Preti e antiproibizionismo: storia di ordinaria TV

RAI 1 - Trasmissione Porta a Porta del 29 novembre 2000 sul proibizionismo delle droghe

Conduttore: Bruno Vespa

 

In studio: Marco Pannella, partito radicale - Maurizio Gasparri, Alleanza Nazionale - don Oreste Benzi, Comunità Papa Giovanni XXIII.

 

In collegamento da Genova, sede della Terza Conferenza Nazionale sulle droghe: Livia Turco, ministro delle pari opportunità - don Andrea Gallo, Comunità San Benedetto al Porto.

Vespa introduce il dibattito citando la recente dichiarazione di Umberto Veronesi, ministro della Sanità: «Sono personalmente convinto, com’è d’altronde storicamente dimostrato, che ogni proibizionismo non evita i danni per i quali è stato deciso e ne crea molti altri peggiori: la criminalità, il mercato nero, la prostituzione».

 

Livia Turco è la prima a commentare: il governo, dice, non si ritrova nella contrapposizione ideologica fra proibizionismo e antiproibizionismo; piuttosto riconosce che il proibizionismo non è efficace; la linea del governo non è proibire ma è educare, prevenire, non punire.

 

Marco Pannella esordisce ricordando che il proprio partito ha sempre avuto contro la destra proibizionista: contro sull’aborto, contro sul divorzio, contro sull’obiezione di coscienza. L’unica differenza è che, mentre una volta il Centro non coincideva con le posizioni proibizioniste di Fanfani e di Almirante, oggi tutto il Polo è proibizionista rigoroso e polemico. Fin dal 1975 Pannella diceva a Berlinguer che bisognava legalizzare la droga, oggi Veronesi ha dato solamente un giudizio storico e per questo è stato criminalizzato dalla stampa.

 

Gli risponde Maurizio Gasparri. Siamo contrari alla legalizzazione, dice, perché in altri paesi questa sperimentazione non ha dato i risultati sperati. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che non ci sono dati certi.

 

Interviene Livia Turco per spiegare che il problema non si pone, giacché la legge vigente in Italia impedisce di sperimentare la somministrazione controllata dell’eroina.

 

Don Oreste Benzi attacca subito Veronesi. Dice testualmente che il ministro ha detto cose «abnormi e orribili». I danni fisici della droga sono incalcolabili, lo sviluppo della persona si blocca, e così accade alla sua coscienza sociale e morale, il bisogno di Dio viene soffocato. Veronesi, attacca ancora don Benzi, non sa tutto questo, è solo un bravo oncologo.

 

Pannella deride l’intervento e provocatoriamente rintuzza il prete: «Stai dicendo che o Veronesi è scemo o è un criminale». Ma don Benzi chiude con un serafico: «Lo Stato vuol essere l’unico spacciatore di morte».

Va in onda un’intervista al ministro Veronesi, durante la quale l’oncologo dice che solo il 15% degli eroinomani ha un’età inferiore ai 25 anni, per cui le nuove generazioni non entreranno nell’eroina come quelli degl’anni ‘80 e ‘90. La droghe moderne danno forza e potere, e non necessariamente provocano la morte.

 

Don Andrea Gallo difende Veronesi. Ha fatto soltanto un intervento dotto, dice, e ci ha detto che è questo l’orientamento europeo. Da parte mia, sono contro l’intolleranza e contro l’ignoranza. Nessuno può avere una terapia unica, e abbiamo bisogno di più proposte. Non capisco questa alzata di scudi, questo moralismo. Quante vittime hanno lasciato per strada?

 

Pannella si infila nell’arringa con una concordataria stilettata: «don Oreste di mestiere fa l’esorcista».

Riprende la parola Gasparri. Il National Institute of Drugs, cita, ha dimostrato i danni celebrali che procura l’ecstasy. E propone di fare un esperimento casereccio: a una persona facciamo bere un bicchiere di vino al giorno, a un’altra le facciamo fumare una sigaretta al giorno e alla terza le diamo una pastiglia di ecstasy al giorno; dopo un mese, chi starà più male? Poi, rispondendo a don Gallo, dice che il papa ha recentemente riaffermato la posizione proibizionista della Chiesa: don Gallo ubbisce al suo papa o no?

 

Anche a lui, Pannella riserva un commento urticante: «Sei un clerico-fascista».

Don Gallo risponde che le parole del papa in quel caso non sono dogma di fede; mentre lui fa affermazioni di principio, la realtà della strada è un’altra.

 

A questo punto c’è un piccolo ma stimolante scontro verbale. Iniziano Pannella e Vespa. Pannella accusa Vespa di sostare troppo sulle affermazioni vaticane: «Stiamo parlando di legge o del papa?», gli chiede in modo assai polemico. Vespa da principio finge di ignorare la provocazione, ma quando Pannella gli chiede: «Sei il portavoce dell’Osservatore Romano?», Vespa si altera e difende la propria libertà professionale.

 

In tutti i casi il dibattito riprende dalla disgiunzione fra don Gallo e le indicazioni papali. «Quindi» - chiede ancora Vespa a don Gallo - «la frase del papa è discutibile?».

«Certamente!» - Risponde il prete senza timori - Ogni ragazzo ha un suo percorso soggettivo: non si può applicare un’unica metodologia».

 

Il «collega» don Oreste Benzi insorge: «Ma a te non ti dicono “dammi l’ecstasy”, ti dicono “dammi la vita!”».

 

E Pannella, dispettoso: «Ma chi sei? Te la chiedono a te, la vita?».

 

Seguono tre brevi flash di interviste. Vittorio Agnoletto, presidente della LILA, «la sperimentazione è un atto dovuto, in Svizzera ha dato risultati ottimi», Carlo Forquet, responsabile della Comunità San Patrignano, «la proibizione è un pilastro della prevenzione», don Egidio Smacchia, della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, «chi si preoccuperà dei ragazzi drogati?».

Pannella interviene anche per dare alcuni dati: Veronesi, dice, è stato messo sotto accusa perché ha dichiarato che il proibizionismo è causa di quelle cose che vorrebbe combattere. Il tabacco fa 80.000 morti l’anno, l’alcol svariate migliaia, ma di ecstasy non si muore. Tutti voi siete per proibire la libertà di cura, giacché vorreste che lo Stato abbia l’unica cura per tutto. Il proibizionismo procura in Italia 400.000 reati contro la persona e contro il patrimonio direttamente collegati al proibizionismo. Il 60% dei processi sono causati dal proibizionismo.

 

Gasparri: la Svezia ha cancellato la politica della tolleranza. Dalla «tollerante» Olanda oggi parte il 70% dell’ecstasy che si consuma al mondo. Questo significa che se si tollera la droga, la criminalità si industria a produrne di nuove.

 

Interferisce don Benzi, con veemenza: «Siete fuori dal vero problema, la droga è non-vita!». Ma la Turco lo affronta con quasi con rabbia: «Basta con questa contrapposizione fra vita e non vita, qui siamo tutti per la vita!». L’ineffabile prete conclude: «La droga rovina bambini di 12, 13 anni, mentre il fumo e l’alcol riguarda gli adulti».

 

Il conduttore Bruno Vespa informa che il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, ha preso le distanze dalle dichiarazioni del ministro Veronesi dichiarando che Veronesi ha parlato come tecnico, ha contribuito al dibattito, ma le sue tesi non sboccheranno mai in decisioni del Governo.

 

Il ministro Livia Turco commenta spiegando che un Governo è tenuto ad applicare il programma per cui è stato votato dai cittadini. Veronesi, dice la Turco, ha avuto un approccio laico e pragmatico al pur complesso problema. E non ha fatto - aggiunge in risposta a una precedente insinuazione di Gasparri - uno «sgambetto» al Governo, giacché questo Governo non ha una linea proibizionista ma una strategia sociale. In sede ONU abbiamo rivendicato il nostro impegno nella lotta ai trafficanti ma anche nella strategia sociale che prende in carico coloro che cadono nella tossicodipendenza (politica della riduzione del danno). Il ministro Veronesi ha solo offerto dei dati scientifici relativi ai rischi: 80 mila morti l’anno per il fumo, 30 mila per l’alcol, 1000 per l’eroina, poche unità per l’ecstasy. Ovviamente, ha concluso la Turco, approfondirò il discorso sull’ecstasy perché credo che la gravità di quel fenomeno è in relazione non tanto alle morti annue ma agli stili di vita e ai contesti in cui si muovono i giovani.

 

Pannella commenta le ultime perplessità della Turco con una certa amarezza: abbiamo fatto lotte per 30 anni da soli, continueremo; la gente oggi sa che il proibizionismo è «il grande flagello».

 

Va in onda un servizio dalla Conferenza di Genova, dov’è attiva una manifestazione degli antiproibizionisti rappresentati dai centri sociali e da varie organizzazioni che chiedono la liberalizzazione delle droghe leggere e la somministrazione controllata delle droghe pesanti.

 

Vespa informa su un progetto di Fassino, ministro della giustizia, che vuole elevare da 4 a 6 anni il limite di pena che permette la scarcerazione dei tossicodipendenti previa entrata in comunità.

 

«Ma se i tossicodipendenti scarcerati non ci vogliono entrare, in comunità?», chiede Vespa.

 

Il ministro Turco risponde seraficamente: «Se non accettano, restano in carcere».

 

Don Oreste Benzi interviene. Le comunità, dice, sono pronte ad accoglierli e a svuotare le carceri, i nostri operatori sono pronti ad andare presso le carceri a fare opera di convincimento. Poi chiosa col proclama: «Non c’è il problema della droga dove ci sono i campanili».

 

Don Gallo redarguisce subito il «collega»: «Le comunità non vogliono diventare le succursali del carcere o del manicomio».

Non così la Turco, che dichiara di essere d’accordo con le proposte di don Benzi. «Bravi» - commenta sarcastico Pannella - «Unitevi e moltiplicatevi!». Anche don Benzi si accavalla alla Turco, e dichiara con enfasi missionaria ancora una volta che si tratta di «salvare la vita dei ragazzi». Ma adesso Pannella si è stancato, e attacca una requisitoria magistrale nei modi e nei contenuti: «E smettila di dire sempre questa cosa! Della vita non te ne occupi solo tu! Fatti fare presidente del Consiglio, non se ne può più!… E l’eutanasia, e la prostituzione, e la pillola del giorno dopo! E in Olanda sono barbari a causa dell’eutanasia!… Ogni minuto venite fuori! Avete “divorziato” dalla ragionevolezza, e fate un bel “fascio” con i conservatori scatenati e i riformisti impotenti!».

 

Livia Turco ride a crepapelle, lo schermo del collegamento è invaso del suo viso scosso da un riso irrefrenabile, addirittura la ministra in certi passaggi di Pannella si piega in due dalle risate: uno spettacolo nello spettacolo, anche grazie all’acrimonioso aplomb di Vespa che ne fa un surreale contraltare.

 

Subito dopo don Benzi deve andar via e saluta. Nel dare la mano a Pannella, questi non si lascia scappare l’occasione per ricordare al prete che bisognerà legalizzare anche la prostituzione. Ma don Benzi non raccoglie la provocazione e va via.

 

Segue una serie di brevi interventi da studio (dove sono ospitati alcuni ragazzi della comunità di don Benzi) e da Genova, dove parlano alcuni ragazzi della comunità di don Gallo.

 

Da studio inizia Katia Umbri, una ragazza che dichiara di aver cominciato con la droga leggera a 14 anni, di essere poi passata all’eroina, e quindi alla prostituzione. Vespa le chiede se il passaggio fra droghe leggere e pesanti era stata una necessità… «O magari perché te la portavano?» completa Pannella. Ma Katia non asseconda l’insinuazione di Pannella: «Io facevo di tutto per trovarne», dice convinta.

 

È la volta di Davide, da Genova: «30 anni di proibizionismo hanno causato 33 mila morti. Io per strada non ho visto tutti questi interventi di aiuto, eravamo lasciati soli. Oggi ringrazio il governo che ha dato voce anche al dissenso».

 

Da studio viene data la parola al dr. Pietro Rocchini, direttore dell’Istituto Superiore di Psicologia Applicata. Questi è stato il proponente di uno speciale cerotto che, applicato sulla cute del sospetto tossicodipendente, rivela se il soggetto ha assunto o no droghe. Sembra che questa procedura sia già in uso in Spagna, e il Rocchini tiene a precisare che considera il cerotto un intervento terapeutico e non di polizia; esso non è distribuito dalle farmacie ma direttamente dall’Agenzia Antidroga che, prima, valuta psicologicamente sia il tossico che la sua famiglia. Il cerotto, che segnala l’assunzione di droghe nell’arco di 15 giorni, si applica solo col consenso del soggetto.

 

Gli interventi dei ragazzi si chiudono con Daniele, da studio, il quale dichiara che per ottenere l’eroina non si fermava davanti a niente, e che era passato dagli spinelli alle droghe pesanti perché voleva sempre di più.

 

Maurizio Gasparri coglie la palla al volo e dice che l’escalation tra spinelli ed eroina è certa, e che bisogna dare una ragione esistenziale ai ragazzi. In tal senso, egli vede il cerotto come una sorta di museruola che il genitore mette sul figlio per garantirsi 15 giorni di non responsabilità, mentre la cosa importante è educare i figli.

 

Pannella interviene subito: dell’escalation da hashish a eroina non c’è prova, semmai ci sono prove del contrario, e la relazione non è più vera di quanto non lo sia riguardo per esempio all’alcol. La verità è che le cure sono troppo complesse perché si ha bisogno del consenso del tossico e della collaborazione della famiglia. La vera natura dell’accusa contro il ministro Veronesi, prosegue Pannella, è la rinuncia della lotta contro il narcotraffico. La mia risposta è che invece la vera arma è finirla con queste leggi che creano lo stesso valore che crea il narcotraffico. Da quando c’è il proibizionismo, siamo passati da 3 Stati produttori di droga a 27. La realtà dice che il ragazzo, o adulto, o vecchio che sia, trova il mercato della droga aperto 24 ore su 24 dove e come vuole. E Pannella chiude con una retorica questione: «Perché, allora, l’alcol non è spacciato fuori le scuole? Semplice: perché non è proibito».

 

Da Genova, interviene un tossicodipendente, Mario: dicono che noi siamo contro la vita, ma se ci fosse stata l’esperienza della «riduzione del danno» 15 anni fa, i miei amici morti di droga oggi sarebbero vivi. Perfino la Spagna che ha un governo di destra ha cominciato a sperimentare, perché non lo facciamo anche noi in Italia?

 

L’on. Gasparri riprende il discorso dal concetto di carcere. Secondo l’art. 90 della legge 309, dice, chi ha una pena detentiva di 4 anni ed è tossico, può uscire di prigione se accetta un percorso di recupero. Questa legge esiste da 10 anni ma è tuttora scarsamente applicata. La legge prevede 20 miliardi annui di finanziamento; di questi, ne vengono utilizzati sì e no 7 a causa di un iter particolarmente farraginoso. Il ministro Fassino, portando il tetto da 4 a 6 anni utili ad uscire dal carcere, aumenterà il numero dei tossicodipendenti in arrivo ai percorsi di recupero, quindi congestionerà ancora di più l’applicazione già insufficiente della legge.

 

Segue un servizio sui SER.T. (Servizio Tossicodipendenze, le strutture dove è possibile la somministrazione controllata del metadone). Il filmato ci informa che in Italia queste strutture sono in tutto 554, di cui 18 nella sola Roma, e servono 1.800 tossicodipendenti per 150 dosi al giorno.

 

La trasmissione si chiude con un ultimo intervento di un ragazzo in studio, Massimo, che ribadisce che a parer suo la somministrazione controllata dell’eroina non deve passare, e con una risposta di Pannella che, contrastato da Gasparri, informa che i dati sul metadone sono risaputi e consultabili sia per l’Europa che per l’Italia.

NOTE

Morti per droga in 1 anno

Da Il Libro dei fatti 2000

1994 1995 1996 1997 1998
Italia 885 1187 1562 1159 813
Spagna 388 394 429 nd Nd
Paesi Bassi 50 33 nd nd Nd
Svezia 205 194 250 nd Nd

Il testo della Legge 309/90 è linkato alla pagina Legislazione sulla droga dal 1931 al 1992 all’url: http://www.ecn.org/hemp/Leggi-decreti/intro.htm dove ci sono anche altre leggi e decreti inerenti.

 

Una breve descrizione dei vari tipi di droga è all’url: http://digilander.iol.it/filis/quader.htm che ammette pure link sulle tematiche della tossicodipendenza.

La strategia della «riduzione del danno»

Il monitoraggio della situazione degli istituti di pena italiani presenta alcuni dati:

 

116.938 arresti effettuati nei primi nove mesi del ‘99, pari a quello dell’intero 1998. Il numero dei detenuti è passato da 47.800 al 31 dicembre 1998 ai 52.363 del 30 settembre 1999. Ciò significa con buona probabilità un aumento delle persone tossicodipendenti in carcere, stante che questi ultimi da anni ormai rappresentano stabilmente circa il 30% della popolazione detenuta, mentre l’aliquota dei detenuti per delitti commessi direttamente o indirettamente con gli stupefacenti si attesta oltre il 50%.

 

La Consulta Nazione Tossicodipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri - dipartimento degli affari sociali - ritiene necessaria l’effettiva attuazione della normativa vigente (DPR 309/90 e L. 354/75) sulle misure alternative alla detenzione, oggi ancora non pienamente utilizzata sia per esigenza della magistratura di sorveglianza (oggi è in aumento la detenzione domiciliare rispetto agli affidamenti in prova) sia per un non ancora pieno coinvolgimento dei Sert rispetto all’obbligo del servizio pubblico ad accogliere la richiesta dell’interessato a sottoporsi a programma terapeutico ex art. 89, II comma legge 309/90.

 

Si rende necessario creare una rete di servizi pubblici e privati per interventi adeguati sui vari aspetti. Una rete che possa contare su interventi sanitari anche specifici (tramite reperibilità) e che contenga al suo interno interventi assistenziali e di riduzione del danno.

Infine il Gruppo di lavoro prende atto che tra gli interventi di riduzione del danno, in altri paesi dell’unione europea e fuori dell’unione, vengono condotte politiche di sperimentazione di somministrazione controllata di eroina rispetto ad un’utenza selezionata ed in trattamento presso i presidi pubblici. Si ritiene doverosa responsabilità del Consiglio dei Ministri, tramite appositi organi del Ministero della sanità acquisire la documentazione relativa e valutare i risultati raggiunti in relazione ai modelli scientifici di riferimento, in modo da poter mettere a disposizione, anche della Consulta stessa, utili strumenti di lavoro.

Note sparse:

Il consumo di droga oggi in Italia non è punito (prima era sanzionato con 2 anni di carcere).

La legge italiana vieta di sperimentare la legalizzazione della droga.

 

La sperimentazione in Svizzera e Olanda è condotta su alcuni tossicodipendenti allo scopo di permettere loro di sopravvivere senza infettarsi, ma in questi paesi la droga rimane fuori legge.

 

Le dichiarazioni qui riportate appartengono a ciascuno dei personaggi menzionati, sono pubbliche giacché esposte in una sede pubblica, e in nessun caso né questo scritto, che ne è una riassuntiva ma fedele registrazione scritta, né il suo autore, possono essere considerati in concorso di responsabilità eventualmente affioranti.

Calogero Martorana
Coordinatore UAAR - Circolo di Napoli