Intervista a Paolo di Tarso

di Franco Tommasi

 

Cari Lettori,

Quello che state per leggere è il risultato di una sperimentazione straordinaria. Grazie alle moderne tecniche di OATWT (Ontology Assessment Through Written Text), alcuni ricercatori hanno messo a punto il programma T4 (Tell Thoughts Through Text) [1] che, prendendo in input l’opera omnia di un autore di testi letterari ed altri scritti utili a determinarne il contesto, permette all’utente di intrattenere un dialogo interattivo con lo stesso autore, di attendibilità pari a quella dei testi su cui si basa. Abbiamo avuto il privilegio esclusivo di utilizzare una versione preliminare di tale incredibile risultato delle tecnologie informatiche per provare a porre delle domande a un personaggio chiave della nostra storia: Paolo di Tarso, per molti il fondatore del cristianesimo come oggi lo conosciamo.

Allacciate le cinture perché questa è roba forte: ecco il testo integrale della sessione interattiva al terminale con il programma T4. Un’ultima avvertenza: raccomandiamo ai lettori di ignorare le note in calce di cui il programma ci ha inondato. Abbiamo preferito non rimuoverle, pur consapevoli che esse interessino esclusivamente coloro che (come noi) non si fidano mai di quello che leggono.

 

Starting T4 …

Text feeded: New Testament (koine Greek), Flavius Josephus (koine Greek), Septuaginta (koine Greek), Tanàkh (ancient Hebrew), Dead Sea Scrolls (ancient Hebrew, Aramaic, koine Greek), Nag Hammadi library (Coptic).

Main character: Saul of Tarsus (a.k.a. Paul)

Language: Italian

To change other parameters (willingness to talk, intercultural mediation, emotional tone, etc. press ^K).

Franco: Paolo ci sei?

Paolo: Eccomi, sono Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo ... [2].

F: [^C] Alt! Alt! Aspetta un momento, lascia perdere le presentazioni, so chi sei. Volevo farti solo alcune domande, posso?

P: Va bene. Tu chi sei?

F: Non ha importanza, mi chiamo Franco e sono solo uno che vive quasi 2000 anni dopo di te e cerca di capire come sia andata davvero tra te e il movimento di Gerusalemme ispirato a Gesù. Ho letto la storia raccontata da un testo che si chiama gli “Atti degli Apostoli” ed è molto diversa da quella che si può cogliere tra le righe delle tue lettere alle comunità della Diaspora. Aiutami a capirci qualcosa.

P: 2000 anni? Caspita! E non è ancora venuto il Signore a rapirvi e portarvi tra le nuvole [3]? No, non conosco il testo di cui parli. Che vuoi sapere?

F: Cominciamo da qui: chi sono i “falsi fratelli” [4], i “falsi apostoli” [5], questi “lupi rapaci” [6], questi “cani” [7] di cui parli nelle tue lettere?

P: Dio mio, ci vuol tanto a capirlo? Sono quelli di Giacomo, quelli fissati con la Torah, la circoncisione, ciò che non si deve mangiare e tutte quelle storie. Passavano dalle sinagoghe dove io avevo raccolto adesioni al movimento e, dicendo di essere mandati da Gerusalemme e dai “superapostoli” [8], cercavano di mettermi in cattiva luce, chiamandomi bugiardo e fuori di testa.

F: Già, ho visto che ce l’hai con i “superapostoli”, che poi sarebbero i veri discepoli di Gesù, i fratelli e quelli che lo hanno seguito. Insomma, cosa dicevano e facevano di tanto terribile?

P: Loro dicevano che Gesù era sempre stato fedele alla Torah e che non si era mai sognato di mettere in discussione le cose che un ebreo deve fare per essere ebreo. Dicevano anche che Gesù era il Messia degli ebrei e che, a lui, dei non ebrei non importasse nulla, anzi, che raccomandasse di evitarli [9]. Ma a me, Gesù Cristo ha parlato dal cielo, e mi ha detto tutt’altre cose.

F: Dal cielo? Sono confuso … scusa. Ammetto che, per certe cose, le “visioni” della mente sono più vere di ciò che si vede con gli occhi, ma in questo caso … sei sicuro che loro non conoscessero Gesù meglio di te che non lo hai mai [10] incontrato?

P: Quello che si vede con gli occhi dello spirito è molto più chiaro di quello che si vede con gli occhi del corpo.

F: Sarà come dici tu. Almeno però, ammetterai che la tua religione era soltanto tua e non aveva nulla a che fare con quella della comunità di Gerusalemme (e io credo neanche con quella del loro Gesù).

P: È probabile.

F: Torniamo a quelli che visitavano le comunità della Diaspora parlando male di te. Davvero credi che non fossero mandati da Gerusalemme? Ti sembra possibile che lo facessero di propria iniziativa, contro la volontà del capo, Giacomo, il fratello di Gesù?

P: Be’, l’unica speranza che avevo per continuare a farmi ascoltare, era di dire che lo facessero a titolo personale. Se avessero saputo che l’intera comunità di Gerusalemme mi era contraria, chi avrebbe più preso in considerazione uno che parlava di Gesù dicendo di lui cose che chi lo aveva conosciuto definiva false? È per evitare questo problema che io cercavo il più possibile di parlare del mio Cristo della visione ed evitavo accuratamente di parlare di quello che tutti avevano conosciuto.

F: Ma allora, perché non dicevi semplicemente che il tuo Cristo non aveva niente a che fare con il loro Gesù?

P: Se lo avessi fatto, che interesse avrebbero potuto avere degli ebrei per il mio Cristo? Sia per gli ebrei che per i gentili “timorati di Dio”, i proseliti che frequentavano le sinagoghe, in cosa si sarebbe distinto il mio Cristo da tutti gli altri Soter, i “Salvatori”, da Osiride, Dionisio, Mitra? Sarebbe stato solo l’ennesima divinità che scende sulla terra, soffre e muore per salvare l’umanità e poi risorge portando speranza e gioia. A quel punto uno sarebbe valso l’altro. Era il fatto che fosse il Messia annunciato dalle scritture ebraiche a scaldare gli animi e conquistare le sinagoghe. Della loro “storia” non potevo proprio fare a meno.

F: Certo che dev’essere stato imbarazzante questo dire e non dire, questo continuo fare riferimento a un personaggio reale per poi parlare di quello che ti aveva spedito il vangelo dal cielo [11].

P: Sempre meglio il mio Cristo cosmico che salva tutta l’umanità che ha fede in lui, di un Gesù estremista della Torah [12], xenofobo [13], nazionalista [14] e fanatico [15] come quello che raccontavano loro.

F: Però a quanto pare la cosa ha funzionato. Oggi la tua religione è la più diffusa nel mondo e la loro … be’, qualcuno direbbe che è stata cancellata dalla storia, ma secondo altri, sotto sotto, è alla base di quella che viene subito dopo come numero di adepti.

P: Davvero ha funzionato? Ma guarda, chi l’avrebbe detto. Allora è stata davvero opera di Cristo ...

F: Non del tutto, ha avuto qualche aiutino da persone importanti che hanno trovato conveniente dargli una mano. Ma lasciamo perdere: mi spieghi perché gli Atti cercano di nascondere l’importanza della figura di Giacomo?

P: Di nuovo con questi Atti … ma che diavolo è?

F: È una storia delle origini del vostro movimento raccontata una quarantina di anni dopo la tua morte e, soprattutto, dopo la guerra coi romani.

P: Guerra? Senti senti, avevano ragione a dire che sarebbe andata a finire così … che pazzi incoscienti! Guarda, io questi “Atti” non li conosco ma non è difficile capire perché questo scritto cerca di nascondere l’importanza di Giacomo. Lui era fedele a un Gesù che era tutto il contrario di quello che predicavo io e, se mi dici che il mio Cristo ha vinto, è chiaro che meno si parla di Giacomo e meglio è.

F: Già, ma forse era troppo importante e noto per cancellarlo completamente … Comincio ad avere una mezza idea sul motivo per cui i cristiani venuti dopo di te non ci hanno fatto arrivare nessuna testimonianza degli autori non cristiani su Gesù … ma lasciamo perdere, parlami un po’ di Giacomo.

P: Uhm, che vuoi che ti dica: una testa di rapa di ebreo ortodosso, fanatico e xenofobo come quegli altri matti che si erano ritirati in quella specie di convento vicino al Mare del Sale. Non solo era un ebreo ortodosso, che già basterebbe. Era pure nazireo, ti rendi conto di cosa vuol dire?

F: Be’ sì, lo so dal libro dei Numeri [16]. Ma scusa Paolo, tu che non sei [colpo di tosse falso] un fanatico, dimmi, non eravate tutti nazirei [17]?

P: Non mi ci fare pensare: tutti fissati, non bevevano alcolici [18], non si rasavano [19], non seppellivano i loro morti [20] e tutte queste idee fisse. Io li trovavo ridicoli e insopportabili.

F: Capisco. Però il Sommo Sacerdote chiamava nazireo pure te [21].

P: Che ne sapevano delle nostre dispute interne? Per loro eravamo tutti la stessa cosa.

F: Ma non avevi fatto anche tu un voto di nazireato [22]?

P: Senti, all’inizio mi avevano quasi convinto, e poi non se ne poteva fare a meno. Per stare con loro bisognava farlo. Per il resto, ricorda che per me tutta quella roba, e non solo il nazireato, è spazzatura [23].

F: Tu descrivi Giacomo come un ebreo integralista ma gli Atti dicono che Giacomo decise di non imporre la circoncisione ai non ebrei che volevano farsi cristiani e di chiedere loro di astenersi dalle carni sacrificate agli idoli [24].

P: Senti, fammi un favore: buttali via questi Atti! Devono essere un cumulo di panzane. Ma, se veramente avesse detto queste cose, chi li avrebbe mandati [25] quelli che andavano dai galati a dirgli che erano obbligati a circoncidersi [26]? Come puoi pensare che lo facessero di testa loro? Ti pare che avrei scritto ai galati implorandoli di non farsi circoncidere [27]? Ti pare che avrei scritto ai corinzi di mangiare qualsiasi cosa si trovasse al mercato [28]? Che necessità avrei avuto di dire che chi seguiva la Legge sarebbe stato maledetto [29]? E ti pare che avrei mandato gli inviati da Gerusalemme a farselo tagliare [30] (sì, hai capito bene, parlavo proprio di quello)?

F: Già, bella la lettera ai galati, lì ti sei proprio superato. Hai preso un verso della Bibbia che diceva una cosa e gli hai fatto dire tutto il contrario [31].

P: Sai, una nostra tradizione dice che dove ci sono due ebrei ci sono tre interpretazioni della Torah e dove ce ne sono tre, le interpretazioni salgono a cinque. Figurati che problema poteva essere per me che mi sono formato alla scuola di Gamaliele [32] far dire alla Torah quello che mi serviva.

F: Ci credo, ma usare l’autorità della Torah per abrogare la Torah mi sembra veramente un capolavoro.

P: Ricordati quello che ho scritto: mi sono fatto giudeo con i giudei, greco con i greci, per guadagnarne il maggior numero [33]. Insomma, ero disposto a fare qualsiasi cosa.

F: Complimenti. Ma tu, scusami, non avresti dovuto rivolgerti solo ai gentili? Non hai scritto di essere l’apostolo del prepuzio [34]? Tra l’altro ti confesso che la cosa mi ha fatto proprio ridere …

P: C’è poco da ridere, noi ci esprimevamo così. Comunque, sappi che ciò che ho scritto era quello che mi piaceva immaginare. Ma nessuno da Gerusalemme mi aveva riconosciuto questo privilegio. Se no, mi spieghi com’è che da Gerusalemme mandavano di continuo in giro per tutto il Mediterraneo degli inviati a disfare quello che io costruivo, a smentirmi e a correggermi [35]?

F: Effettivamente … Si può sapere come ti è venuta in mente l’idea di un Messia che venisse per salvare tutta l’umanità? L’idea di un Messia ebraico che salvasse … i non ebrei?

P: Come ti ho detto, al mio tempo, dalle mie parti, era tutto un pullulare di salvatori, di Soter, come dicevano tutti in greco. Io sono ebreo ma, si poteva davvero concepire seriamente che Dio mandasse un Messia, destinato a salvare soltanto i membri di un piccolissimo popolo dell’impero, sconosciuto a tutti e collocato alla sua estrema periferia? Io, sinceramente, di raccontare in giro una cosa del genere mi vergognavo. Una cosa così stupida e fanatica. Per non dire razzista e xenofoba. Se proprio Dio voleva mandare qualcuno, chiaramente lo doveva mandare per tutti. E magari non pretendere che per essere salvati occorresse intervenire sul pene e non mangiare i molluschi. E ti assicuro che queste “facilitazioni” rendevano il mio Cristo molto più popolare del loro Gesù, almeno tra i gentili.

F: Anche qui non posso darti torto. Certo che per far piacere Gesù ai popoli dell’Impero, ti sei spinto parecchio in là. La storia di Gesù che offre ai commensali il calice col suo sangue [36] … come hai fatto a fargliela … bere?

P: A dire la verità gli ebrei inorridivano quando la sentivano [37] (infatti a loro evitavo di raccontarla) ma ai corinzi piaceva un sacco. Gli ricordava il taurobolio, il pasto mitraico [38], le fustigazioni dei seguaci di Attis, Dionisio sbranato. Insomma nell’Impero l’idea di “bere” il sangue di un dio era molto popolare [39].

F: Che dirti? Certo che non è poi tanto strano che quelli rimasti legati alla Torah abbiano tentato di linciarti. Ci racconti come è andata? Giacomo voleva davvero farti fuori?

P: Mah, secondo me, dopo che mi ha detto “vai al Tempio e paga per la purificazione e lo scioglimento del voto dei nostri quattro” fratelli [40], di questi cristiani nazirei insomma, non poteva non immaginare che il mio affacciarmi dalle parti del Tempio avrebbe causato un putiferio, visto che era stato lui stesso a riferirmi le voci che giravano su di me tra i cristiani, cioè che io andassi in giro cercando di convincere i giudei a non circoncidersi [41]. Quindi, secondo me, mi ha mandato al macello.

F: D’altra parte, non si può neanche dire che le voci fossero infondate. Insomma, è vero o non è vero che dicevi in giro di non circoncidersi [42], di mangiare qualsiasi cosa che si trovasse al mercato [43] dimenticando la “kasherut”?

P: Si, lo ammetto.

F: Ma allora, se sapevi che ti stava intrappolando, perché sei andato a parlare con lui?

P: La fai facile tu. Se non ci andavo mi buttavano fuori dal movimento. E io cosa sarei andato poi a raccontare alle sinagoghe in giro per il Mediterraneo? Vi racconto un Cristo che ha tutta un’altra storia da quella che vi raccontano da Gerusalemme? Chi mi avrebbe creduto? È chiaro che l’unico modo che avevo di andare avanti era quello di far credere che da Gerusalemme mi dessero la benedizione e che quelli che andavano in giro a screditarmi lo facessero di loro iniziativa. L’unica era fare buon viso a cattivo gioco e sperare di cavarsela in qualche modo.

F: E non ti pesava fare questo doppio gioco?

P: Di nuovo me lo chiedi? Mi sembra di averlo detto chiaramente: sono stato disposto a fare qualsiasi cosa pur di guadagnare anime a Cristo. Mi sono finto tutto con tutti [44].

F: In definitiva, non avevano poi tanto torto a chiamarti bugiardo. Adesso capisco perché non fai altro che scrivere “vi giuro che non mento” [45]. Ho sempre pensato che se tu non avessi avuto una certa reputazione non avresti avuto tanto bisogno di mettere le mani avanti.

P: Sarà come dici tu. Ma ti assicuro che io non provavo alcun rimorso nell’ingannare i giudei, che io considero nemici del genere umano e di Dio [46].

F: Mi spiace ma su questo non siamo d’accordo. Paolo, una cosa me la devi dire prima di lasciarci: cosa era questa famosa “spina nella carne” [47]? Era l’epilessia, l’omosessualità, una nevrosi che di tanto in tanto di faceva diventare cieco? Cos’altro? Dimmelo, non sto nella pelle per saperlo.

P: Be’, vedi, tu hai tutti gli elementi per saperlo, non ho forse detto … non è forse scritto …

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Note

[1] Pantaleo Zemata, Tell Thoughts Through Text: how computers can read thoughts, Ettinvriski, 2015.

[2] Rom 1:1-2.

[3] 1Tes 4:16-17.

[4] Gal 2:4, 2Cor 11:26.

[5] 2Cor 11:13.

[6] At 20:29.

[7] Fil 3:2.

[8] 2Cor 11:5.

[9] Mt 10:5.

[10] http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2008/documents/hf…

[11] Gal 1:11-12.

[12] Mt 5:18.

[13] Mt 10:5.

[14] Lc 24:21.

[15] Gv 2:17.

[16] Nm 6.

[17] At 24:5, At 21:23.

[18] Nm 6:3, Mc 14:25, Lc 1:14.

[19] Nm 6:5, Eusebio, Storia ecclesiastica II, 23:4-18.

[20] Nm 6:6-7, Mt 8:22.

[21] At 24:5.

[22] At 8:18.

[23] Fil 3:8.

[24] At 15:19-20.

[25] Gal 2:12.

[26] Gal 5:1-2.

[27] Gal 5:2-3.

[28] 1Cor 10:25, 1Cor 8:4-8.

[29] Gal 3:10.

[30] Gal 5:12.

[31] Dt 27:26, Gal 3:10.

[32] At 22:3.

[33] 1Cor 9:19-21.

[34] Gal 2:7. Solitamente viene tradotto “il vangelo dei non circoncisi” ma è alla lettera “il vangelo del prepuzio”.

[35] Gal 1:6-7, Gal 2:12, Gal 3:1.

[36] 1Cor 11:25.

[37] Lv 3:17, Lv 7:27, Lv 17:12, Lv 17:14, Lv 19:26, Dt 12:23, Dt 15:23.

[38] Giustino Martire, Prima Apologia, LXVI, 4.

[39] Cicerone, De Natura Deorum, III, 41.

[40] At 21:24-26.

[41] At 21:21.

[42] Gal 5:2-3.

[43] 1Cor 10:25, 1Cor 8:4-8.

[44] 1Cor 9:19-21.

[45] Ro 9:1, 2Cor 11:31, Gal 1:20, 1Tm 2:7.

[46] 1Tes 2:15.

[47] 2Cor 12:7.

 

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Franco Tommasi è nato a Calimera (Lecce) nel 1957. È professore associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento e docente al Master Internazionale Euromachs “European Heritage, Digital Media and the Information Society”. Cultore di storia delle origini del cristianesimo, ha conseguito un diploma di Master in Studi storico-religiosi presso L’Orientale di Napoli.