Dispersione delle ceneri, un’autodenuncia alla Procura di Firenze

Al Procuratore capo Ubaldo Nannucci
presso il Tribunale di Firenze
Via Strozzi, 1
50123 Firenze (FI)

Firenze, 14 novembre 2005

 

AUTODENUNCIA

Raccomandata A.R.

Oggetto: Dispersione delle ceneri senza autorizzazione (violazione dell’art. 411 del codice penale).

Lo scorso 3 novembre è morta nostra madre. Donna ancora giovane e straordinariamente vitale, la nostra mamma ha spesso espresso la sua ferma volontà di essere cremata e che le sue ceneri fossero disperse, non in un cimitero, ma in mare «in mezzo ai pesciolini» (come chiunque abbia avuto modo di conoscerla si sarà sentito dire, anche qualche volta di troppo). E così, ci siamo immediatamente attivati per rispettare i suoi desideri.

La mattina stessa della morte, avvenuta a Siena, ci siamo recati dall’ufficiale di stato civile nello stesso comune per dichiarare il decesso e richiedere autorizzazione alla cremazione e alla dispersione delle ceneri, che avremmo fortemente desiderato fare la sera stessa della cremazione. «Qui a Siena ci vuole il testamento per l’autorizzazione alla dispersione», ci dice l’ufficiale. Un po’ abbattuti, ci siamo fatti forza e, con un primo aiuto dell’ufficiale stesso e di alcuni suoi colleghi colpiti dalla nostra vicenda, abbiamo cominciato una lunga (e snervante, viste le circostanze) ricerca dei regolamenti di Siena e di altri comuni in materia.
Finalmente, dopo numerose telefonate ad altri Comuni, abbiamo saputo che a Firenze la dispersione delle ceneri era consentita su alcuni tratti dell’Arno, uno dei luoghi che mia madre aveva alcune volte menzionato per una eventuale dispersione delle sue ceneri («tanto in mare ci finisco lo stesso»). Ed essendo nostra madre da qualche anno residente a Firenze, città che peraltro adorava, abbiamo quindi chiesto all’ufficiale di Siena se poteva concederci l’autorizzazione alla dispersione in Arno. Ci ha spiegato che non poteva in alcun modo autorizzare la dispersione fuori dal Comune di Siena, né concederci l’affidamento in una casa che non fosse a Siena. Alla fine, ci ha autorizzato al trasporto delle ceneri al cimitero “Le nuove cappelle del commiato” a Firenze. Lì, ha aggiunto, avremmo dovuto poi chiedere l’autorizzazione alla dispersione delle ceneri.
Usciti dagli uffici del comune, abbiamo interpellato diversi Comuni toscani sulla costa che ci permettessero di esaudire la volontà di nostra madre. Abbiamo immediatamente inviato una richiesta via fax al Comune di San Vincenzo, che allora ci sembrava l’unico Comune disposto a concedere l’autorizzazione alla dispersione anche in mancanza di testamento.
È così che abbiamo passato la prima giornata dopo la morte di nostra madre.

La mattina seguente siamo ritornati a Siena per un ultimo saluto alla mamma prima della cremazione. Alle 12:30 il cimitero di Siena ci ha consegnato l’urna cineraria, con tanto di autorizzazione al trasporto al cimitero di Firenze. Abbiamo messo l’urna in macchina e siamo immediatamente partiti. «Ma noi all’una chiudiamo», ci rispondono dal cimitero di Firenze, «portatecele domani mattina». Ci consigliano di mettercele in casa per la notte, anche se «a vostro rischio e pericolo». Dopo una nostra seconda telefonata di chiarimento su quest’ultima frase, ci viene consigliato di lasciare le ceneri di nostra madre in deposito al cimitero la sera stessa per poi riprenderle la mattina successiva. Nel frattempo chiamiamo di nuovo il Comune di San Vincenzo per sentire a che punto stava la nostra richiesta per lo spargimento delle ceneri. L’ufficiale, evidentemente preoccupato di attuare un regolamento comunale che non richiede il testamento (al contrario di altri Comuni), ci invita a dargli «un colpo di telefono a metà della prossima settimana». Un’ulteriore, dolorosa, porta chiusa.

Sabato mattina, due giorni dopo la morte di nostra madre, siamo ritornati al cimitero di Firenze per chiedere l’autorizzazione alla dispersione in Arno. «È necessario il testamento del defunto», ci siamo ancora sentiti dire. Abbiamo allora chiesto di poter portare le ceneri a Marina di Bibbona, il luogo che più di ogni altro mia madre desiderava per la dispersione delle sue ceneri (è là che abbiamo trascorso in famiglia moltissime estati, e dove lei continuava ad andare molto spesso). Avendo compreso la nostra situazione e sensibili al nostro strazio, le responsabili dell’ufficio di Firenze, dopo aver chiamato invano il Comune di Bibbona per ottenere l’autorizzazione alla recezione delle ceneri nel proprio Comune, e aver invocato in nostro aiuto la legge regionale, ci ha affidato l’urna direttamente nella nostra casa a Marina del Forte (Bibbona), dunque saltando il passaggio dal cimitero locale.

Grati di questo gesto di umanità abbiamo ripreso le ceneri della mamma e abbiamo guidato fino al mare. Ci siamo seduti a un Internet Cafè e abbiamo cercato il numero di casa del Sindaco di Bibbona, e le abbiamo chiesto come fare il prima possibile a ottenere questa autorizzazione.
Purtroppo, ci ha spiegato, non era possibile per lei autorizzare la dispersione delle ceneri poiché il Comune non aveva il relativo regolamento attuativo. Come già era accaduto a un’altra famiglia che aveva chiesto l’autorizzazione alla dispersione due mesi prima, ha aggiunto, non sarebbe stato possibile che l’affidamento.

Sconfitti e amareggiati, nel pieno del nostro lutto, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo scelto fra un’irraggiungibile autorizzazione e la volontà di nostra madre.

Quella notte abbiamo dormito un’ultima volta accanto all’urna di nostra madre. Domenica mattina, all’alba, abbiamo disperso le ceneri a largo di Marina di Bibbona, celebrando finalmente il nostro funerale.

Claudia Moretti
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Pietro Moretti
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