre Gheddo… Altro che dialogo! L’Europa sarebbe in guerra di religione già da tempo - e non lo dico io che non conto nulla, dacché viceversa la storia qualcosa conta, e la storia ciò ci rivela con nettissima evidenza! È invece proprio grazie alla presenza di una forte e sana laicità se ogni integralismo - islamico, cattolico o che altro - perde all’istante ogni propria eventuale forza bellicosa e distruttiva! Esso punta sempre verso un nemico, e cosa è miglior nemico se non una ideologia religiosa avversaria? Dove trova invece un nemico in presenza di vera laicità, che per natura non costruisce nemici dal momento che pone qualsiasi elemento sullo stesso piano, dotandolo dello stesso valore? E si sta parlando di laicità, non di ateismo: non cada anche padre Gheddo in tale confusione così profondamente errata, non getti alle ortiche tutta l’esperienza nel campo che si sostiene egli abbia, e che nell’articolo non ha assolutamente voluto dimostrare! Laicità significa libertà, ovvero libera espressione della propria fede per chiunque e dunque inevitabile libero confronto e dialogo, dacché ogni elemento d’attrito non trova terreno di edificazione, e anche libertà per l’ateo di non voler credere a nulla (sempre che papa Ratzinger non reiteri nella volontà espressa di considerare gli atei alla stregua di animali, visto che non si ritengono “figli di dio”, altra bella prova di “impulso al dialogo” tra pensieri diversi…

D’altronde, due elementi di simile natura, pur se d’attuale modus vivendi diverso (ma, ribadisco, storicamente altrettanto simile), come possono instaurare un vero dialogo e confronto, se la base ideologica su cui si poggiano, di matrice dogmatica, è per tale essenza inevitabilmente integralista? Non è che padre Gheddo si vuole mostrare dialogante con quei fanatici musulmani, soltanto deviando il proprio risentimento verso l’Occidente «laico e senza dio» e puntandovi il dito accusatore per rivelare quelle colpe che - ancora la storia insegna - sono la base della moderna civiltà umanistica? Non è che padre Gheddo è arrabbiato perché in Europa non si bruciano più libri blasfemi che oscurano «il concetto di vita cristiana», come quelli del già citato Voltaire, o di Schopenauer, o di Nietzsche, di Russell, di Einstein, di Oskar Panizza (del quale invito alla lettura, dacché forse meglio di altri inquadrò a suo tempo il meccanismo di ragionamento oggi in uso dal padre e da altri ad egli affini) o di tutti gli altri “senza dio”?

Che sia supremo il rispetto per Piero Gheddo, che sia assoluta la libertà che egli abbia di dire ciò che vuole e vorrà dire, che «il concetto di vita cristiana» possa non chiudere la bocca a lui e a nessun altro; ma, laicamente e filosoficamente ovvero liberamente, che sia permesso di dimostrargli la più gran indulgenza per quella visione del mondo nella quale, beato lui, egli si è richiuso e che, ammirevolmente - come detto - vuole fermamente continuare a sostenere… Per quanto mi riguarda, costantemente animato dal massimo rispetto per ogni individuo e per ogni sua libertà, spero di non risultare troppo arrogante se qui ora, e in futuro, mi permetto di dissentire da quanto padre Gheddo ha dichiarato, e da Voi pubblicato.

Denotando infine che non ho redatto la presente per chiederne implicitamente la pubblicazione ma soltanto per offrirVi - a Voi redattori del quotidiano e dunque anche dell’articolo in oggetto - qualche eventuale spunto per una diversa considerazione dell’argomento trattato (opinabile quanto si vorrà, naturalmente: non parlo in nome di alcun dio, che dunque dogmatizzerebbe all’istante le mie parole!), torno a leggere la storia e a farne indispensabile esercizio e base di riflessione per la visione della realtà quotidiana, e nel mentre siate liberi di rispondermi come meglio credete; Vi ringrazio dell’attenzione che avrete voluto dedicare alla presente e Vi saluto con cordialità.

Luca Rota

P.S. 1: è interessante notare come, contemporaneamente alle parole di padre Gheddo, un nutrito gruppo di intellettuali della cultura e della scienza indirizzasse alle forze politiche coinvolte nel gioco elettorale (da essi identificate nell’Unione, come probabile formazione vincitrice delle prossime elezioni) un manifesto con 4 priorità da attuare per il futuro governo italiano, tra le quali spicca la seguente:

«Ricostruire la laicità. Chiediamo un impegno solenne e iniziative concrete volte a instaurare piena libertà di opinione, religiosa, di scienza e di coscienza. In regime di separazione tutte le istituzioni pubbliche devono essere neutrali, garantire pari dignità ad ogni convinzione in materia di fede, sopprimere ogni privilegio. Devono tutelare, contro ogni tentazione oscurantista, la libertà della ricerca scientifica, primo motore dello sviluppo. Chiediamo l’abolizione di tutti i divieti e di tutte le discriminazioni giuridiche contro identità, comportamenti o stili di vita basati su pregiudiziali di carattere religioso. In una società sempre più secolarizzata e multireligiosa una politica di integrazione fondata sulla laicità (oltre che ovviamente su adeguate politiche sociali) è la sola garanzia contro la minaccia di trasformare il paese in un assemblaggio di comunità fondamentaliste e settarie, ostili fra loro e unite soltanto nella pretesa di limitare le libertà. Il rafforzamento dell’istruzione pubblica e laica (e l’introduzione reale dell’educazione civica nelle scuole) deve avere come primo obiettivo la formazione alla cittadinanza democratica degli italiani, oggi drammaticamente assente».

Visitate il link a repubblica.it dell’articolo: questi 42 miserrimi “senza dio” che vogliono gettare la nostra civiltà nel baratro della laicità credete che valgano, nelle parole pronunciate, quelle di padre Gheddo?

P.S. 2: ma c’è di meglio (o di peggio, per padre Gheddo!): qualche mese addietro addirittura l’austero Times, il celeberrimo quotidiano londinese, ha pubblicato un articolo (in inglese) di Ruth Gledhill, all’interno del quale vengono presentati i risultati di uno studio pubblicato su una pubblicazione accademica statunitense. Stando a questa ricerca, «la fede in Dio può causare danni a una società, contribuendo ad alti tassi di omicidio, aborto, promiscuità sessuale e suicidio». Che anche il Times si sia reso conto di quali siano gli effettivi (non i veri, gli effettivi, concreti) elementi che costituiscono l’ormai pluricitato «concetto di vita cristiana» di padre Gheddo?