Lettera sulla laicità dello Stato

Lettera inviata da sedici parlamentari a Giuliano Amato e Francesco Rutelli sui temi della laicità dello Stato

Convieni certamente con noi che l’esperienza dei primi cinquant’anni di storia repubblicana si è fondata su un equilibrato rapporto tra le ragioni dei laici e quelle dei cattolici. Il quadro unificante della Costituzione repubblicana ha permesso di superare sia antiche tensioni sia momenti di divisione più recenti quali le leggi sul divorzio e sull’aborto e i referendum popolari in materia. Tutto ciò è stato di sicuro beneficio per il Paese e appare rischioso non avere cura attenta per l’equilibrio raggiunto, che ha rappresentato un fndamentale elemento per il funzionamento del sistema politico e un fattore stabilizzante delle dinamiche della società.

È un fatto, tuttavia, che un tentativo di alterazione si è manifestato in questi ultimi tempi, assumendo via via forme diverse. Il rifiuto, in nome di certezze assolute, di conclusioni della ricerca scientifica che rappresentano un sicuro progresso per l’umanità; la ripresa, in singolare contrasto con l’evoluzione del costume e quindi senza reale capacità di governo sociale, di una pressione sui temi fondamentali della famiglia, del matrimonio e della sessualità; la contestazione della visione della scuola come ambiente formativo aperto al confronto delle culture diverse e quindi necessariamente aconfessionale e laico; il riemergere nella Curia e nell’Episcopato italiano di tendenze che contraddicono l’apertura ecumenica al mondo moderno: come testimonia da ultimo l’episodio della beatificazione del papa Pio IX e la lettera pastorale del Cardinale di Bologna che propone criterî religiosi per l’ingresso nella Repubblica italiana.

Lo Stato democratico non può essere uno «Stato etico»; ma lo Stato ha sempre bisogno di principî e valori per il governo della società. Ed essi possono nascere solo da quel confronto di fedi, di culture e di ideali che consenta un’intesa vera sugli elementi fondanti della convivenza della comunità. Il riconoscimento dell’importanza di tutte le posizioni morali e ideali non può dunque portare nella vita dello Stato ad assumere posizioni che si identifichino con uno solo dei termini del confronto: se non, appunto, ferendo il principio di equilibrio e di tolleranza che è alla base stessa dello Stato moderno.

La coalizione di governo che ti candidi a dirigere non può non porsi questo problema di fondo, che sembrava risolto e torna invece a manifestarsi con pericolose conseguenze. Le posizioni recenti del leader dell’opposizione testimoniano una grave sordità ad esso: e ciò accresce la nostra e la Tua responsabilità. Tutto bisogna fare perchè non sorga neppure il timore che la coalizione di centrosinistra possa finire per sottovalutare l’esigenza di una chiara posizione sulla distinzione tra sfera politica e religiosa. Essa è costitutiva del tipo stesso di civiltà europea alla quale l’Italia deve appartenere ed è impossibile disconoscerne l’attualità. Pare perciò a noi che il governo della modernità - la sigla stessa del centrosinistra - richieda oggi di riaffermare con vigore il principio di quella distinzione, che forze laiche e forze cattolico-democratiche avevano egualmente contribuito a radicare nella vita italiana e che abbiamo cercato di difendere nel nostro impegno politico e parlamentare.

Saremo lieti di avere confermato da te che questa è l’impostazione che intendi difendere nella guida del centrosinistra e che certo consentirà ad esso il consenso più ampio.

Giuseppe Ayala, Giorgio Benvenuto, Giorgio Bogi, Furio Colombo, Stelio De Carolis, Franco Debenedetti, Tana De Zulueta, Antonio Duva, Andrea Manzella, Giovanni Marongiu, Gianantonio Mazzocchin, Federico Orlando, Stefano Passigli, Luigi Petrini, Luciana Sbarbati, Demetrio Volcic.