Il pensiero laico nei confronti del razzismo e della religione

di Roberto VACCA

Treviso, 23 settembre 2000

Razzismo e religione

Bertrand Russell disse in un’intervista del 1957: «Recentemente gira la voce che io sia opposto all’ortodossia religiosa meno di prima. È totalmente infondata, Io credo che tutte le grandi religioni del mondo - Buddismo, Induismo, Cristianesimo, Islam e Comunismo - siano false e dannose» [Aveva dimenticato il fascismo, ma forse non lo considerava una grande religione].

Sulla falsità riporto alcune considerazioni nella sezione seguente. Sono opinabili invece, i vantaggi o danni della religione. Indubitabile, invece, che le religioni tradizionali di tutti i paesi abbiano una forte connotazione razzista strettamente connessa alla identità etnica. «Sioux» in lingua sioux e «romani» in lingua zingara, significano «uomini»: chi non appartiene a quel popolo non è uomo. Gli ebrei si consideravano tradizionalmente il popolo eletto. Nella religione cristiana cattolica la fede nell’onnipotenza di Dio conduce alla fede nella predestinazione: chi si salva e chi è dannato è già stato deciso dall’Onnipotente a priori. La credenza è tanto scandalosa che viene messa a tacere. È inevitabile che emerga nel dogma dell’immacolata concezione (che pochi cattolici conoscono). Quando Maria, madre di Cristo, fu concepita dai suoi genitori, non le fu impresso il peccato originale (virgo sine labe originali concepta) perché era predestinata a essere la madre di Dio. La razza dei predestinati non ha carattere etnico, né è definita per meriti speciali: sono scelti arbitrariamente dalla divinità.

Predestinati a che cosa? Alla salvezza eterna come conseguenza dell’essere scevri da peccato. La dote umana più alta è quindi definita come aderenza a un codice di comportamento. Il valore umano, dunque, è definito in modo pragmatico anche se con riferimenti alla motivazione (l’amore di Dio). Viene ignorata la circostanza che lo spirito umano raggiunge le vette più interessanti nelle persone che sanno di più e scoprono leggi e regolarità della natura (sia quella a noi esterna, sia la natura nostra interna che produce pensiero, arte, poesia). E anche nelle persone che vedono verità logiche e matematiche che capiscono essere vere e sublimi.

Le religioni ignorano questa spiritualità, dettano massime e testi che diventano vaghi, appena smettono di riferirsi a questioni od oggetti materiali e banali. Questa banalità è premessa per l’assenza di pensiero, caratteristica essenziale della malvagità: lo scrisse Hannah Arendt parlando di Eichmann. Chi accetta come grandi verità (indiscusse, gratuite) dogmi di origine soprannaturale, è pronto a sacrificare sul loro altare benessere e libertà di chi non le condivide: è pronto a essere un razzista.

Si oppone a queste visioni il pensiero laico? È difficile definirlo. Non è pensiero ateo, né agnostico (che hanno definizione negativa). Chiamiamolo pensiero gentile - di noi che apparteniamo a un’altra gens - a un’altra tribù dubbiosa, scettica, aperta alle controversie, che mette al primo posto la conoscenza e comprensione del mondo e dei nostri simili - insieme alla cooperazione (vitale per sopravvivere e vivere bene), che accetta nuovi membri, offre scelte senza obbligare nessuno, è pronta a rivedere le verità trovate. Questa elencazione da’ un’idea di che cosa chiamiamo spiritualità. La condividiamo con uomini e donne di ogni provenienza e di ogni aspetto. Molti di questi li incontriamo in Rete (su Internet): sono amici nuovi con cui scambiamo parole, idee, sentimenti progetti - non sappiamo che faccia abbiano e la cosa è irrilevante. Siamo pronti a imparare da chiunque e a insegnare a chiunque.

Religione e miracoli

Le religioni sono basate sulla fede. I musulmani credono che il Corano esista ab eterno: una sua copia coeva di Allah esiste in cielo da sempre. Molti cristiani credono nella verginità della Madonna prima, durante e dopo il parto e nella presenza in Paradiso anche del suo corpo fisico. La fede si estende a ogni sorta di miracoli.

I miracoli si possono definire azioni umane che sospendono o annullano la validità di leggi fisiche per ottenere risultati inaspettati per dimostrare i poteri eccezionali di qualcuno o per aiutare qualcuno che abbia dimostrato di avere fede nel successo del miracolo. In quest’ultimo caso il miracolato non è un osservatore affidabile perché manifestava la sua fede prima dell’evento.

Inoltre: per decidere che un evento sia avvenuto in contrasto con le leggi fisiche, dobbiamo supporle note. Ma anche le leggi fisiche meglio comprovate dall’esperienza sono solo approssimazioni più o meno rozze. Anticamente si consideravano magie: vedere eventi a distanza di migliaia di chilometri, mentre accadono; volare più veloci del suono; usare macchine che ragionano, calcolano e parlano. Si credeva che le leggi fisiche rendessero impossibili queste azioni. Ma non era così: televisione, aerei supersonici e computer non sono miracolosi. Ancora: riteniamo di riconoscere una legge fisica se, in modo osservabile e ripetibile da chiunque, nelle stesse condizioni si osservano processi che dipendono da certi meccanismi e che si possono descrivere in modo preciso (spesso matematico) e prevedere. Dunque gli eventi che si verificano una volta sola non essendo osservabili e ripetibili, sono non eventi.

Il Cardinale Newman teorizzava che dovremmo credere ai miracoli antichi perché confermati da tante testimonianze. Ciascuna di queste aggiunge probabilità alla verità del miracolo e la somma di moltissime probabilità diventa una certezza. Newman diceva: «Anche chi non ha mai circumnavigato l’Inghilterra crede che sia un’isola per la somma delle testimonianze di tanti che hanno percorso qualche pezzo di costa. Proprio come nel caso dei miracoli». Pareto obiettò: circumnavigare l’Inghilterra è fisicamente possibile e non è vietato. Chi dimostrasse che è attaccata alla Francia, diverrebbe famoso. Dunque non si tratta di una somma di testimonianze, ma di uno stato di fatto osservabile oggi e di una ipotesi robusta: se esistesse un dubbio minimo sull’insularità della Gran Bretagna, la curiosità e il desiderio di fama degli uomini lo dirimerebbero.

Concludo. Gli argomenti esposti tagliano la testa al toro: non li accetta chi non capisce l’approccio logico-sperimentale e invoca visceralmente l’evidenza di certi prodigî. La situazione migliora. Nel numero della Civiltà Cattolica del 2 settembre 1905 un articolista sosteneva che il sangue di San Gennaro contenuto in una boccetta di vetro sigillata all’interno di una scatola d’argento chiusa durante il miracolo cambiava di peso da 987 a 1015 grammi (circa il 2,75%). Il 14 settembre 1905 il quotidiano di Genova Il Lavoro pubblicò una lettera in cui il matematico Giovanni Vacca (mio padre) sfidava i gesuiti a pesare in pubblico quel sangue per constatare se cambiasse o no peso per le loro preghiere. La prova non fu mai fatta. Alcuni credenti risposero vagamente su altri giornali che già certi professori dell’università di Napoli (rivelatisi inesistenti) l’avevano eseguita con successo. I miracoli sembrano tali fin quando non si eseguono controlli.

Cito infine la reliquia conservata in una chiesa in Italia centrale, Questa consiste di 5 grumi del sangue di un martire: ciascuno di essi pesa quanto tutti e 5 insieme! L’informazione era contenuta in un depliant turistico distribuito ai partecipanti a un Congresso dell’Unione Matematica. Era presente il Prof. Carlo Pucci che notò come fosse inopportuno raccontare quella assurdità (facilmente dimostrabile come falsa) proprio ai matematici.

Facciamo notare, dunque, quanto sia inopportuno raccontare assurdità a chicchessia.

L’antisemitismo: perché è il peggiore razzismo?

Accanto alla Sinagoga di Roma c’è una chiesetta ove anticamente gli ebrei del ghetto erano obbligati a sentire sermoni per indottrinarli. Una scritta in latino e in ebraico sopra la porta della chiesa biasima gli ebrei che con la loro caparbietà a non volersi convertire muovono i cristiani a una giusta ira (Expandi manus meas tota die ad - populue incredulum qui graditur - in via non bona post cogitationes suas - populus qui ad iuracundiam provocat me - ante faciem meam semper - Congregatio divina pietas posuit).

Mentre si attende che la scritta venga rimossa e conservata in un museo sul razzismo, troviamo anche su Internet testi diffusi da revisionisti che negano l’Olocausto. Gli eventi che condussero i nazisti a uccidere 6 milioni di ebrei sono ben documentati. Questa negazione è empia e malvagia. Altri antisemiti non negano l’Olocausto, ma lo giustificano.

Io perdo la calma e vedo rosso quando ho sentore di antisemitismo. Perché? La ragione è che rifiuto il punto di vista secondo il quale ci sono due ragioni per cui saremmo giustificati a dire che gli ebrei si lamentano troppo. La prima sarebbe che non sono stati perseguitati più di tanti altri popoli perseguitati, schiavizzati e anche sterminati nel mondo in epoche più o meno recenti, e che si lamentano come se lo fossero. La seconda sarebbe che (almeno tanti fra loro) sono avidi, avari, interessosi e poco umani.

Sulla prima ragione (la più importante): è vero che gli indiani d’America, i neri in Africa e in America e i popoli colonizzati in tutto il mondo sono stati maltrattati orrendamente. Alcune popolazioni sono state completamente sterminate (e di tante si è perso ogni ricordo nell’antichità). È documentato il caso dei Tasmaniani, gli ultimi dei quali furono uccisi o morirono verso il 1869. Si vestivano di pelli. Sapevano solo affumicare le carni, non cuocerle. Di loro non è restato niente. Furono uccisi da coloni anglosassoni anche loro molto primitivi, che ignoravano tutto dei tasmaniani e della stessa civile convivenza. Gli ebrei stessi sono stati perseguitati con i pogrom in Europa orientale, convertiti per forza, cacciati dalla Spagna (nel 1492).

Tutti questi carnefici erano, ancora, gente primitiva - come Romani, Cartaginesi e Aztechi (che facevano sacrifici umani), come i cristiani - spagnoli e italiani - che bruciavano gli eretici in piazza.

Perché, allora, queste crudeltà più antiche sono meno bestiali o più veniali del genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale? Non sostengo che in questo secolo certi crimini non sono più scusabili, mentre erano scusabili molti secoli fa. C’è un argomento ben più forte che si articola in vari punti:

  • lo sterminio è orrendo e inaudito per la sua dimensione: sei milioni di ebrei distrutti con metodi industriali dopo aver cercato di distruggerne la personalità, il carattere, l’anima. (Leggi Se questo è un uomo di Primo Levi per avere una testimonianza diretta, tragica e certo non isterica);
  • la distruzione cieca di molti campioni di umanità di alto valore è empia. Fra gli sterminati c’erano scienziati, artisti, pensatori, rabbini che continuavano una tradizione culturale volta a elevare il pensiero umano. È la tradizione a cui dobbiamo il giorno di riposo settimanale (sconosciuto ai Romani), i ragionamenti legali di tipo talmudico, ripresi anche da Tommaso d’Aquino e dalla psicanalisi [L’unico altro esempio di un simile sacrilegio, con dimensioni analoghe, è dato dalla liquidazione in massa degli avversari e dei dissenzienti da parte del regime di Stalin. A questo mancavano solo le camere a gas e i forni crematori, che sono aggravanti notevoli];
  • i colpevoli del genocidio degli ebrei non erano ex galeotti come in Tasmania, né rozzi pionieri come in USA. Erano statisti e tecnici istruiti: sapevano bene chi e che cosa cercavano di distruggere;
  • i colpevoli del genocidio degli ebrei sono recenti e i loro successori sono ancora fra noi (neonazi, neofascisti, pseudostorici, stranamente francesi, che negano che lo sterminio sia mai esistito). Sono nemici vivi, temibili se dimentichiamo da dove vengono e quali tendenze infernali abbiano.

Per questo minimizzare la strage degli ebrei è atteggiamento che condanno. Mi fa avvampare di ira: e un’alleanza inconscia col male che in questo secolo è stato rappresentato in misura così grande dal fascismo [È stato rappresentato anche dalla mafia, ma quella non la approva nessuno, almeno apertamente]. Combatto questo male estremo e disumano con veemenza maggiore di quella che uso contro altri mali, al confronto minori: incompetenza, furbizia, disonestà intellettuale o finanziaria, favoritismi.

L’altro argomento che tanti ebrei sono avidi, avari, poco umani, vale poco. Certo che è vero. È vero di ogni gruppo umano composto da migliaia di persone. I pareri in merito dipendono dalle esperienze individuali e non si deve generalizzare indebitamente. Forse lo faccio anche io, ma mi è successo di incontrare tanti ebrei di alto valore intellettuale, artistico, scientifico e insieme umano (Primo Levi, Rita Levi Montalcini, Natalia Ginzburg, Bruno Zevi, Alvin Toffler, quello dello Shock del Futuro e tanti altri meno noti). Poi ne ho incontrati di stupidi, maleducati, ignoranti e ce ne saranno di imbroglioni anche se non ne ho conoscenza diretta. Ma la percentuale di quelli buoni mi sembra maggiore che fra i non ebrei.

Comunque questi sono dettagli. Il valore spirituale e umano della tradizione ebraica è alto. Ho scritto varie cose sull’importanza e le derivazioni (morali e civili) del pensiero talmudico. Provare a distruggere i rappresentanti di quella tradizione è orrendo. Le tendenze razziste sono prive di ogni base razionale e si manifestano come un credo - una fede. Abbandonare la ragione - unica nostra arma potente - conduce a conseguire risultati casuali (negativi per la metà) o fini nettamente perversi.