XX Settembre 2010: “Atei silenzio! Parla Bertone”

di Raffaele Carcano

 

Un golpe. Una riscrittura orwelliana della storia. Un caso esemplare di ierocrazia applicata. Scegliete voi la definizione che preferite per quanto accaduto quest’anno a Porta Pia. Potete sceglierle anche tutte e tre, se volete. Io lo farei. Da quando esiste una presenza UAAR a Roma, l’associazione ha sempre partecipato alla commemorazione del XX Settembre.

Da quando vivo a Roma (sei anni) idem, tranne in un’occasione. Mai visti esponente cattolici, davanti alla Breccia. Almeno fino a due anni fa. Nel 2008 si presentò infatti il generale in pensione Antonino Torre, delegato del neo-sindaco Alemanno alla memoria. Alla sua riscrittura, probabilmente. Torre ricordò unicamente i caduti dello Stato Pontificio, citandoli uno per uno e ignorando i bersaglieri morti durante la presa di Roma. Lo scorso anno ecco apparire un’ulteriore avanguardia, l’associazione fondamentalista e revanscista Militia Christi. E quest’anno, infine, il completamento della ri-presa di Porta Pia.

L’occasione era troppo ghiotta: i 140 anni della presa di Roma quale anticipo dei 150 anni dell’Unità d’Italia, conseguita senza la sua futura capitale. Il Vaticano ha chiesto che i festeggiamenti fossero completamente privi di contrapposizioni e Campidoglio (di destra) e Quirinale (di sinistra) hanno accondisceso senza fiatare: via quindi gli storici scomodi, anzi, via la storia stessa. Eventi ufficiali cloroformizzati, una mostra priva di qualunque immagine ritenuta «offensiva», il solito generale Torre che accompagna duecento bersaglieri dal papa a suonare l’inno pontificio, e “memoria” completamente riscritta: il 20 settembre 1870 non rappresenta più la data in cui lo Stato italiano, per unire Roma al paese, dovette dichiarare guerra al papa, e vincerla; ora rappresenta la data “tecnica” in cui Roma è diventata capitale. Cos’era prima — la capitale di un arretratissimo stato ierocratico, che non concedeva alcun diritto ai non cattolici e in cui si decapitavano i patrioti — è meglio che non si sappia.

Di fronte a questo andazzo, l’UAAR ha organizzato una ventina di iniziative in tutta Italia e ha partecipato alla manifestazione “laica” del 19. Già: perché il 20, nessuna associazione anche solo vagamente laica ha avuto il permesso di accedere al monumento: l’ha invece avuto Militia Christi. Era infatti prevista la presenza del segretario dello Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, alle celebrazioni ufficiali presso la Breccia. Nulla di male, in sé: anche le autorità tedesche presenziano alle commemorazioni dello sbarco in Normandia. Ma ammettono che, durante la seconda guerra mondiale, la Germania stava dalla parte sbagliata. Bertone ha invece glorificato la Conciliazione e finanche il «beato pontefice Pio IX», invocando l’assistenza di Dio sui governanti italiani, con i quali può ormai praticare «una vasta collaborazione». Dovremmo quasi ringraziare la Chiesa, perché secondo lui il prestigio della capitale italiana è «mirabilmente accresciuto dall’essere altresì il centro al quale guarda tutta la Chiesa cattolica, anzi l’intera famiglia dei popoli».

Un discorso sfacciato. Che Bertone ha potuto tenere in completa solitudine, perché le autorità civili presenti (Napolitano, Gianni Letta, Polverini, Zingaretti, Alemanno) hanno rinunciato a prendere la parola, lasciando il proscenio al solo esponente vaticano. Il cui intervento si è potuto svolgere senza alcun dissenso solo grazie al silenziamento di ogni tipo di dissenso. Quattro soci UAAR, che si stavano avvicinando alla Breccia con le bandiere non ancora montate sulle aste, sono stati fermati (prima dalla polizia, poi dalla Digos), identificati, schedati, e trattenuti fino al termine del discorso di Bertone per impedire loro di esprimersi. Non solo verbalmente: a creare problema erano le bandiere, erano le parole «atei» e «agnostici» riportate sopra. Il motivo per cui sarebbero state illegali, perlomeno in quell’occasione, non è stato mai fornito: se è vero che il Testo Unico sulla pubblica sicurezza considera «manifestazione sediziosa anche l’esposizione di distintivi di associazioni faziose», è anche vero che era difficile definire «fazioso» chi andava per l’ennesima volta a celebrare il XX Settembre. Di fazioso c’erano semmai Bertone e il suo discorso. Il bello è che non hanno bloccato soltanto noi, ma anche dei giovani dell’IDV e alcuni radicali.

Quanto accaduto mostra quanto avanti sia andata la riscrittura della storia e come l’Italia non possa più ormai definirsi una vera e propria democrazia. Il tutto con il solenne avallo del presidente della Repubblica. L’UAAR, nei giorni seguenti, ha invia to a Napolitano una sua bandiera, chiedendogli le ragioni della censura subita: analoga richiesta è stata formulata alla Questura di Roma. Al momento in cui scrivo non è pervenuta alcuna risposta. Soltanto Il Fatto Quotidiano ha riportato quanto accaduto e soltanto Radio Città Aperta ha dato voce, quel giorno, alle ragioni di chi non crede in Dio, ma crede nel principio di laicità dello Stato, su cui è imperniata la nostra Costituzione. Carta straccia. In Italia la polizia svolge ormai compiti di securitate religiosa, come ben mostrano i rastrellamenti nelle case, i blocchi dei manifestanti, i cartelli di protesta rimossi lungo il percorso della visita di Benedetto XVI a Palermo.

Fuoriusciti di fatto dall’Europa, per i laici italiani l’unica speranza di rientrarvi è la forza del diritto. Alla vigilia di un tripudio di celebrazioni retoriche dell’Unità d’Italia, il più importante aiuto nel fermare il tramonto verso cui sembra irrimediabilmente avviato il paese può venire dalla Corte di Strasburgo sui diritti dell’uomo, chiamata a pronunciarsi sul ricorso UAAR contro la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. Solo un’Europa laica sembra in grado di salvare un’Italia co sì straboccante di baciapile cattolici.

Da L’ATEO 6/2010